Pensieri, (pre)giudizi, valutazioni

da Genjōkōan, di Shōhaku Okumura (Ubaldini ed)

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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    Semplicemente condivido un breve estratto da un ottimo libro
    A me stasera ha ricordato come vivere i pregiudizi e valutazioni miei e altrui, ma dice molto altro: sul modo di praticare seduti e nella vita quotidiana, di visioni distorte e separazione.

    CITAZIONE
    Quando ci lasciamo assorbire dai pensieri, i giudizi o le valutazioni che sorgono durante lo zazen, c'è separazione tra soggetto e oggetto. Quando lasciamo andare il pensiero, soggetto e oggetto sono uno; non c'è nessuno che valuti e nulla che sia valutato. In quel momento c'è solo la realtà che si manifesta, e questa realtà include le nostre illusioni. Quando sediamo eretti, con gli occhi aperti, respirando attraverso il naso e lasciando andare i pensieri, la realtà si manifesta. Questo è genjōkōan, la realizzazione della realtà.
    Tuttavia, nella vita quotidiana non possiamo continuare a lasciare andare il pensiero. Per vivere dobbiamo operare delle scelte in base alla nostra mappa concettuale incompleta del mondo, e per scegliere dobbiamo distinguere il positivo dal negativo. Però la pratica dello zazen può aiutarci a comprendere che le nostre immagini del mondo e i nostri valori sono prevenuti e incompleti, e questa comprensione ci permette di essere flessibili. Essere flessibili significa poter ascoltare le opinioni degli altri sapendo che i loro pregiudizi sono semplicemente diversi dai nostri, e dipendono dalle circostanze e dalle condizioni della loro vita. Quando pratichiamo in questo modo, la nostra visione si allarga e sviluppiamo la capacità di lavorare in armonia con gli altri. Studiando continuamente la natura della realtà, la natura del Dharma nel suo senso universale, e divenendo consapevoli dei nostri pregiudizi, ci impegniamo costantemente per correggere le nostre visioni distorte. Ecco come lasciar andare i pensieri durante lo zazen pervade la pratica nella vita quotidiana. Sia che pratichiamo nella vita quotidiana o nello zazen, è impossibile concepire l'idea di essere un buddha o di essere illuminati. E impossibile valutare noi stessi, perché dovremmo uscire dal nostro corpo e trasformarci ln oggetti. Ciò perché nella realizzazione della realtà, non c'è separazione tra soggetto e oggetto. Quindi, senza preoccuparci di diventare buddha o di ottenere l'illuminazione, proviamo solo a radicarci più a fondo nella realtà Incommensurabile.

    Il libro è Genjōkōan, di Shōhaku Okumura
     
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    signor no
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    Ottima scelta di brano , esemplificativa della direzione della scuola che abbiamo frequentato e a cui ci ispiriamo...

    Ho un bel ricordo di un ritiro di una dozzina di anni fa in cui Jizo Forzani commentò il Genjo Koan ...dopo tre giorni di studio e meditazione intensi fece una battuta dissacrante su un Koan che veniva letto dall' abate che ci ospitava ogni mattina durante il primo zazen...mi parve di essere di nuovo lì con Daido che era mancato qualche mese prima
     
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1 replies since 30/10/2022, 21:37   47 views
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