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Got ignorance?Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.
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Per esempio, stare alla larga da iniziative commerciali come questa
https://zenways.org/
Questa qua è esasperata, quasi grottesca. L'insegnante dice di essere "abilitato" sia Rinzai sia Soto, e in un video asserisce che oltre il 50% dei partecipanti ai suoi ritiri intensivi trova la sua vera natura, anche senza avere alcuna esperienza di pratica meditativa. Zen per denaro, paghi e sarai salvato
Alle volte è un po' più sottile la cosa, e viene più difficile capire quando si contribuisce alle spese comuni, e quando in realtà ci "vendono indulgenze". Non sempre è facile riconoscere chi fa passare come sostegno al sangha la vendita di un bene o servizio.
La conoscenza è libera gratuita, perchè NON è lavoro (per la spiritualità come professione ci sono i preti di qualsiasi religione).
Semplificando... doveroso partecipare alle spese della stampa dei libri, del riscaldamento del dojo, dell'organizzazione dei ritiri sennò non ci sarebbero letture, incontri, esperienze intensive. La partecipazione agli incontri è sempre gratuita, ognuno dà quel che può, se non ci sono soldi ... non si fanno. Punto. Non muore nessuno.
Di solito "gli insegnamenti segreti" sono fuffa. Ci sono un percorso, una tradizione da seguire, e certe scuole si caratterizzano più di altre da "tappe" precise da raggiungere, ma è chiaro che è una cosa diversa. Anche limitare l'accesso ad un pdf o all'audio di un insegnamento "ai soli iscritti" ... bè è lecito, ma puzza.
Un'altra cosa: il "cercatore" deve sentirsi libero di abbandonare/rientrare quando vuole. Una cosa è accogliere, un'altra trattenere.
Normalmente gli imbonitori cercano uno o più punti deboli, li trovano, vi penetrano e vi legano dentro una dipendenza con cui ci tengono al guinzaglio. Non ci sono persone o incontri che sono "obbligatori", un'occasione persa è solo un'occasione persa, ce ne saranno altre.
Questo non vuol dire che la pratica dev'essere un passatempo, anzi bisogna che permei totalmente il nostro tempo, ma non è un'ossessione.
Sia una eccessiva distanza tra il maestro (o del resto del sangha) e il praticante (me), sia una eccessiva invadenza di questi nella mia vita/persona, sono dei campanelli di allarme. Non c'è qualcosa di diverso da un altro rapporto umano. Cerchiamo un riferimento, ok. Ma la fiducia va meritata col tempo, i confini di una sana convivenza/conoscenza sono quelli consueti, le sfere personali vanno rispettate, nessuno mi deve imporre qualcosa che non voglio fare
Non c'è subalternità con l'insegnante ma ruoli diversi. Voglio dire: è corretto che sia un monaco a condurmi attraverso certe pratiche e devo rispettare la sua autorevolezza, ma non sono un suddito o un fedele. E' giusto che si venga ripresi per movimenti scorretti ed errori durante le cerimonie, ma sono gesti da imparare e capire e va dato loro il peso corretto. Ecc ecc
Insomma l'equilibrio che si cerca nei rapporti umani lo si deve trovare anche nel sangha.
Ricordando che si è esseri umani con i propri limiti e accettando sbagli e scuse (sempre nei limiti del buon senso)
Infine lasciamo stare chi si prende troppo sul serio, i profeti e i custodi del vero buddhismo.
Mi è venuto un pippone, post troppo lungo, forse incompleto ... sorry
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