Pensieri & Aforismi

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  1. mauricello
     
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    "Non dovete credere nella forza delle tradizioni, anche se sono tenute in grande considerazione per molte generazioni e in molti luoghi; non credete in una cosa semplicemente perché molti ne parlano; non credete basandovi unicamente sulle affermazioni degli antichi saggi; non credete nelle cose che vi siete immaginati pensando che fosse un dio ad ispirarvi; non credete in nulla che si basi solo sull'autorità dei vostri maestri o dei preti. Dopo averle attentamente esaminate, credete soltanto alle cose che avete sperimentato e trovato ragionevoli, alle cose che faranno il vostro bene e quello degli altri".

    Shakyamuni- "KALAMA SUTTA"

    Edited by warmbeer - 11/12/2016, 17:11
     
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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    Grazie!
    https://buddhismo.forumfree.it/?t=66659137
     
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  3. mauricello
     
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    Fantastico.
    Grazie a te
     
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  4. mauricello
     
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    "E' normale per voi, o Kalama, di dubitare e di essere incerti; l'incertezza si è alzata in voi a proposito di ciò che è dubbio. Andate, Kalama. Non vi fidate di ciò che è stato acquisito per averlo sentito in modo ripetuto; né a causa della tradizione; né a causa della voce; né per il fatto che ciò si trova in una scrittura; né a causa di una supposizione; né a causa di un assioma; né a causa di un ragionamento speciale; né di un partito preso in favore di una nozione alla quale si è potuto riflettere; né a causa dell'apparente abilità di qualcun altro; né a causa della considerazione 'Il monaco è il nostro maestro'. O Kalama, quando sapete da voi stessi: 'Queste cose sono cattive; queste cose sono biasimevoli; queste cose sono condannate dai saggi; se le si intraprendono e se le si osservano, queste cose conducono al danno ed alla disgrazia', abbandonatele."

    www.canonepali.net/an/an_3/an3-65.htm
     
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  5. mauricello
     
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    CITAZIONE (mauricello @ 12/12/2016, 06:48) 
    "E' normale per voi, o Kalama, di dubitare e di essere incerti; l'incertezza si è alzata in voi a proposito di ciò che è dubbio. Andate, Kalama. Non vi fidate di ciò che è stato acquisito per averlo sentito in modo ripetuto; né a causa della tradizione; né a causa della voce; né per il fatto che ciò si trova in una scrittura; né a causa di una supposizione; né a causa di un assioma; né a causa di un ragionamento speciale; né di un partito preso in favore di una nozione alla quale si è potuto riflettere; né a causa dell'apparente abilità di qualcun altro; né a causa della considerazione 'Il monaco è il nostro maestro'. O Kalama, quando sapete da voi stessi: 'Queste cose sono cattive; queste cose sono biasimevoli; queste cose sono condannate dai saggi; se le si intraprendono e se le si osservano, queste cose conducono al danno ed alla disgrazia', abbandonatele."

    www.canonepali.net/an/an_3/an3-65.htm

    Urge rinfrescarsi la memoria.
     
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    Poiché esisto senza sapere come mai - che ne è di me?

    Poiché neppure potevo essere interpellato sulla mia disponibilità ad esistere senza già esistere - che ne è di me?

    Poiché un mio creatore stesso si troverebbe giocoforza esistente al di là di del suo volere - che ne è di me?

    Poiché mi ritrovo proprio così e non in altro modo senza poterne essere responsabile - che ne è di me?

    Poiché esperisco proprio come sono costretto ad esperire - che ne è di me?

    Poiché il mondo, e l'io in esso, è come l'ho trovato - che ne è di me?

    Poiché vivo a posteriori, ovvero colgo quel che penso, sento e faccio solo quando ciò è già apparso - senza eccezione alcuna - che ne è di me?

    Se la libera scelta e la libera decisione non esistono - se sono solo fate morgane; e in effetti lo sono - che ne è di me?

    Se prendo coscienza di quanto penso, sento e faccio solo dopo che è accaduto - neppure il grado di lucidità del prenderne coscienza dipendendo da me - che ne è di me?

    Se neppure di risuonare adeguatamente a tali radicali domande dipende da me - che ne è di me?

    Se anche di esistere quale "io" non dipende da me

    - che ne è di.. ?

    .....

    Una buona domanda vale più di qualsiasi risposta.

    Buon tarlo.
    .....

    Franco Bertossa (maestro contemporaneo di meditazione di orientamento buddhista)
     
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  7. sukkiri
     
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    Potrei riempire pagine
    con i nomi di Dio
    eppure avrei appena iniziato: il primo tocco di penna
    sulla prima lettera.
    Ma di tutti i nomi di Dei, Dee e deità,
    il Dio di cui scrivo,
    il Dio grazie cui vivo,
    dal quale sono amato,
    il mio favorito
    sei tu.


    (Tykal)
     
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    Il Maestro chiese a un monaco :"Stai leggendo il Sutra del diamante?".
    Il monaco rispose : "si".
    Citando il testo, il Maestro disse:

    Tutti gli oggetti (Dharma) sono non oggetti; proprio ciò è chiamato "tutti gli oggetti".

    Quindi alzò il ventaglio e disse: "tu lo chiami ventaglio. Questo è un concetto. Io lo alzo...ma dove sta? Che cosa c'è di buono nell'essere sopraffatti dal mattino alla sera dai pensieri illusori?".

    Yunmen
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 21/4/2021, 07:37) 
    :bow:

    Warm l'ho tratta dal libro "il Maestro zen Yunmen" ne hai parlato in una discussione... e che ho comperato...
    Ti ringrazio 🙇 per averlo indicato...
    Lo scrivo qui perché non ricordo in quale discussione fosse...🤔😀
     
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    CITAZIONE (Loredana Sansavini @ 21/4/2021, 08:53) 
    Lo scrivo qui perché non ricordo in quale discussione fosse...🤔😀

    https://buddhismo.forumfree.it/?t=78415058 ;)
     
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  12. sukkiri
     
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    “ Gli uomini ammucchiano conoscenze,
    ma io penso che il fine ultimo sia di poter sentire
    il suono della valle e guardare il colore della montagna.”


    (Kodo Sawaki Roshi)
     
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    I Cinque Gradi dello Zen di Tozan (Tung shan)

    SHO-CHU-CHEN:

    L’Apparente nel Reale
    Alla terza veglia della notte
    Prima che la luna appaia
    (Prima dello stranimento)

    Nessuna meraviglia allorché ci incontriamo
    Non c’è riconoscimento!
    (Incontriamo il nostro essere, ma non ci incontriamo nello stacco, nella Differenza)

    Ancora preziosa nel mio cuore
    è la bellezza dei giorni trascorsi.
    (La malinconia offusca la visione, ci si sente umani e basta)

    HEN-CHU-SHO:
    Il Reale nell’Apparente

    Una vecchia assonnata
    Incontra se stessa in uno specchio
    (Proveniente dal profondo della non-mente)

    Vede chiaramente una faccia
    Ma non le pare per niente la sua
    (Lampi di sconoscimento)

    Peccato, con una testa confusa
    Ha cercato di riconoscere il suo riflesso.
    (Non ha né mezzi né lucidità per decifrare il significato dello stranimento)

    SHO-CHU-RAI:
    L’arrivo da dentro il Reale

    Nel niente c’è una via
    Che conduce via dalla polvere del mondo
    (Il niente che comincia a dire e rivelare l'essere è la via per uscire dal samsara)

    Anche se tu osservi il taboo
    (... se non osi dirtelo per non essere presuntuoso)
    Sul presente nome dell’imperatore,
    (Il tuo attuale Maestro)

    Sorpasserai quell’eloquente dei tempi passati
    (Buddha)
    Che mise a tacere ogni lingua.

    HEN-CHU-SHI:
    L’arrivo alla mutua integrazione

    Quando due lame si incrociano
    Non serve arretrare
    (Ora si è in gioco, è il momento di fronteggiare la vacuità senza timori)

    Il maestro di spada
    (Il vero maestro, il tathagata che “tu” sei)
    È simile a loto che sboccia nel fuoco
    (Dove pare di perdersi, ecco il loto della verità)

    Un tale uomo ha dentro e fuori di sé
    Uno spirito che si impenna fino al cielo
    (… un tale uomo…)

    HEN-CHU-TO:
    Unità conseguita
    (perfetta Differenza, direi)

    Chi osa eguagliarlo?
    Chi lo seguirà?
    Cadiamo in né essere né non essere!
    (Dove sono?? La luce dell’”e -e”, la Prajna, “Forma: proprio vuoto; vuoto: proprio forma”, il Chiaro è Oscuro, l’Oscuro è Chiaro)

    Ogni uomo vuole abbandonare
    La vita ordinaria corrente,
    (Si pratica per uscire dal samsara)

    Ma lui, dopo tutto, ritorna
    A sedere tra braci e ceneri.
    (Questa è già liberazione.
    Questo non è ‘vita’)

    ...

    Commenti, tra parentesi, del Maestro di meditazione di orientamento buddhista Franco Bertossa
     
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    COME IL SŌZU GENPIN LASCIO' IL MONDO E SCOMPARVE

    Molto tempo fa ci fu un uomo chiamato Genpin sōsōzu. Era un monaco dello Yamashinadera, tenuto in altissima considerazione per la sua cultura. Tuttavia dal profondo del cuore detestava il mondo, e nemmeno amava i contatti all'interno del tempio. Si costruì con le sue mani una modesta capanna di erbe sulle sponde del fiume Miwa, e là viveva nel nascondimento.
    Al tempo dell'imperatore Kanmu questo fatto si riseppe a corte, ed egli fu perentoria-mente chiamato alla capitale: non potendo in alcun modo rifiutare, riluttante vi andò.
    Tuttavia probabilmente si sentiva ancor più a disagio, e quando l'imperatore di Nara gli conferì la carica di daisōzu, presentò il suo rifiuto con una poe-sia che diceva:

    "Le maniche della mia veste
    che ho sciacquato
    nella pura corrente del fiume Miwa, non sia mai
    che io di nuovo le insudici"

    Più o meno in quel periodo, all'insaputa persino dei suoi discepoli e dei suoi inservienti, scomparve non si sa dove. Per quanto si facessero ricerche in ogni possibile luogo, fu tutto inutile. I giorni trascorsero, ma inutilmente: e lo piansero assai non solo quelli che gli vivevano vicino, ma anche tutta quanta la gente.
    Passati poi alcuni anni, un uomo che era stato suo discepolo si recava per affari nella regione dello Hokurikudō .
    Ad un certo punto lungo la strada vi era un grande fiume. Dopo avere atteso il traghetto, al momento di salire a bordo guardò il barcaiolo: aveva l'aspetto di un vecchio monaco, ma con i capelli così lunghi che si potevano tutti raccogliere insieme, e con indosso un sudicio abito di canapa.
    Osservando il suo strano aspetto, vi trovò qualcosa che gli tor-nava familiare, e mentre si sforzava di ricordare a chi mai assomigliasse, lo riconobbe: era il sōzu scomparso, di cui per anni era stato discepolo. Guardò meglio caso mai avesse preso un abbaglio, ma non c'era possibilità di dubbio. Trattenendo le lacrime che prorompevano per l'improvvisa emozione, mantenne un'eppressione normale; gli sembrò che anche l'altro lo avesse riconosciuto, e che intenzionalmente evitasse il suo sguardo.
    Avrebbe voluto correre da lui, domandargli il perché mai di tutto questo, ma c'era una gran folla, e la cosa sarebbe apparsa piuttosto strana. Perciò passò oltre ripromettendosi, in occasione del viaggio di ritorno, di andarlo a trovare, magari di notte, nella sua abitazione, e di parlare con calma con lui. Ma sulla via del ritorno giunto al luogo del traghetto vide che c'era un altro traghettatore.
    Sull'istante sentì la vista annebiarsi e il respiro mancargli; e quando volle informarsi nei particolari gli fu detto: "Sì, c'era un monaco come dite voi. Per anni è stato traghettatore qui, ma non come i soliti buoni a nulla: purificava continuamente il suo cuore e non faceva altro che recitare il nenbutsu.
    Non usava chiedere regolarmente il prezzo del passaggio, e non mostrava di desiderare nient'altro se non il cibo necessario giorno per giorno; perciò tutti lo avevano assai caro.
    Chissà mai cosa sarà successo: qualche tempo fa è scomparso e non si è più visto, e dove sia andato non si sa". A questa risposta fu pieno di tristezza e di sconforto. Calcolò i mesi ed i giorni: corrispondevano esattamente al tempo in cui lo aveva incontrato.
    E' evidente che se ne era andato ancora una volta, pensando che la sua identità era stata scoperta.
    Si dice che questo episodio si trovi scritto anche in un racconto (monogatari); io qui mi sono limitato a metterlo per iscritto nella narrazione approssimativa che me ne è stata fatta. Si dice anche che sia di Genpin questa poesia del Kokin Wakashū

    "La sagoma dello spaventapasseri (= del sōzu)
    di guardia alle risaie sui monti
    come è patetica!
    Ora che l'autunno è terminato
    non c'è nessuno che venga a fargli visita".

    Poiché egli ha vagato qua e là come le nuvole e il vento, forse c'è stato anche un momento in cui avrà fatto il guardiano dei campi.
    In tempi recenti c'è stato un uomo noto come il sōzu Dōken del Mii-dera.
    Dopo aver letto quel racconto, commosso fino alle lacrime, disse: "
    Fare il traghettatore è davvero una via per attraversare incontaminati questo mondo!". E allestì una barca per il lago Biwa; o meglio, questo fu solo un progetto, e la barca andò in rovina senza essere utilizzata sulla riva del fiume a Ishiyama: tuttavia nobile e degna è l'aspirazione che egli aveva espresso.

    da: Hosshinshū di Kamo no chōmei (1153-1216)
     
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  15. sukkiri
     
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    Da quando ho abbandonato il mondo e abbracciato la vita religiosa, non conosco più odio né paura verso gli altri. Ho affidato i miei giorni al destino e se non mi preoccupo di farli durare più a lungo, nemmeno voglio accorciarli. Guardo a me stesso come a una nube che fluttua nel cielo: non vi faccio affidamento, pure non c’è nulla di cui essa mi faccia sentire la mancanza. La felicità della mia vita sta intera nel guanciale su cui schiaccio un sonnellino, solo desiderio mi resta quello di contemplare le bellezze del paesaggio al passare delle stagioni. (Kamo no Chōmei - Hojoki)

    Cara Loredana grazie: Kamo no Chomei ci regala squarci di dharma puro e poesia immortale.
     
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34 replies since 11/12/2016, 16:33   423 views
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