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Got ignorance?Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.
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Treatise on No-Mind: A Chan Text from Dunhuang
Author(s): Urs App
Source: The Eastern Buddhist, NEW SERIES, Vol. 28, No. 1 (Spring 1995), pp. 70-107
Published by: Eastern Buddhist Society
Stable URL: www.jstor.org/stable/44362048
https://files.catbox.moe/ccgnyx.pdf. -
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Molto prezioso
Mi è piaciuto “non ci si può attaccare a nulla, neanche al non-attaccamento”
Il quietismo, però, è dietro l’angolo .... -
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Lo leggo diversamente: trattare qualsiasi cosa allo stesso modo. . -
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Molto prezioso
Mi è piaciuto “non ci si può attaccare a nulla, neanche al non-attaccamento”
Il quietismo, però, è dietro l’angolo ...
https://www.lastelladelmattino.org/la-prat...roprio-pensiero. -
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Molto chiaro e poetico Grazie Warm! . -
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però vedi che dà poco spazio al quietismo . -
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Su questo non sono sicurissimo...in particolare mi sembra come ho già detto ad altri amici di Dharma che questa pratica non sia applicabile ai momenti di “azione” della vita... . -
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Perchè? . -
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Perché un’azione mira a un fine e quindi mentre compiamo un’azione alcune cose vengono vissute come negative (se sto tirando in porta percepisco come negativo il fatto che qualcuno mi porti via la palla). Questa “avversione” è parte stessa dell’azione e non può essere vissuta più di tanto in modo “zen” ... . -
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come la vivi la vivi. la devi lasciare andare. . -
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Sì ma se la lasci andare mentre agisci, ti portano via la palla. Puoi lasciarla andare solo dopo che l’azione è stata compiuta (il dispiacere di aver perso la palla puoi “lasciarlo andare” ma non l’avversione momentanea a perdere la palla, pena la non efficacia del tuo agire).
Per questo ho la sensazione che lo zen, lo Dzogchen, la vacuità non sia interamente applicabile agli ambiti in cui bisogna agire in modo non automatico. Magari sbaglio.. -
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Premesso che sono un praticante nemmeno così tanto diligente e un po' cazzone.
Non è che puoi fare zazen mentre guidi la vespa. E neppure ti puoi aspettare di non avere la necessità di essere concentrato e presente a quel che si fa.
Quando *non* sei seduto, se non dai (cerchi di non dare) modo a qualcosa di attaccartisi addosso pare/dicono sia meglio. Non vuol dire non provare più dolore, piacere, indifferenza, rabbia, solitudine, noia, gioia, ecc. nè essere superiori a qualcosa/qualcuno, non si sfugge alla condizione umana. Insomma non è a mio parere nè un anestetico nè una droga, nè un elisir di lunga vita, nè la pozione magica di Asterix. Ci viene spiegata una tecnica in un modo specifico dicendo prova e vedi. Punto, senza aggiungere o togliere qualcosa, è la proposta. Se mediti puoi arrivare ad allenare la concentrazione, puoi avere male alle ginocchia, puoi essere più sereno (o meno) e qualsiasi cosa che ricada "nel mondo" è effetto collaterale.
Ma poi boh, dai, son solo parole (le mie).. -
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Certo infatti... la tua riflessione è giusta secondo me: quando stai meditando è un ottimo esercizio di distacco, poi resta il dilemma di come portare nella vita ciò che si è imparato meditando.
Io per ora sto cercando di allenarmi così (senza giungere a chissà che Illuminazione, ma con alcuni piccoli risultati): la vacuità la applico solo a tutto ciò che è esterno al mio oggetto di consegna momentaneo (per così dire, alle distrazioni oppure alle sensazioni corporee). E cerco di far in modo che tutti gli oggetti e le azioni di concentrazione siano compatibili con (e declinati dalla) compassione. Cerco di usare il Tonglen, che dà un senso al dolore. Per questo ho inventato un mantra: “tutto ciò che non è amore, è vacuità”. E “tutto ciò che è amore non è vacuità”.
Penso assomigli alla pratica dei mistici cristiani di considerare vano tutto ciò che non discende da Dio.. -
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premetto che non voglio insegnare qualcosa, nè fare quello che ne sa.
E forse (sicuro) ho un opinione distorta
però poni una differenza tra il sedersi e "no". Perchè non lavorare sia quando cui sei assorto nella pratica sia "quando no"?
Se fosse da perseguire il distacco basterebbe qualche pillola.
Poi vacuità (imho) "detta" (così o diversamente) ... non so, non mi convince "vacuo"= "vano".
"non vacuo = +", "vacuo = -" ... rispetto a che?. -
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No infatti io vorrei “lavorare” anche quando non sono in meditazione formale...ma per i motivi che ti dicevo mi sembra di dover modificare l’allenamento (tanto per intenderci mi sembra funzioni meglio la compassione attiva rispetto a vypassana)...ma sarà un problema mio!😂 .