Le caratteristiche della dottrina Shingon

Articolo di Claudio Beghi

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    Condivido qui un articolo trovato su un altro forum (http://mutamenti.forumfree.it/?t=54979747) e che mi pare molto interessante. In origine lo condivise un certo Gyaltsen: sarà il nostro? Chissà.

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    Caratteristiche della dottrina Shingon.


    La scuola buddhista tantrica giapponese per eccellenza è lo Shingon, con il suo buddhismo esoterico/segreto (himitsubukkyō solitamente semplificato in mikkyō), chiamato così in riferimento non solo agli insegnamenti segreti che possono essere rivelati unicamente a iniziati qualificati(3), ma piuttosto in riferimento alla natura nascosta e profonda cui gli insegnamenti fanno riferimento, ossia la realizzazione interiore (naishō) del Buddha Supremo, Mahāvairocana Tathāgata (Dainichi Nyorai, Grande Sole).
    Questa realizzazione è profonda, misteriosa ed esoterica perché può essere compresa solo in stato di samādhi (sanmaji/sanmai)(4).
    Il fondatore della scuola Shingon, Kōbō Daishi, definisce le caratteristiche distintive del buddismo esoterico secondo una duplice analisi: un'analisi “in larghezza” (ōhangyō), che organizza gli insegnamenti essoterici ed esoterici in divisioni “differenziate orizzontalmente” (ōshabetsu ), e un’analisi "in profondità” (jūhangyō), che li dispone secondo una gerarchia “differenziata verticalmente” (jūshabetsu) dei “dieci stadi della mente” (jūjūshin)(5).
    Analisi in Larghezza(6)
    Per mostrare le differenze tra il buddhismo essoterico ed esoterico, Kōbō Daishi confronta gli insegnamenti di quattro scuole mahāyāna, lo Avataṃsaka (Kegon), il Tian Tai (Tendai), il Vijñānavāda (Hossō), il Madhyamaka (Sanron), con le corrispondenti dottrine esoteriche, mostrando che differiscono in cinque modi:

    Il Dharmakāya è il Signore della Dottrina.

    Gli insegnamenti differiscono innanzitutto riguardo all’identità del Signore della Dottrina (kyōshu), il Buddha che insegna i sūtra. Le scuole essoteriche dicono che il Signore della Dottrina è Śākyamuni (Shakamuni), il Buddha che ha predicato il Dharma in India. Viene inoltre detto che il Corpo di Godimento (Saṃbhogakāya, hōshin) insegna la dottrina dell’Unico Veicolo (Ekayāna, ichijō) per il bene dei Bodhisattva che sono ai livelli più alti (jijō) dei cinquantadue stadi dei Bodhisattva (gojūnii), mentre il Corpo della Trasformazione (nirmāṇakāya, ōshin), che è il corpo di Śākyamuni, insegna la dottrina dei Due Veicoli (nijō)(7) e dei Tre Veicoli (sanjō)(8), per il bene dell’umanità, degli Srāvaka, dei Pratyekabuddha e dei Bodhisattva ai primi livelli (jizen). Il terzo e più elevato dei corpi del Buddha, il Corpo del Dharma (dharmakāya, hosshin), non insegna il Dharma perché è completamente trascendente.
    È Quiddità (tathāta, shinnyo), identificata con il Vuoto (śunyatā, kokū) e il Principio di Non-Forma (musōri), perciò non può insegnare visto che tale azione necessiterebbe l’utilizzo di parole, che appartengono al Reame della Forma (rūpadhātu, shikikai).
    Il buddismo esoterico spiega invece che è proprio il Corpo del Dharma a insegnare il Dharma, non gli altri due corpi. Le varie modalità della forma non sono altro che un aspetto della Realtà Ultima: le forme impermanenti e in costante cambiamento compenetrano senza ostruzione la non-forma permanente e immutabile.
    Giacché il Corpo del Dharma è inseparabile dalla forma, è capace di rivelare se stesso secondo le modalità della forma ed è così in grado di predicare il Dharma. Il Corpo del Dharma della Forma di Mahāvairocana (rūpadharmakāya, shikihosshin), assume innumerevoli aspetti per predicare la dottrina dei Tre Misteri (sanmitsu)(9), il Cancello del Dharma della sua Realizzazione Interiore (naishōhōmon), alle innumerevoli specie di esseri viventi. Mahāvairocana si manifesta come Yama (Enmaō) per agire da Signore della Dottrina nel mondo dei fantasmi affamati; rivela la forma di Mahāśakra (Taishakuten) per predicare nei paradisi dei trentatré esseri celesti (trāyastriṃśa, tōriten).
    Allo stesso modo manifesta un Signore della Dottrina in ciascuno degli innumerevoli mondi nelle dieci direzioni.

    La Buddhità non è ineffabile.

    La seconda caratteristica che contraddistingue il buddhismo esoterico dalle scuole essoteriche sta nella possibilità di poter descrivere la realizzazione della Buddhità (bukka). Nel buddhismo essoterico il livello della realizzazione (ka-i) sta al di là delle parole e trascende il pensiero (godanshimetsu) poiché appartiene al Vuoto Senza Forma (ārūpaśūnyatā, musōkū). Poiché le parole subiscono le limitazioni della forma non possono descrivere ciò che è illimitato e senza forma. L’insegnamento del Buddha è in relazione alle capacità spirituali di chi ascolta e si avvale di mezzi (upāya, hōben) per poter essere compresa.
    Kōbō Daishi invece dice che la dottrina esoterica predicata da Mahāvairocana non è una dottrina di mezzi (hōbenzetsu), un’approssimazione della verità, bensō la Verità stessa. Il Tathāgata può predicare la Verità tramite la forma in quanto Buddhità e forma sono non-duali (funi): i dharma della forma compenetrano la Quiddità. Perciò il contenuto della dottrina esoterica coincide con la Buddhità stessa.

    La dottrina esoterica non è un espediente ma è reale.

    L’essoterismo insegna che i Corpi di Godimento e di Trasformazione predicano il Dharma in varie maniere a seconda del livello di chi ascolta. L’esoterismo invece non è un espediente bensì è la dottrina della Verità e descrive i tre segreti della Realizzazione Interiore (naishō) di Mahāvairocana cosō come sono senza alterazioni o distorsioni.

    Il veloce ottenimento della Buddhità.

    Il buddhismo essoterico insegna che il sādhaka (shugyōja) ottiene la Buddhità solo dopo aver praticato innumerevoli volte le sei perfezioni (pāramitā, haramitsu/haramitta) per un periodo di tre grandi asaṃkhyakalpa (sandaiasogigō). È un processo lungo e graduale.
    Il buddhismo esoterico invece dice che si può ottenere velocemente la Buddhità: un praticante Shingon, dotato spiritualmente, può ottenere la Buddhità in un solo pensiero (ichinen), qualora coltivi le “eccellenti pratiche dei tre misteri” (sanmitsumyōgō). Chi invece non è cosō avanzato ha bisogno di una sola rinascita in più.
    Le scuole essoteriche del Kegon o del Tendai menzionano la possibilità del raggiungimento della perfezione in una nascita (isshōjōbutsu), ma rimangono attaccate al concetto dei tre kalpa. A detta di Kōbō Daishi, solo lo Shingon interpreta la dottrina dei tre kalpa in senso atemporale.

    I benefici della dottrina esoterica.

    Kōbō Daishi afferma che lo Shingon è superiore alle altre dottrine per i benefici che conferisce in quanto maṇḍala, mudrā, dhāraṇī e le altre pratiche descritte dai sūtra esoterici non sono semplici similitudini ma bensō esatta rivelazione della Realizzazione Interiore del Tathāgata. La dottrina esoterica è esattamente identica a ciò che descrive, dunque conferisce benefici incommensurabili, irraggiungibili da altre dottrine.

    Analisi in profondità

    L’analisi in profondità è la seconda parte della duplice analisi di Kōbō Daishi e consiste nella classificazione dei dieci stadi della mente (jūjūshin). Ordina scuole buddhiste e non buddhiste, note ai tempi del maestro, secondo una gerarchia di dieci livelli.

    La mente di chi è simile a una pecora e del profano (ishōteiyōshin). È lo stadio degli esseri che nei tre reami negativi (tridurgati, san’akushu), di chi ha una mentalità terrena e desidera solo appagare i propri desideri animali.

    La mente del bambino sciocco che si astiene (gudōjisaishin). Il bambino sciocco è colui il quale conduce una vita da profano ma che nonostante tutto si attiene ai precetti etici e di conseguenza si astiene dal commettere azioni dannose per gli altri uomini. Questo livello corrisponde alla via dell’azione sociale (manuṣyamārgaṿda) tipica del confucianesimo.

    La mente con la temerarietà di un bambino (yōdōmuishin). Ossia la mancanza di paura in chi crede ciecamente negli dei. Questo è il livello di chi segue il sentiero della venerazione, come induismo e taoismo.

    La mente che comprende la Non-Esistenza del Sé e l’Esistenza degli Aggregati (yuiunmugashin). I primi tre livelli sono detti mondani (sekenjū) e non sono buddhisti. Il quarto invece è il primo livello buddhista e corrisponde alla Via dei Saggi (shōdō), lo Srāvakayāna. In questo stadio ci si rende conto che l’essere senziente e un’associazione temporanea dei cinque aggregati (goun), che sono in movimento perpetuo e perciò mancano di una vera esistenza. A questo livello si comprendono le Quattro Nobili Verità, cosō nasce l’aspirazione di raggiungere il Nirvāṇa.

    La mente in cui i semi del Karma sono sradicati (batsugōinshushin). Questo stadio corrisponde al Pratyekabuddhayāna dello Hīnayāna, in cui il sādhaka realizza la verità della Dottrina della Catena a Dodici Anelli della Origine Dipendente (dvādaśāngapratītyasamutpādaḥ, jūniinnen), e raggiunge lo stato di arhat (rakan).

    La Mente del Mahāyana che desidera il Bene degli Altri (taendaijōshin). Nel quarto e quinto livello, che sono quelli dello Hīnayāna, il sādhaka cerca la liberazione solo per sé, mentre nel sesto, che è il primo livello del Mahāyāna, il praticante tenta altruisticamente di aiutare gli altri. In ciò consiste l’ideale del Bodhisattva, che fa giuramento di non entrare nel Nirvāṇa se prima tutti gli esseri non sono stati guidati verso la salvezza. Questo è il livello del Vijñānavāda, il primo dei due stadi di Mahāyāna Provvisorio, in cui il sādhaka comprende la dottrina del Solo Coscienza (vijñaptimātratā, yuishiki) e il fatto che i tre mondi (sankai) non sono altro che un prodotto della sua mente. Vede inoltre che tutti i dharma dei tre mondi sono solo trasformazioni della Coscienza Magazzino/Ricettacolo (ālayavijñāna, arayashiki)(12) e che non esiste alcun dharma al di fuori della mente.

    La Mente Conscia della Verità che la Mente non è Prodotta (kakushinfushōshin). Questo livello corrisponde alla Madhyamaka (Sanron), la seconda delle due scuole provvisorie del Mahāyāna. Al sesto livello il sādhaka si rendeva conto che non esistono dharma fuori dalla mente, ma continuava a distinguere tra pensatore e oggetto pensato. Sebbene percepisse l’oggetto come vuoto, continuava a pensare che la dualità soggetto-oggetto esistesse nella mente. La Madhyamaka va oltre questa posizione e sradica la dualità insegnando che la mente stessa non è prodotta (fushō), è incondizionata, immutabile, senza tempo, ed è definibile solamente tramite le otto negazioni (happu)(13). Le otto negazioni impediscono qualunque concettualizzazione riguardante i fenomeni. Quando tutti i concetti sono negati la vera natura dell’esistenza, la sua Quiddità, è rivelata.

    La Mente dell’Unica Via della Non-Azione (ichidōmuishin). Questo stadio corrisponde alla scuola Tendai. L’Unica Via della Non-Azione (ichidōmui), altrimenti chiamata Unica Via della Verità della Quiddità (nyojitsuichidō), fa riferimento alla Realtà Ultima, in cui la mente purificata è vista come un fiore di loto, secondo la descrizione data nel Saddharmapuṇḍarīkasūtra (myōhōrengekyō). Nel settimo livello la non dualità mente-dharma era stabilita, e la mente stessa era vista come vuota e descrivibile solo tramite le otto negazioni. Ora anche il concetto del vuoto della mente è visto come vuoto. Ma se tutto è vuoto, com’è possibile spiegare che il mondo fenomenico sembra esistere? Per rispondere a ciò il Tendai classifica i dharma in tre categorie (santai)(14): Vuoto (kūtai), Esistenza Provvisoria (ketai) ed Esistenza Mediana (chūtai). Quest’ultima fa riferimento alla Via di Mezzo tra Esistenza Vuota ed Esistenza Provvisoria. Tutti i dharma nascono da una co-origine dipendente e non sono altro che la combinazione momentanea di relazioni causali. Sono perciò vuoti. Ciononostante l’esistenza non può essere negata visto che è sperimentata e per tale ragione il Tendai attribuisce loro un’esistenza provvisoria. La Realtà Ultima dei dharma non è il Vuoto: ciò non vuol dire che i dharma non esistano, bensì che l’Esistenza è l’altra faccia del Vuoto e viceversa. La Realtà e la Via di Mezzo della Non-Dualità di Esistenza-Vuoto. Le forme non sono altro che manifestazioni della Quiddità.

    La Mente che Realizza l’Assenza della Natura del Sé (gokumujishōshin). Questo è il livello ottenuto dai seguaci della scuola Kegon, che considerano che le innumerevoli manifestazioni della Quiddità sono solo sue trasformazioni. Gli stadi precedenti consideravano i fenomeni in relazione alla loro realtà o al loro vuoto e, sebbene il Tendai vedesse i due aspetti come simili, dando ad entrambi valore provvisorio, non ha mai superato l’antinomia tra fenomenico e reale. Il Kegon invece riconosce la completa realtà dei mondi fenomenici, così come sono, e non distingue tra il Fenomenico e il Reale. Fazang riassume la dottrina dell’Avataṃsaka con l’immagine della rete di gioielli appesa nel palazzo di Indra: ciascun gioiello alle intersezioni dei fili della rete riflette gli altri gioielli ed è a sua volta riflesso in tutti gli altri. Allo stesso modo il Fenomenico ed il Reale si riflettono e si compenetrano reciprocamente: l’universo in ogni cosa e ogni cosa nell’universo (issokuissaisokuichi).

    La Mente Adorna dei Misteri (himitsushōgonshin). Il decimo stadio della mente è il Vajrayāna (kongōjō)(15), il Veicolo di Diamante. Kōbō Daishi afferma che l’Ornamento dei Misteri (himitsushōgon) è il culmine e la fruizione di tutte le dottrine. E’ la rivelazione dei maṇḍala nella mente del sādhaka che come conseguenza riconosce pienamente la realtà dei dharma fenomenici e vede come essi compenetrino liberamente/non-ostruiti il Corpo del Dharma di Mahāvairocana. Il nono livello teorizzava la possibile identità tra gli esseri ed il Buddha, ma non la legava a un sistema onnicomprensivo di pratica. Al decimo stadio, corrispondente allo Shingon, viene invece data espressione pratica alla compenetrazione del Fenomenico e del Reale tramite rituali che identificano il corpo, la parola e la mente degli esseri con il Corpo, la Parola e la Mente del Buddha. Il sādhaka ottiene la liberazione nel corpo (sokushinjōbutsu)(16) così come nella mente. Ottiene il Risveglio non solo tramite la meditazione (dhyāna, jō), ma anche tramite l’esecuzione di azioni corporee (mudrā, ingei) e tramite azioni della parola (dhāraṇī, darani).

    La Dottrina della Non-Dualità

    La caratteristica principale delle dottrine esoteriche è il radicale non-dualismo (advaita, funi). Le scuole essoteriche buddiste vedono i dharma (hō)(18) del mondo fenomenico in continuo flusso, che cambiano di momento in momento, e ne deducono che perciò sono Vuoti (śūnyatā, kokū), privi di una propria realtà ed in un certo senso illusori o irreali. Il buddhismo esoterico invece accetta l’idea che i dharma siano transitori e fugaci, e per questo illusori ma rigetta completamente l’idea che essi siano irreali. Sebbene le cose di questo mondo siano effimere e impermanenti, esse sono reali, così; come sono. Il mondo fisico e il Vuoto sono due aspetti di una singola Realtà: non c’è Vuoto senza forme fenomeniche e non ci sono forme fenomeniche senza il loro Vuoto. Forme e Vuoto sono indissolubilmente unite e sono entrambe ugualmente reali. La persona nonilluminata vede però solo un aspetto di questa Realtà, mentre i Buddha Illuminati vedono entrambi gli aspetti nella loro unione istantanea.
    Il buddhismo esoterico insegna che la realtà presenta due aspetti, uno relativo, finito, condizionato, e uno assoluto, infinito ed incondizionato. Dal punto di vista dell’ignorante (di cose spirituali!!) questi due aspetti sembrano separati e irreconciliabili, mentre all’occhio del Buddha (butsugen), all’immobile mozzo della ruota, essi sono due facce di un’unica verità. Nella visuale parziale che si ha dalla periferia tutte le cose vengono viste come transitorie e in continua trasformazione, prive di una natura propria durevole; ma dalla visuale centrale, totale, onnicomprensiva, un Buddha vede che i dharma imperfetti, effimeri e mutabili si mischiano con la perfetta e immutabile Quiddità (tathatā, shinnyo). Vede che lo sfuggevole mondo delle impermanenti forme altro non è che il mondo del Buddha dall’adamantina durevolezza.
    La Buddhità è la realizzazione di questa non-dualità; è un Risveglio che fa capire che il mondo delle forme e la sua immutabile Quiddità sono gli aspetti complementari di una identità indivisibile. Il Buddha, il Risvegliato, capisce che i corpi e le menti corruttibili degli esseri non illuminati non sono separati dal proprio corpo e dalla propria mente. Avendo realizzato la non dualità del finito e dell’infinito, sa che il proprio corpo e la propria mente sono illimitati e incondizionati e allo stesso tempo non distinti dal finito e dal condizionato: il suo corpo e la sua mente sono l’universo delle forme, né più né meno, uniti ad esso in una perfetta compenetrazione (muge), cosicché i dharma fisici sono le membra del suo corpo e tutti i dharma mentali sono le funzioni della sua mente. Per un Buddha ogni distinzione tra sé e non-sé è scomparsa.
    Mahāvairocana  Tathāgata(19) incarna la Conoscenza (jñāna, chi) della non dualità del mondo e della sua Quiddità. Il suo corpo e la sua mente assieme costituiscono il corpo del Dharma (dharmakāya, hosshin) comprendente tutti i cosmi e inseparabilmente mischiato alle loro entità fenomeniche, sia fisiche che mentali. Il suo Corpo del Dharma è coincidente con l’universo delle forme: è presente ovunque nello spazio e per sempre presente nel tempo, è contenuto eternamente e interamente in ogni più piccola particella dell’universo; ogni granello di polvere contiene tutti i dharma e l’intero Corpo del Dharma del Tathāgata(20). Anche se imbevuto delle impurità dell’ignoranza e della passione, ogni essere dei dieci mondi (jikkai)(21) è completamente fuso con col Corpo del Dharma di Mahāvairocana e contiene pienamente quel corpo all’interno del proprio corpo e della propria mente: l’essere e il Buddha non sono due.
    Kōbō Daishi formula il concetto di compenetrazione non duale nella dottrina della “Perfezione della Buddhità nel Corpo” (shokushinjōbutsu)(22).
    Questa dottrina è la base della teoria e della pratica Shingon. Egli dice:
    “I quattro caratteri soku-shin-jō-butsu hanno infiniti significati; non c’è nulla delle altre dottrine buddhiste che esse non contengano”.(23)
    La Perfezione della Buddhità è l’insegnamento che dice che il corpo di ogni essere compenetra liberamente il Corpo del Buddha: il Corpo del Buddha è il corpo di tutti gli esseri, il corpo di tutti gli esseri è il Corpo del Buddha. L’ottenimento della Buddhità è un rendersi conto che il corpo di carne, così com’è in questo stato di impurità e imperfezione, è non-duale col Corpo del Dharma.
    Kōbō Daishi dice che nonostante il Kegon e il Tendai(24) e le altre scuole essoteriche parlino della Perfezione della Buddhità in questo Corpo, considerano il corpo, in quanto mortale e corruttibile, un’ostruzione alla Più Alta e Perfetta Illuminazione (anuttarasaṃyaksaṃbodhi, anokutarasammyakusambodai), che è ottenuta solo dalla mente che ha trasceso il corpo ed è libera da gravami fisici. La dottrina Shingon invece dice che la Buddhità si ottiene sia nella mente che nel corpo, così come sono ora, nel loro stato non-trasformato ed impuro.
    Sebbene alcune scuole essoteriche, quali lo Hossō e il Tendai, considerino i concetti di non-dualità del Fenomenico e del Vuoto e l’identità tra Saṃsāra e Nirvāṇa, affermano che solo chi è spiritualmente avanzato è capace di comprendere il vero significato di non-dualismo, mentre la maggioranza delle persone deve accontentarsi di espedienti provvisori e temporanei fintantoché non sviluppano, dopo un lungo esercizio, la capacità di capire i concetti più complicati. Il buddhismo esoterico invece insegna che la perfetta comprensione della dottrina della non-dualità non è prerogativa di persone dotate, ma può essere capita anche da chi ha limitate capacità spirituali. Non utilizza come mezzi dottrine riguardanti la dualità, ma applica rigorosamente un’assoluta non-dualità ad ogni aspetto delle sue teorie e pratiche. Kōbō Daishi dice che le dottrine del non-dualismo delle scuole essoteriche sono solamente teoriche, e mancano di un immediato riscontro nelle azioni e negli atteggiamenti dei loro aderenti.
    Lo Shingon invece rende il concetto del non-dualismo la base di un onnicomprensivo sistema di pratica che necessita l’utilizzo del corpo e della mente: valorizza i movimenti corporei e la parola, utilizzandoli come elemento fondamentale dei rituali, a fine di fondere il corpo la parola e la mente del sādhaka con quelli del Corpo del Dharma del Tathāgata.
    Questa unione corrisponde al decimo e più elevato stadio della mente, Adorna dei Tre Misteri, in cui corpo, parola e mente del sādhaka, tramite pratiche rituali che coinvolgono gesti delle mani, vocalizzazione e concentrazione della mente, compenetrano i tre misteri del Corpo, della Parola e della Mente del Buddha.
    Il tema della compenetrazione non-duale è presente in ogni aspetto della teoria e della pratica esoterica. La sua esposizione è di primaria importanza per lo Shingon e l’immediata realizzazione di questa verità nel corpo del praticante è lo scopo primario dell’esoterismo. Ogni insegnamento, rituale, maṇḍala Shingon postula che il corpo, la parola e la mente degli esseri compenetra il Corpo, la Parola e la Mente del Tathāgata.

    LA DOTTRINA DEI TRE UNIVERSALI

    Kōbō Daishi basa la dottrina della compenetrazione non-duale sul concetto del con-sorgere dipendente dai Tre Universali (sandaiengi). Tutte le scuole buddhiste, dice, sono d’accordo sul fatto che i dharma non sorgono spontaneamente ma bensì nascono come risultato del con-sorgere dipendente (pratītya samutpāda, engi). Differiscono però nell’identificare l’origine dei dharma: lo Hīnayāna parla del con-sorgere dipendente dalle quattro (o sei) cause, il Vijñānavāda dalla Coscienza Ricettacolo, il Tendai invece dalla Quiddità, il Kegon dal Mondo del Dharma (dharmadhātu, hōkai). Tutti questi insegnamenti mettono in contrasto i dharma e ciò da cui essi si originano, implicando perciò che, mentre i dharma sono impermanenti e mutevoli, la loro origine è permanente e immutabile; la realtà dei dharma non sta in essi stessi ma al di fuori, in un reame dove le condizioni limitanti della forma sono trascese: nel Vuoto, nella Quiddità, nella Coscienza Ricettacolo, nel Mondo del Dharma, nella Terra Pura, o in qualche altro reame senza forma e immutabile, distinto dal mutevole, condizionato e irreale mondo fenomenico.
    Kōbō Daishi non accetta tale distinzione, né nella teoria né nella pratica e sviluppa perciò una versione della dottrina del con-sorgere dipendente, nella quale i dharma e la loro fonte sono fusi assieme. Per lui i dharma sorgono per il con-sorgere dipendente dai Tre Universali, ossia: Essenza Universale (taidai), l’indistruttibile e permanente essenza dei dharma, la Forma Universale (sōdai), che è la Forma Immutabile che si manifesta nella miriade di forme assunte dai dharma, la Funzione Universale (yūdai), la perfezione dell’azione, il puro e incontaminato funzionare dei dharma. Ogni dharma ha tre aspetti corrispondenti: ha una essenza (tai), che è la sua natura vera e durevole, ha una forma (sō), che è la somma delle caratteristiche distintive grazie alle quali viene riconosciuto per ciò che è e non per qualcos’altro, e ha una funzione (yū), che consiste nella somma delle azioni che sviluppano effetti.
    Le dottrine essoteriche insegnano che i Tre Universali sono tre aspetti della Quiddità e che l’essenza, la forma e la funzione dei dharma sono riflessi imperfetti e transitori dei Tre Universali che stanno nella perfezione e nella durevolezza della Quiddità(26).
    Per eliminare la distinzione tra mondo fenomenico e Quiddità e per dimostrare che la realtà dei dharma è inerente a loro stessi, e che perciò la loro impermanenza e mutevolezza sono aspetti della loro realtà, Kōbō Daishi postula la non-dualità dei Tre Universali e dei dharma: i Tre Universali, aspetto permanente e durevole dei dharma, non sono distinti dalla loro effimera impermanenza. I Tre Universali compenetrano pienamente l’essenza, la forma e la funzione dei fenomeni.
    L’Essenza Universale, che è l’Essenza della Quiddità, si fonde in un’unione non-duale con le essenze delle cose particolari; la Forma Universale, che è la Forma della Quiddità, è inseparabilmente unita con la molteplicità delle forme; la Funzione Universale, l’Azione senza Azione (muii) della Quiddità, non è distinta dalla incessante attività e movimento di tutti i dharma.
    I dharma nascono dai tre Universali col con-sorgere dipendente: le essenze dei dharma dalla Forma Universale, le forme dalla Forma Universale e il loro funzionamento dalla Funzione Universale. Non c’è però alcuna separazione tra dharma e Universali quando sorgono. Si può riassumere tutto con queste tre formule:

    L’Essenza Universale e i sei elementi sono identici.
    La Forma Universale e i quattro maṇḍala sono identici.
    La Funzione Universale e i Tre Misteri sono identici.

    1. L’Identità dell’Essenza Universale e i sei elementi.

    L’Essenza Universale, l’indistruttibile e permanente essenza di tutti i dharma, è un aspetto della Quiddità, ma non è distinto dai dharma stessi: l’Essenza Universale e i dharma impermanenti e mutevoli si compenetrano (muge) e sono non-duali (funi). Kōbō Daishi chiarisce la questione parlando dell’identità (byōdō) dell’Essenza Universale e dei sei elementi (rokudaitaidai).
    I sei elementi, irriducibili componenti dei dharma, sono Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Spazio, Coscienza. Le scuole essoteriche considerano gli elementi in due modi: lo Hīnayāna li pone completamente al livello fenomenico e li associa alle entità fenomeniche, ossia, l’Elemento Fuoco altro non è che il fuoco che brucia nel camino, l’Elemento Acqua non è che l’acqua che scorre nel fiume e così; via. Sono soggetti a tutte le vicissitudini dei dharma fenomenici, e sono impermanenti, mutevoli e senza natura propria; il Mahāyāna invece insegna che gli Elementi hanno due aspetti, uno invisibile, incondizionato, eterno ed immutabile, ed uno percepibile, condizionato, effimero e mutevole. Solo il primo di questi due aspetti è però reale, mentre il secondo, avendo una pseudo-realtà al proprio livello, è vuoto rispetto all’altro.
    Kōbō Daishi rifiuta il punto di vista Hīnayāna poiché nega la realtà degli Elementi e di conseguenza dei dharma che compongono, ma nega anche la visione Mahāyāna perché crea una distinzione dualistica tra condizionato ed incondizionato. In opposizione, egli insegna che i Sei Elementi e i dharma che compongono sono pienamente reali, essendo identici all’Essenza Universale, che risiede nella Quiddità.
    I sei Elementi posseggono tutte le qualità della Quiddità: sono permanenti e immutabili, universalmente onnipresenti, eterni ed indistruttibili
    I Sei Elementi sono identici all’Essenza Universale e sono la fonte da cui tutti i dharma nascono tramite il con-sorgere dipendente, ossia pervadono tutti i dharma e sono onnipresenti in tutto il Mondo del Dharma (hokkai). Questa è la dottrina della sei elementi non ostruiti (rokudaimuge): l’Elemento Terra in ogni dharma penetra e pervade l’Elemento Terra in ogni altro dharma; l’Elemento Acqua in ogni cosa si fonde completamente con l’Elemento Acqua in tutti gli altri dharma, e lo stesso per tutti gli altri elementi. Inoltre ogni Elemento in ogni dharma penetra e pervade gli altri Sei Elementi in ogni dharma: sono eternamente e immutabilmente fusi in una compenetrazione senza ostruzioni.
    I dharma che nascono dal con-sorgere dipendente sono di due tipi: dharma fisici (shikihō) e dharma della mente (shinpō). I dharma fisici sorgono dai primi cinque elementi, Terra, Acqua, Fuoco, Aria e Spazio, mentre i dharma mentali nascono dal sesto elemento, la coscienza.
    Poiché i sei elementi si compenetrano reciprocamente, i cinque elementi che compongono i dharma fisici pervadono pienamente il sesto elemento e questo a sua volta pervade ciascuno dei cinque elementi fisici: i dharma fisici e i dharma menali si compenetrano senza ostruzioni. I cinque elementi che compongono il corpo di una persona sono inseparabilmente fusi con la coscienza che compone i dharma della sua mente: il suo corpo e la sua mente si compenetrano in una fusione non-duale. Per questo motivo il raggiungimento dell’Illuminazione non è, come vien detto dalle scuole essoteriche, riscontrato solo nella mente ma anche nel corpo.
    La permeazione reciproca tra corpo e mente è una compenetrazione ”orizzontale”, corrispondente alla compenetrazione di fenomeno e fenomeno (jijimuge) del Kegon, ma vi è anche una osmosi verticale, corrispondente alla compenetrazione tra fenomeno e principio (rijimuge): il Tathāgata non fa differenza tra sé e altro-da-sé, così l’elemento terra del suo corpo si fonde con l’elemento terra di tutto ciò che non è i suo corpo e lo stesso per tutti gli altri elementi. Gli elementi del suo Corpo e Mente sono fusi con gli elementi del Mondo del Dharma(27).
    In poche parole la dottrina dell’identità tra i sei elementi e l’Essenza Universale mostra la totalmente libera compenetrazione e fusione di tutte le cose: corpo e mente degli esseri si fondono, così come il Corpo e Mente del Buddha, corpi e menti si fondono con quelli del Buddha ed esseri e Buddha si fondono con l’universo di tutti i dharma, il Mondo dei Dharma.
     
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    Il fossile con le ali

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    Semplicemente fantastico, chi sa se c'è qualche buon libro sul Buddhismo giapponese che segua un'impostazione simile.
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    CITAZIONE (arkeo2001 @ 21/3/2017, 20:44) 
    Semplicemente fantastico, chi sa se c'è qualche buon libro sul Buddhismo giapponese che segua un'impostazione simile.

    C'è un ottimo libro di Yamasaki, "Shingon. Il buddhismo esoterico giapponese", edito in italiano da Astrolabio. Si tratta del testo scritto da un monaco Shingon, arricchito dall'apparato critico di alcuni studiosi di buddhismo giapponese, che rappresenta la prima (e forse unica) opera di divulgazione di parte dell'insegnamento esoterico svolta da un membro della scuola. In originale (in lingua inglese) si trova gratuitamente sul sito shingon.org.
     
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    Il fossile con le ali

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    vado e downloado ^_^ grazie mille!
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    CITAZIONE (arkeo2001 @ 23/3/2017, 15:10) 
    vado e downloado ^_^ grazie mille!

    Hai letto, poi? Se sì, che ne pensi?
     
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    Il fossile con le ali

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    Un po' superficialmente, del resto ha tutta l'aria di essere il classico "reference" ed è bello denso. Però ha proprio il tipo di taglio che vorrei io dai testi, un bel po' di nozioni ma anche trattazione degli argomenti in termini non manualistici. Il PDF non mi aiuta a leggerlo e credo che ne ordinerò il cartaceo.

    Comunque è un mondo che conosco tramite un solo libro ("Storia del pensiero classico giapponese") che non ha una fama eccelsa almeno presso una persona di mia fiducia, quindi un altro testo capita davvero a fagiolo. Mi ha fatto piacere, con lo Shingon, ritrovare cose a me familiari espresse in termini a me familiari :D
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6 replies since 20/3/2017, 18:06   419 views
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