Cos'è la pratica per il Soto Zen

Shinshu Roberts

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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    Il video è in inglese
    Ho cercato di tradurre quanto espresso nel video, ho tentato di mantenere il senso di quello che veniva detto nel modo che veniva detto, al meglio che riuscivo, senza aggiunte o modifiche
    Per favore indicatemi gli errori e le imprecisioni.



    CITAZIONE
    Vorrei incoraggiare tutti coloro che hanno il video spento ad accenderlo. Perché sarebbe molto bello per me potervi vedere, ma se non volete farlo va bene lo stesso.
    Stamattina parlerò di cosa sia la pratica.
    Dopo l'incontro con uno studente, l'altro giorno, mi sono chiesta se le persone avessero capito o avessero compreso come funziona la nostra pratica, [la pratica nello] Zen Soto.
    Giovedì sera stavo tenendo una lezione al San Francisco Zen Center, e Eileen è in quella classe, e mi ha fatto questa domanda.
    Mi ha chiesto che cos'è la pratica, e ho pensato che forse questo sarebbe stato un buon momento per parlare di che cos'è la pratica dello Zen Soto.
    Voglio quindi parlare della mia concezione della pratica dello Zen Soto nella speranza di chiarire, per voi e per gli altri, che cos'è la pratica vera e propria, e poi la questione più ampia di questo, che cos'è la pratica del Bodhisattva. Perché la pratica del Bodhisattva e la pratica dello Zen Soto sono la stessa cosa.Però per il fatto che ci sono diverse scuole di buddismo che praticano la pratica buddista, per cui in questo senso non è necessariamente la stessa cosa, lo stesso sentiero, lo stesso modo di capire come ci si arriva.
    Quindi, direi che la pratica è molto ampia e generalmente si divide in due categorie. Una è la pratica formale, che facciamo, e l'altra è il modo in cui pratichiamo nella nostra vita quotidiana. Le due cose sono intrecciate l'una con l'altra ... la stessa cosa.
    Quindi la forma centrale, se vogliamo, dello Zen Soto è il modo in cui ci impegniamo nella pratica formale, che sarebbe: lo Zazen, la cerimonia, l'assunzione dei precetti, la pratica del lavoro, tutte le cose che facciamo insieme nello Zendo.
    Prima di tutto, un aspetto molto importante, e credo che per Dogen sia forse l'aspetto più fondamentale della pratica dello Zen Soto, è lo Zazen seduto.
    Zazen è una connessione diretta con la mente, o la filosofia, se volete, dello Zen Soto. La prima cosa da fare è essere pienamente presenti, e rendere possibile la nostra capacità di sperimentare questo.
    Questo è un aspetto dello Zazen, un secondo è la nostra connessione e funzione con tutti gli esseri nel manifestare il mondo: questo è un altro aspetto dello Zazen.
    Che si traduce nella saggezza del Bodhisattva e nella pratica della compassione, e questo è il terzo aspetto.
    Quindi voglio parlare un po', nel corso della lezione, di come questo aspetto si manifesti attraverso la nostra attività, nella pratica formale.
    Così ShikanTaza, solo sedere, Zazen, ci connette direttamente con il nostro mondo.
    Esso si presenta a noi, e noi ci presentiamo ad esso, proprio in questo momento.
    Questo aspetto è nel Genjō Kōan, diciamo di percorrere la foresta dell'illusione per far sì che miriadi di cose ci vengano incontro come realizzazione.
    Questo è essenzialmente ciò che accade in Zazen, permettere alle miriadi di cose di venire avanti e incontrarci
    Ecco perché lo diciamo, e in un certo senso non si può forzare, non si può intellettualizzare, non si può dire: "Ora farò in modo che una miriade di cose mi vengano incontro mentre sono seduto in Zazen".
    Non funziona così
    Ma in questo modo ci sediamo nel bel mezzo di quell'esperienza, in qualsiasi momento
    Cosi, poiché non è un'attività intellettuale e non possiamo forzarla in una forma che non è, diciamo
    "Zazen", "lascia che Zazen faccia Zazen", "lascia che Zazen faccia Zazen", "lasciare che il sé dimori su di sè", questo tipo di linguaggio
    In modo da catturare questo aspetto non-duale di tutto il nostro mondo che pratica con noi, se lo lasciamo fare, se lo lasciamo accadere
    Per questo motivo cerchiamo di evitare che le nostre idee su ciò che pensiamo di dover fare si intromettano in ciò che stiamo effettivamente facendo.
    Così io e Jakku andiamo al supermercato, andiamo a New Leaf e a volte non incontriamo nessuno di voi, mentre a volte troviano uno studente che non abbiamo visto per un po' nello zendo, qualcuno che è venuto per un po' e poi se n'è andato. Lui viene e ci dice, al supermercato, che non riesce a fare Zazen, pensa troppo, non riesce a fare Zazen perché sta pensando.
    E naturalmente noi rispondiamo sempre con gentilezza: ma la realtà è che il pensiero non è un impedimento, il pensiero non è un impedimento, il pensiero non è un impedimento a sedersi a Zazen.
    Uchiyama Rōshi dice che "il pensiero è la secrezione della mente", è quello che fa la nostra mente.
    Ok, allora torniamo a questo e guardiamo le istruzioni di Dogen per lo Zazen, che egli tratta nel Fukan Zazengi, ovvero le istruzioni universalmente raccomandate per lo Zazen.
    Per prima cosa sottolinea che i Buddha e gli antenati siedono a Zazen
    Quindi chiede: "Come possiamo oggi fare a meno di questa pratica incondizionata di sedersi in Zazen?"
    Da questo sappiamo che la pratica dello Zen Soto include il sedersi in Zazen, e include lo stare sulle spalle dei praticanti che ci hanno preceduto.
    Questo è molto importante: è una pratica basata sul lignaggio: abbiamo fede nel lignaggio di queste attività spirituali dei nostri predecessori, seguiamo le loro orme, stiamo sulle loro spalle, guardiamo alla loro pratica come guida per la nostra.
    Guardiamo a Dogen, giusto? Non parliamo molto di Keizan, anche lui è una figura estremamente importante nello Zen Soto giapponese, Keizan ha in un certo senso fatto conoscere lo Zen Soto, ma, ammettiamolo, non era un bravo scrittore come Dogen.
    Negli Stati Uniti abbiamo una specie di culto per Dogen - qui un piccolo culto per Dogen - cosa che credo non piaccia molto ai giapponesi, che gradirebbero se prestassimo un po' più di attenzione a Keizan, ma in ogni caso ...
    Riferirsi a questo insegnamento di Dogen comporta il fare questa pratica specifica di Zazen, ma tutte queste pratiche non sono fatte per ottenere qualcosa.
    Perché questa è la pratica dei Buddha
    Dogen dice che questo è il comportamento degno di un Buddha: sedersi in Zazen, e fare tutte queste altre cose che facciamo
    Per questo che Suzuki Roshi ha detto "Zazen non serve a niente"
    Quindi questo detto "Zazen non serve a niente" vuole incoraggiarci ad abbandonare le nostre idee sulla pratica, e a fare semplicemente l'attività
    Non pensare di ottenere qualcosa dalla seduta di Zazen
    Dogen dice: "Non preoccupatevi di essere abbastanza intelligenti per poter fare questo, o di pensare troppo a come sedersi in Zazen: fatelo e basta, e vedete cosa succede".
    Questa è una parte fondamentale della nostra pratica: farsi avanti e praticare, non importa, è una delle cose più belle, stavo per dire la gioia, ma a volte non è proprio una gioia, è una delle cose più belle dell'andare a fare un periodo di pratica, un periodo di pratica monastica, in cui non si fa altro che alzarsi al mattino, andare a Zazen, si potrebbe stare a letto, ma poi il pensiero viene alla porta, bussa alla porta e dice "oh, sei malato".
    oppure "ti porto la colazione, poverino, sei malato" e tu dici "non ora, furbastro".
    Quindi c'è questo modo in cui è questa pratica di farsi avanti, di farsi avanti, di farsi avanti, di farsi avanti e di continuare a praticare.
    quindi non si tratta di pensare
    non si tratta di una sorta di sistema filosofico che si sta cercando di elaborare
    non si tratta di un obiettivo, è solo andare, e farlo
    e Dogen dice:
    "Dovremmo sederci in un ambiente tranquillo
    essere moderati nel mangiare e nel bere
    e mettere da parte tutti i nostri affari
    mentre siamo seduti in Zazen
    non giudicare la propria attività
    non cercare di essere un Buddha
    quindi vai e basta,
    sii lì, e basta".
    Poi ci ha detto / ci ha dato istruzioni su come dobbiamo fare, su come sediamo fisicamente. Credo che l'aspetto più importante delle sue istruzioni sia che la nostra colonna vertebrale sia dritta, che siamo eretti, in qualche modo. Forse avete un problema fisico, ed eretti significa sdraiati, e la vostra colonna vertebrale è il più dritta possibile.
    In questo modo si può pensare che esista un flusso di energia, che non si blocchi il flusso di energia.
    Una istruzione di Zazen è quella di mettere la lingua sul palato, e c'è questo piccolo osso qui nella gola, che si chiude quando lo si fa.
    é un ossicino libero, che si sposta dalla sua posizione e, dal punto di vista energetico, fa sì che il flusso dell'energia attraversi il corpo.
    Mettiamo le mani in un mudra che crea questo flusso di energia, un'energia senza ostacoli.
    Ecco quindi che il sedersi in posizione eretta è una metafora, ma anche una struttura fisica, e permettiamo all'energia, alla nostra energia e all'energia dell'universo, di fluire attraverso il nostro corpo.
    Ma non lo forziamo, non cerchiamo di farlo, ci mettiamo semplicemente in quel posto, per permettere che accada.
    Poi Dogen si rivolge alla nostra mente e dice - sto parafrasando - che l'obiettivo non è smettere di pensare, né di pensare.
    Alcuni di noi provengono da tradizioni o hanno letto libri che spiegano come si debba smettere di pensare completamente.
    Io l'ho fatto quando ero più giovane
    Molte pratiche su come non avere alcun pensiero.
    Questo non è Zazen
    Non è lo scopo di Zazen tagliare i pensieri.
    Lo scopo di Zazen è di non farsi prendere dai pensieri, ed è per questo che Suzuki Roshi ha detto "non invitate i vostri pensieri al tè".
    I pensieri arriveranno
    "Ehi, sono qui, che ne dici di un po' di tè?".
    e voi direte
    "Che ne dici di uscire dall'altra porta?" - "Mi dispiace che non serviamo il mochi [dolcetto giapponese] questa mattina".
    e poi si torna al momento presente, senza giudicare.
    Soltanto: "Ehi ragazzi, vi voglio bene, ma non questa mattina" e poi tornate al momento presente.
    Questa è la mente che portiamo in tutte le nostre attività, in tutta la nostra vita, questa è la mente, questa è la pratica della via
    Altre pratiche formali dello Zen Soto sono il canto, il servizio, la recita dei sutra, le cerimonie.
    Lo scopo del servizio mattutino, del nostro servizio quotidiano, è quello di inviare nel mondo il merito del nostro sforzo.
    Questa è la pratica del Bodhisattva, non lo faccio per me stesso, ma per tutto il resto.
    Ecco perché abbiamo l'Eko [Dedica]. Ci dicono che l'Eko sia la parte più importante del servizio.
    Dedico lo sforzo di questa recitazione a tutti gli esseri, al risveglio di tutti gli esseri, cosa che tra l'altro include anche noi.
    Ma allo stesso tempo - proprio come Zazen - facciamo solo questa attività, lasciamo che il servizio faccia il servizio, ci facciamo avanti, cantiamo, ci inchiniamo, lo doniamo.
    Questo avviene nel corso di una trasformazione
    Succede inevitabilmente, anno dopo anno, dopo anno.
    Potreste ritrovarvi a ricordare un verso di un sutra, mentre state conversando, o state guidando la vostra auto, e all'improvviso vi viene in mente un verso di qualcosa che abbiamo cantato ogni giorno.
    E se ci fate caso, potrebbe avere qualcosa da dirvi sulla natura di ciò che sta accadendo in questo momento.
    Potrebbe essere applicabile a ciò che sta accadendo in questo momento.
    Potreste trovare incoraggiamento, potreste trovare fede in questo, sapendo che tutti i Buddha e gli antenati che sono venuti prima di voi hanno anche cantato questi canti.
    Potreste trovare incoraggiante saperlo. Sapere che siamo parte di un insieme più grande, e questo è incoraggiante
    E succedono anche altre cose.
    Queste cerimonie sono anche un mandala, sono un "sangha mandala".
    Incarniamo lo sforzo e le connessioni con tutti gli esseri, ma incarniamo anche immediatamente le persone con cui stiamo praticando in quel momento.
    Quindi siamo il "sangha mandala" del funzionamento del mondo, questo circolo di servizi, questo canto, Buddha Dharma Sangha viene effettivamente messo in atto, fisicamente, nel corso del servizio che svolgiamo insieme.
    Stiamo portando questo nel nostro corpo, stiamo incarnando la via del Buddha facendo servizio insieme.
    Facciamo questo servizio l'uno insieme all'altro, e lo facciamo contemporaneamente con il mondo intero.
    Quando facciamo servizio ci viene chiesto di coordinarci, di ascoltare, di cantare e di eseguire altre attività specifiche del corpo e della mente. Come lo Zazen.
    Le cose che facciamo, indipendentemente da ciò che possiamo pensare, sono quelle che facciamo nel servizio, senza critiche.
    Commettiamo errori, è il nostro modo di essere perché siamo esseri umani, se sei il doan [la persona che suona le campane durante il servizio o lo Zazen] commetti errori, se sei il doshi [il sacerdote che officia lo Zazen, il servizio o le cerimonie] commetti errori, eppure va bene così.
    Continuiamo, è come avere dei pensieri in Zazen, basta tornare al momento presente, fare la cosa successiva, e la cosa successiva, e la cosa successiva, ecco cosa facciamo.
    Così facciamo anche nel bel mezzo dei nostri giudizi.
    È ancora efficace
    È ancora questo mandala della totalità del funzionamento del mondo intero come si sta esprimendo in questo momento, nel nostro piccolo gruppo, qui a Capitola, sulla 41esima strada, facendo servizio, e nello stesso momento in cui noi stiamo facendo servizio, anche centinaia di altri centri zen stanno facendo servizio.
    Tutta questa energia appare, esce, si riversa in questo grande mandala della pratica.
    Il lavoro formale, la pratica, sono la stessa cosa
    Nella pratica verbale coordiniamo le nostre attività come una sola mente, come una sola unità.
    Nella pratica del lavoro possiamo fare la stessa cosa più e più volte, anche quando non è necessario.
    Per esempio, quando studiavo al Centro Zen di San Francisco, naturalmente anche per **??**, c'era una caratteristica della pratica del tempio: ogni mattina, quando si faceva il soji [un breve periodo di lavoro, la pulizia del tempio], ogni mattina si pulisce **??** o il portico intorno a questa parte del tempio.
    Che ne abbia bisogno o meno, si viene mandati a pulire il portico.
    Il risultato è una superficie liscia e consumata di questo legno che è vivo sotto i vostri piedi.
    Questo legno in cui sentite l'energia di tutti coloro che hanno camminato su quel portico prima di voi.
    Lo sentite delle generazioni di persone che hanno praticato questa pratica.
    Questo è anche ciò che succede quando veniamo al tempio
    È quello che succede quando risiediamo in questo spazio.
    È che la nostra energia, il nostro amore, il nostro impegno in questa stanza, in questo spazio, si impregna nelle pareti dello spazio e le persone possono sentire questo sforzo, sentono questa pratica e tornano al lavoro, alla pratica.
    Fermiamo anche la nostra attività quando suona la campana, non quando pensiamo che sia finita. Quando suona la campana, lasciamo andare il nostro programma di finire qualcosa.
    Tuttavia, se lo facciamo più volte, impariamo a finire nel tempo necessario, prima che suoni la campanella.
    È questa reciprocità intuitiva che si verifica nel corso dell'attività.
    Così questa è l'attività della pratica lavorativa, anche questo è il mandala di cui stiamo parlando, è come funziona il mondo intero.
    Anche questo è un'incarnazione, non è una rappresentazione
    È un'effettiva incarnazione di come funziona questo mondo, dal punto di vista del Bodhisattva.
    Anche noi facciamo vari lavori in questo Zendo.
    Qui abbiamo il Mokujo, il doan, il jisha... Tutti quanti ci insegnano qualcosa su ciò che siamo.
    Ci insegnano qualcosa su noi stessi
    Ci insegnano ad affrontare certi aspetti di noi stessi, a crescere, a guardare le nostre paure, a guardare il nostro desiderio di essere perfetti e, in mezzo a questo, a crescere con questo, sono come insegnanti, ci insegnano, non sono mai giudicanti.
    Non ho mai sentito la campana dirmi: "Shinshu non dovresti, hai fatto un gran casino", ma la mia mente me lo dice, e allora mi sento male
    Sto con la campana e mi preoccupo della campana, dice "Oh sì, eccoti qui, facciamo musica insieme", la campana probabilmente non mi giudicherà.
    Quindi quello che stiamo facendo ha una funzione, ha un modo particolare di essere, ed è quello che chiamiamo pratica, ed è quello che chiamiamo, se volete, realizzazione, eppure... non è una causa. In realtà non è una causa o un effetto.
    è una risonanza
    è questo stesso corpo
    come il vostro stesso corpo
    è il corpo del Buddha
    Tutto ciò che si può nominare è il corpo di Buddha.
    Perché ogni cosa in tutto il mondo funziona, per sostenere la funzione di ogni altra cosa in tutto il mondo.
    Anche se non riusciamo a vederlo
    Anche nel bel mezzo dei bombardamenti russi sull'Ucraina
    anche in mezzo alle cose che riteniamo sbagliate e che non ci piacciono, quello che c'è sotto è il funzionamento altruistico del mondo.
    è ciò che chiamiamo natura di Buddha
    e noi siamo la natura di Buddha ed è questa natura di Buddha che guida la nostra pratica
    è quella parte di noi stessi che dice
    "Ehi, vai a Zazen"
    "Ehi, vai al servizio".
    "Voglio far parte di questo mandala".
    "Voglio far parte del mandala della pratica".
    e questo stesso voler essere parte del mandala è la realizzazione
    è la risposta realizzata
    Voglio far parte di questa danza, anche se sono goffo, anche se pesto i piedi. Sono già parte di questa danza, e voglio danzare questa danza con te e con tutti
    Questo è il comportamento dignitoso di un Buddha, e nello Zen Soto lo facciamo attraverso queste pratiche molto specifiche
    Se si trattasse solo di una cosa amorfa, qualunque cosa ti venga voglia di fare, non c'è nulla che ci sostenga nella trasformazione, perché tutti noi, quando facciamo quello che ci va di fare, facciamo quello che ci va di fare, che di solito è qualcosa di facile, che di solito non richiede il nostro io migliore, non richiede che la nostra natura di Buddha si faccia avanti
    ma facciamo qualcosa che è la versione del solito pigrone, un pigrone spirituale.
    Veniamo e facciamo questa attività insieme perché è questo mandala, ma è anche difficile, è difficile praticare insieme ad altre persone, è difficile fare questa cosa l'uno con l'altro, e sai, continuiamo a impegnarci
    come venire a Zazen, come farlo in questo momento, in questo momento, in questo momento, in questo momento.
    ci incontriamo, ci incontriamo e ci incontriamo, e a volte ci incontriamo, c'è un conflitto, a volte commettiamo degli errori, ma se siamo disposti a sederci in mezzo a quel fuoco, se siamo disposti a essere Bodhisattva in mezzo al loto blu del fuoco di questa vita, allora troviamo un modo, troviamo un modo per stare l'uno con l'altro, e non possiamo farlo se non siamo l'uno con l'altro
    dobbiamo stare l'uno con l'altro e fare questa pratica insieme e il fare questa pratica ha una specificità
    è l'evento di fondo delle attività che svolgiamo in questo Zendo.
    è questa la nostra pratica
    e questo è ciò che Dogen chiama "il comportamento dignitoso del Buddha".
    i Buddha non sono esseri celestiali, che fluttuano e hanno questa profonda perfezione, in cui tutto è giusto
    I Buddha siamo noi
    Noi creiamo i Buddha
    inventiamo storie su ciò che i Buddha sono
    lasciamo che ci incoraggino, ma in realtà siamo Buddha, siamo la natura di Buddha
    insieme a tutto il resto, ma siamo tutto quello che abbiamo, giusto?
    Voglio dire che questo è ciò che sappiamo come esseri umani, dato che fondamentalmente ci relazioniamo molto gli uni con gli altri.
    Questa è la nostra pratica, e impariamo a conoscerla facendo queste pratiche formali, e poi ciò che ne deriva è questa pratica informale, o non strutturata, in cui ci impegniamo: come si lavano i piatti?
    li lavi con la cura che indica che li apprezzi come strumenti, ma anche come un essere indipendente di cui sei responsabile, per la loro cura, vivono nella tua casa, lavorano per te, non ci dicono mai "cosa hai fatto per me, ultimamente", stanno lì, e aspettano che noi li prendiamo e li usiamo, e forse ne traggono grande gioia sapendo che hanno questa funzione
    Come guidi la tua auto, guidi come un membro del sangha di tutti gli automobilisti che stanno guidando? Collabori abbandonando il tuo programma quando è appropriato, usi la freccia o ti fermi ai segnali di stop, anche quando non c'è traffico?
    è come lucidare il portico ogni giorno, è come pulire il tempio anche se non è sporco
    vi fermate allo stop
    ti guardi intorno: "Oh mio Dio, sono in mezzo a un gigantesco spazio libero, a un incrocio, non vedo un'auto per chilometri, ma mi sono fermato allo stop".
    come trattate i vostri vicini, i vostri coinquilini, i vostri animali domestici?
    se avessimo trattato tutti come trattiamo i nostri animali domestici, questo sarebbe un mondo molto bello, non è vero?
    almeno nel modo in cui le persone trattano i loro animali domestici negli Stati Uniti, quindi pensiamo a questo, pensiamoci.
    forse se trattassimo tutti gli altri come trattiamo i nostri animali, loro ci tratterebbero come trattano i loro animali, perché si sentirebbero così bene per il modo in cui vengono trattati, che non potrebbero fare a meno di trattare tutti gli altri in questo modo
    e poi se lo facessimo e la maggior parte delle persone rispondesse, potremmo occuparci delle persone che non rispondono, e trovare più generosità e chiarezza e... spazio nel nostro cuore per la loro stessa attitudine
    come vi comportate e rispondete quando siete turbati, riuscite a portare avanti gli insegnamenti in momenti come quelli, avete un'idea specifica di ciò su cui dovete lavorare nella vostra vita di pratica, avete il voto di seguire la via del Bodhisattva e potete articolare questo voto, è qualcosa di specifico?
    perché salvare tutti gli esseri è una bella idea e dovremmo tenerla a mente, ma la realtà è che è un po' troppo grande per poterla mettere in pratica nella nostra vita, se non nel modo in cui abbiamo parlato del fare Zazen: fare Zazen, lasciare che tutti gli esseri salvino tutti gli esseri, salvare tutti gli esseri.
    avete un amico spirituale, avete un maestro, avete una guida che vi aiuti a realizzare le vostre intenzioni?
    quindi tutte queste cose fanno parte della nostra pratica
    in breve, possiamo prestare attenzione e rispondere in modo sano a noi stessi e agli altri?
    possiamo farlo, possiamo sederci nel mezzo della nostra vita come ci sediamo nel mezzo di Zazen?
    a volte invitiamo i nostri pensieri a prendere il tè
    a volte continuiamo a tornare a questo momento presente
    ma sempre e solo seduti, sempre e solo seduti.
    possiamo entrare nei nostri errori, vedere i nostri errori e fare espiazione per essi e trasformarli?
    possiamo riconoscere che commettiamo degli errori, come dice il maestro zen.
    "La pratica è un errore dopo l'altro", "errore dopo errore".
    Non è un "va bene fare un errore dopo l'altro, allora facciamo un errore dopo l'altro", quindi che cosa ne consegue?
    la pratica è l'attività della nostra vita, quindi quello di cui ho parlato è che questi sono i modi formali in cui pratichiamo, questa è la forma dello Zen Soto
    altre forme di zen, come il Rinzai, praticano i koan in un modo diverso
    altri tipi di pratica Buddista, praticano in modo diverso.
    Tutti noi, credo, stiamo cercando di ottenere la stessa cosa di base, ma nello Zen Soto questa è la forma di ciò che chiamiamo pratica.
    Questo è ciò che Dogen chiama il comportamento dignitoso di un Buddha, il desiderio di fare questa pratica.
    Quindi queste pratiche che facciamo, il desiderio di impegnarsi in queste pratiche, è la realizzazione
    Tutto qui, è realizzazione, la pratica è realizzazione, la realizzazione è pratica
    Ecco perché non pratichiamo per ottenere qualcosa di per sé
    Perché questo ci intralcia
    Ecco perché facciamo la stessa pratica.
    Io faccio lo stesso Zazen che fai tu,
    Quando ho ricevuto la trasmissione del dharma, non mi è stato trasmesso un insegnamento segreto su come sedersi in Zazen
    Sto sedendo Zazen nello stesso modo in cui lo stai facendo tu, in alcuni giorni ho detto che ho invitato i miei pensieri a prendere il tè, non un solo pensiero ma una folla.
    Ma la pratica per me è che, semplicemente, mi faccio avanti, continuo a farmi avanti per la pratica
    Questo è ciò che Dogen chiama il comportamento dignitoso del Buddha, è che tu continui a presentarti giorno dopo giorno, dopo giorno, dopo giorno
    e qualcosa accade
    Lo so personalmente, perché l'ho visto accadere, l'ho visto accadere in voi e l'ho visto accadere in me.
    È noioso, se volete, fare la stessa cosa, che sia pulire o meno, eppure lo si fa, lo si fa, e succede ... e in realtà non è noioso, quindi...
    Concluderò con una piccola storia
    Dirò solo che in tutto ciò che ho menzionato non ho menzionato lo studio, non lo studio del testo, ma lo studio della via in generale
    Tutte queste pratiche formali ci aiutano a comprendere la natura della nostra pratica informale - se volete - nel resto della nostra vita.
    Zazen, il servizio del canto, tutte queste attività lavorano improvvisamente su di noi e creano una trasformazione che si ripercuote sul resto della nostra vita, si trasmette al resto della nostra vita, permea il resto della nostra vita e comincia a esprimersi nel resto della nostra vita.
    Quindi ho piena fiducia in questo, che sta accadendo, ho fiducia che stia accadendo per voi e ho fiducia che stia accadendo per me, e per certi versi non ho nemmeno bisogno di fede
    perché l'ho già visto accadere nel corso degli anni.
    Gli studenti di Soto Zen, Buddha dignitosi, vanno anche se non hanno voglia di andare
    Devo dire che questa è una delle cose positive dell'essere un insegnante, perché in un certo senso non ho scelta.
    In un certo senso, mi sono messa deliberatamente nella condizione di non avere scelta, quindi non ho scelta.
    Devo venire e devo stare in mezzo a tutto questo.
    Devo stare in mezzo a questa realtà, alla gioia di praticare con voi e ai problemi di praticare.
    Quindi, alcuni di questi problemi sono stati creati da me, altri no, ma so anche che sedermi al centro del fuoco della mia vita, impegnandomi nelle pratiche che ho menzionato e in altre, è stato trasformativo.
    C'è la storia di uno studente zen che vorrei parafrasare.
    Lo studente andò dal suo maestro e gli disse: "Sai, sto studiando con te da un po' di tempo e tutto quello che faccio è passare il mio tempo ad aiutarti e ad occuparmi del tempio. quando inizierai a insegnarmi il Dharma?"
    e il maestro disse: "Ho insegnato per tutto il tempo, ma voi non riuscite a vederlo".
    Lo Zen Soto in un certo senso è così
    vi ho insegnato per tutto il tempo
    la pratica può essere nascosta, i risultati della nostra pratica possono non essere evidenti.
    Lo Zen Soto in un certo senso è uno stile di vita
    ci impegniamo nella pratica formale e attraverso le attività rituali, il canto, la partecipazione alle attività dello zendo e del sangha, l'assunzione dei precetti, ecc. sedendo in Zazen, lavorando insieme, tutte queste attività sono la pratica. Sono una pratica, così come guidare l'auto, prestare attenzione ai piatti, ecc. ma spesso non vediamo l'effetto del nostro sforzo
    Sono queste pratiche che ci insegnano e ci fanno da maestri, è la pratica che è il succo, il padre, l'essenza, la cosa contro cui ci spingiamo, la cosa che ci parla, il linguaggio che condividiamo insieme, l'amore per la vita che condividiamo insieme, la gioia di praticare insieme, a volte la tristezza, il dolore, del praticare insieme
    Ma il fatto che pratichiamo insieme, che facciamo questa pratica, e che lo sforzo è realizzazione, che lo sforzo è pratica di realizzazione, sono una cosa sola, perché voi siete già Buddha, siete la natura di Buddha, non possiamo farci niente.
    la vita stessa è Buddha, quindi Buddha non è mai lontano
    Buddha è un "cammino verso", ed è attraverso questa pratica nel Soto Zen che comprendiamo questa pratica. Se questa cosa non risuona per voi, perché non risuona, andate a fare qualcos'altro. Ci sono molte cose meravigliose da fare in questa vita, ci sono molte pratiche efficaci, religioni da far. Ma se il Soto Zen vi parla di fare queste cose, allora facciamole insieme.
    ma non possiamo imparare queste cose senza partecipare fisicamente insieme a loro
    Non possiamo impararlo senza impegnarci in questo, mano calda che stringe mano calda
    Impariamo attraverso il mandala della manifestazione delle realtà di questo essere interiore, attraverso queste specifiche attività di pratica.
    Questa è la mia comprensione della pratica, questo è ciò che penso stia accadendo.
    Grazie mille

    CITAZIONE
    Shinshu Roberts is ordained in the Soto Zen lineage of Shunryu Suzuki Roshi and received Dharma Transmission from Sojun Weitsman Roshi, Abbot of the Berkeley Zen Center. She holds the appointment of Kokusaifukyoshi (international teacher) with the administrative headquarters of Soto Zen in Japan. Rev. Roberts and Rev. Daijaku Kinst are co-founders and teachers at Ocean Gate Zen Center in Capitola, CA.

    Come sapete non mi ci trovo molto in certa pratica formale (mea culpa, difetto mio, non va bene è un cattivo atteggiamento), con le "energie che fluiscono", con pratiche devozionali, per me è stato anche un po' un esercizio e un tentativo di abbattere - almeno un po' - questo mio bias, di cercare di apprezzare e considerare un punto di vista diverso, di abbandonare questo mio - in fondo - giudicare.

    Ci sono passaggi in ogni caso che trovo risuonino particolarmente, e che anche un babbano come me riesce a capire e apprezzare.

    www.oceangatezen.org/
    www.youtube.com/@oceangatezencenter
     
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