Le anime più forti sorgono dalle ceneri della sofferenza?

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    Le anime più forti sorgono dalle ceneri della sofferenza?

    "Dobbiamo considerare la sofferenza come una possibilità di imparare, una prova attraverso la quale la nostra mente ci farà diventare più forti e capaci di affrontare meglio le avversità future"

    vorrei sapere la vostra.

    un saluto

    Andrè
     
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  2. sukkiri
     
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    domani provo a esprimere il mio pensiero ...
     
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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    A me sembra tanto "Dio non ti dà una sofferenza che tu non possa sopportare", una delle frasi più ingiuste che mi sia mai capitato di sentire. Insieme a quella che il dolore "ha un senso".
    Sempre imho naturalmente
    La sofferenza e la sconfitta fanno parte della quotidianità, alle volte puoi imparare, alle volte puoi esserne sopraffatto. Puoi riuscire a mettere a frutto anche questo, oppure no, puoi riuscire partendo dal dolore ad arrivare a qualcosa di migliore, oppure no.
    Puoi anche dire basta, perchè è nella tua facoltà.
     
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  4. sukkiri
     
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    Personalmente non credo che dalla sofferenza s'impari qualcosa o si migliori a prescindere, anzi spesso si peggiora e il nostro stato mentale cade in totale degrado.

    Esempio: ho visto persone di dubbia moralità ed etica soprattutto nel lavoro, vivere il dramma del cancro sia personalmente che su familiari e figli, eppure non migliorare e/o cambiare, ma addirittura peggiorare e calpestare con più odio il prossimo, truffarli con più gusto e così via.


    Il dolore spesso non è sufficiente per cambiare una persona, per creare menti forti, per sensibilizzare. Il dolore si dimentica facilmente...

    Non voglio generalizzare lungi da me, ma le persone che ho conosciuto e sono cambiate grazie alle avversità della vita sono molto poche, rare direi.

    Una testa di cazzo rimane tale sia prima che dopo... anche durante oserei affermare.

    CITAZIONE
    "Dobbiamo considerare la sofferenza come una possibilità di imparare, una prova attraverso la quale la nostra mente ci farà diventare più forti e capaci di affrontare meglio le avversità future"

    questa frase la trovo una giustificazione, una specie di scusante alle normali avversità della vita, ne più ne meno.

    Ritengo personalmente più utile meditare sull'impermanenza del successo ogni volta che le cose vanno bene: prepara alle sconfitte, anch'esse impermanenti. Solo una rigida meditazione può andare oltre la banalità di una cosa normale come sofferenza e felicità; la vita è questo, cercare di dare a questo un senso è assurdo. Certo, come dice Warm dobbiamo mettere a frutto gli accadimenti ed è ciò che fa la differenza tra Uomini e uomini.

    imho
     
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    Mentre possiamo vedere che quanto di quel che accade giudichiamo buono/vantaggioso è impermanente, c'è più d'una sconfitta/perdita che è permanente almeno nell'orizzonte che abbiamo a disposizione. Ci sono anche altre cose, ad esempio la morte che quanto la nascita, non ci è dato di modificare. Come ci si rapporta con le condizioni che non hanno via d'uscita? A voi "basta" riconoscersi impermanenti? Io sto sbagliando approccio, o così mi pare, sono un po' demotivato/scoraggiato. Credo di stare ripetendo a me stesso slogan vuoti. Sicuramente mi sto rincoglionendo e ho bisogno di fermarmi. Non ho ben chiaro che fare.
     
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  6. sukkiri
     
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    CITAZIONE
    Come ci si rapporta con le condizioni che non hanno via d'uscita? A voi "basta" riconoscersi impermanenti?

    no assolutamente no e temo coloro che fanno i realizzati.

    Come ci si rapporta? lo si accetta, con tutta la delusione, la rabbia e quant'altro. Giorni in cui te la prendi col cielo, col mondo e ogni singolo suo abitante, giorni in cui invece tutto ti sembra così chiaro e dimori in una pace surreale... Insomma nel complesso vi è un giusto equilibrio.

    Non so se anch'io mi sto ripetendo slogan vuoti o se ho sbagliato tutto, boh... A tratti giudico la mia vita un totale fallimento, ma non mi preoccupa. Punto solo a non sprecare del tutto questa rinascita umana.
     
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    CITAZIONE (Estri @ 12/4/2021, 20:57) 
    Le anime più forti sorgono dalle ceneri della sofferenza?

    "Dobbiamo considerare la sofferenza come una possibilità di imparare, una prova attraverso la quale la nostra mente ci farà diventare più forti e capaci di affrontare meglio le avversità future"

    vorrei sapere la vostra.

    un saluto

    Andrè

    Possiamo dire che ognuno di noi non abbia "imparato" dalla propria sofferenza?

    Poi "imparare" cosa vuol dire?🤔
    Forse è il fatto stesso di vedere le cose come stanno?

    Comunque se ne esca, si ha una nuova "consapevolezza"... E questa per me è guida, via, comprensione...🙂

    Argomento molto interessante
    ...
     
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    https://www.lastelladelmattino.org/wp-cont...-e-commento.pdf
     
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    CITAZIONE (sukkiri @ 13/4/2021, 16:24) 
    Come ci si rapporta? lo si accetta, con tutta la delusione, la rabbia e quant'altro. Giorni in cui te la prendi col cielo, col mondo e ogni singolo suo abitante, giorni in cui invece tutto ti sembra così chiaro e dimori in una pace surreale... Insomma nel complesso vi è un giusto equilibrio.

    Già... Poi io penso che l'insegnamento buddhista su morte e rinascita vada interpretato non solo in senso "stretto" (ossia quando si tirano le cuoia), ma anche in senso "simbolico", ossia una continua trasformazione del "proprio sè" istante per istante, giorno per giorno. Un continuo fluire del tutto. L'importante è imparare a non farsi trascinare dalla corrente, e quindi a lasciare andare, a non attaccarsi morbosamente nè alle cose belle nè alle brutte.

    Ps. Di chi è la frase oggetto del topic? :D
     
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    CITAZIONE (Obi_Wan_Kenobi @ 13/4/2021, 22:17) 

    CITAZIONE (sukkiri @ 13/4/2021, 16:24) 
    Ps. Di chi è la frase oggetto del topic? :D

    presa a caso dal web

    Edited by warmbeer - 14/4/2021, 17:48
     
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    CITAZIONE (Estri @ 13/4/2021, 22:24) 

    CITAZIONE (Obi_Wan_Kenobi @ 13/4/2021, 22:17) 
    CITAZIONE (sukkiri @ 13/4/2021, 16:24) 
    Ps. Di chi è la frase oggetto del topic? :D

    presa a caso dal web

    Un tanto al chilo :lol:

    No, comunque scherzi a parte fa riflettere, ne è nata una bella discussione, grazie Estri :)

    Edited by warmbeer - 14/4/2021, 17:48
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 13/4/2021, 15:43) 
    Come ci si rapporta con le condizioni che non hanno via d'uscita?
    A voi "basta" riconoscersi impermanenti?

    Già... Cosa vuol dire rapporto?🤔
    ...qui entra in gioco il sutra delle due frecce... Vado a ristudiarlo...🙂
     
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  13. sukkiri
     
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    però io trovo il quesito interessante: ci siamo autoconvinti? sono slogan vuoti che ci ripetiamo, ma in fondo al cuore sappiamo che non ci basta riconoscere che è semplicemente “impermanente”?

    Anch’io mi chiedo se mi sono illuso di aver capito dopo anni qualcosa. Anch’io mi chiedo se non sia giunto il momento di fermarsi un attimo.

    Ho sempre sostenuto che le somme le tireremo un giorno specifico, ovvero quando ci diranno “Signor Pinco Pallino le restano 6 mesi”. In quell’istante sapremo se abbiamo realizzato qualcosa del dharma. Oggi ho in gran parte dubbi: a volte penso di no e mi dico “non me la racconto, è così”... altre invece “ma a chi la vuoi dare a bere, guardati dentro, i tuoi pensieri sono acqua sporca”.

    boh-
     
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    imho

    nel testo "Shoji" che ho linkato ci sono più di un paio di spunti interessanti, che non si esplorano in una vita. Uno - ad esempio - che mi risuona è "Se cerchiBuddha altrove da vita e morte, è come dirigere il timone a nord per andare verso il paese del sud, ècome girare lo sguardo verso sud per vedere l’Orsa Maggiore." l'altro "Quando si dice vita, non c’è altro che vita; quando si dice morte, non c’è altro che morte. Perciò quando giunge la vita, questa è solo vita; quando giunge la morte, bisogna essere al servizio della morte. Non odiare, non desiderare. Se mentre vi dimori ti attacchi alla vita e morte, anche questo è perdere la vita di Buddha, è fissare il modo di essere Buddha. Se non detesti, se non brami, allora per la prima volta sei nel cuore di Buddha. Però non valutarlo usando il cuore, non dirlo usando le parole."

    Nel sutra che ha proposto Loredana ( www.canonepali.net/sn-36-6-sallatha-sutta-la-freccia/ ) :

    "Provando del piacere, lo prova guidato dall’ignoranza. Provando del dolore, lo prova guidato dall’ignoranza. Provando una sensazione neutra, la prova guidato dall’ignoranza. Questa si chiama una persona ordinaria senza istruzione, legata alla nascita, alla vecchiaia ed alla morte; alla pena, ai lamenti, allo sconforto ed alla disperazione. Legata alla sofferenza ed al dolore.

    “Invece, il discepolo istruito dalle nobili persone, quando prova una sensazione di dolore, non si lamenta e non si percuote il petto, né si spaventa. Prova un dolore fisico, non mentale. Come se si tirasse una sola freccia ad un uomo, e non due. Allo stesso modo, quando prova delle sensazioni dolorose, il discepolo istruito dalle nobili persone non si lamenta e non si percuote il petto, né si spaventa. Prova un dolore fisico, non mentale."

    "Mentale" (imho) non è la mente "del corpo" fatta di chimica, sinapsi e memoria. Per cui anche il conforto in qualche modo non è "terreno", pur vissuto qui e così.

    e "boh" è una buona risposta.

    Io sbaglio a darmi poca occasione di praticare, perdendo la "via della libertà". La scusa è il volano di impegni e promesse, che è pesante e gira ancora molto in fretta.
     
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    Grazie Loredana per aver indicato quel Sutta chiarificatore. E grazie Warm per il testo che hai linkato, anche io ci ho trovato passaggi interessanti. Circa quel che dice Sukkiri, io guarda caso sto per terminare la lettura di un libro che parla anche di questo "contrasto" tra la "natura" che pensiamo di possedere/essere, e ciò che "realmente" siamo, di momento in momento; e di come il riflettere attentamente sul contrasto tra questi opposti, su queste "trasformazioni", che a volte ci riportano al "punto di partenza", ci aiuti a "migliorare" pian piano, fino ad avere delle esperienze (transitorie) di "risveglio". Ad esempio, vi è riportata la vicenda di Zentarou e di sua moglie Toyo (da pag. 101): Heart of the Shin Buddhist Path: A Life of Awakening (Takamaro Shigaraki)

    (il libro in questione riflette quello che oggi da alcuni viene definito "Shin modernista"; io mi sento più vicino alla cosiddetta "ortodossia", ho iniziato a leggere questo libro con un po' di diffidenza, ma ho finito con l'apprezzarlo, e pur non condividendo alcuni punti, penso contenga vari argomenti interessanti; le due visioni dello Shin penso (imho) possano convivere, imperniate sulla tradizionale, e creando così un orizzonte più ampio)

    Edited by Obi_Wan_Kenobi - 15/4/2021, 09:14
     
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