Morte del maestro Gudo Wafu Nishijima

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    Vi propongo una versione italiana dell'elogio fatto da Brad Warner sul blog suo.
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    Gudo Wafu Nishijima 1919-2014
    Published by Brad on January 31, 2014

    nishijimaportraitbw-207x300Il mio maestro di ordinazione, Gudo Wafu Nishijima, è morto il 28 gennaio 2014. Aveva 94 anni. Jundo Cohen ha scritto una piccola necrologia per lui su di Sweeping Zen.

    La gente mi manda sin da allora messaggi di condolenze. Il più dicono cose come "Mi dispiace per la perdita" Ed apprezzo il sentimento. Grazie.

    Ma il dire standard e perfettamente gentile this standard di quei messaggi mi ha fatto pensare: “Ma che perdita? Mia perdita?” Hmmmm. Cos'è che ho perso?

    Nishijima ed io non siamo mai stati quello che si potesse dire "amici." Perlomeno non nel senso usuale. Quest'articolo potrebbe aiutare a capire il modo in cui uno sta relazionato al proprio maestro zen.

    Non sapevo molto di lui come persona. Non ha mai condiviso molto di quella roba. Quando gli chiedevo del suo passato, rispondeva, ma non sembrava mai pensare che fosse importante e le sue risposte erano sempre breve dopodiché cambiava soggetto. Dimodoché non chiedevo, di solito.

    So che era nato nel novembre di 1919. Correva sulle piste al liceo, apparentemente era abbastanza bravo. Ha scritto qualche cosa in proposito sul suo blog. Fu coscritto durante la Seconda Guerra Mondiale, ma ebbe abbastanza fortuna di non essere mai stato al fuoco. Più tardi, enfatizzava molto che per lui, era bene che il Giappone fosse stato vinto, dicendo persino che la bomba su di Hiroshima era necessaria perché, seno, i Giapponesi non si sarebbero mai arresi. La gente lo constestava su questo punto, ma lui c'era, cosicché darei alla sua opinione un peso maggiore a quella di gente che non serviva nell'Esercito Imperiale giapponese quando fu lanciata la bomba.

    Gli piacevano i dolci. Diceva che il mangiare dolci lo aiutava nei lunghi periodi di scrittura. Aveva fumato, ma aveva smesso quando si era reso conto di che era un pessimo abitudine. Questo era molto prima di quando lo conobbi. Era sposato con una figlia. Ma ben potrebbe aver avuto altri figli che non la fecero a vivere poiché aveva due lastre commemorative sul comò e mi disse una volta ch'erano per i suoi figli. Non diceva di più.

    Lavorava molto su i suoi libri, ma si descriveva solitamente come pigro. Mi disse una volta che aveva tradotto lo Shobogenzo in Inglese andando direttamente dal lavoro al suo studio ogni giorno dopo lavoro e ci lavorava finché fosse il tempo di andare al letto, con una breve pausa per cenare.

    Aveva imparato l'inglese con un gioco di nastri comperati da un venditore ambulante. il suo inglese era buono assai. Posso soltanto ricordarmi una conversazione nella quale avevo parlato giapponese per assicurarmi che lui capisse quel che dicevo, ma persino lì, lui mi aveva risposto in inglese. Non ci si diventa cosi buono in inglese con un gioco di nastri se non si studia molto duro.

    Non sembrava avere amici della sua età. Il più della gente che lo circondava era di 20-50 anni più giovane. Sembrava molto a suo agio con gente più giovane. Sovente mi chiedo se non è quel che mi è successo anche a me, e quanto di suo influsso c'è lì.

    Ricevette la Trasmissione del Dharma (permesso d'insegnare in quanto detentore di un lignaggio) da Rempo Niwa ma parlava molto di più del suo primo insegnante, Kodo Sawaki. Ne parla un po' di ambedue nel suo blog. http://zenmontpellier.voila.net/it/wafu/autobioit.html Rempo Niwa era abbate di Eihei-ji, il tempio fondato da maestro Dogen nel 1244, e capo della Soto-shu, che sostiene tenere la sua autorità instituzionale da maestro Dogen stesso. Eppure diede l'ordinazione a quel Nishijima Roshi che molto di rado aveva qualche cosa di buono da dire della Soto-shu e attivamente scorraggiava i suoi studienti di studiare a Eihei-ji. Per me, quella connessione è affascinante. Non riesco a sapere perché mai Rempo Niwa scelse di trasmettere il Dharma a uno ch'era cosi profondamente diverso nel suo approccio dell'autorità istituzionale.

    Durante gli anni 1995-2004 noi parlammo molto. Andavo nel suo ufficio o la sua stanza quasi ogni settimana ed avevo lunghe discussioni filosofiche con lui. Ne ho registrate alcune. Non so dove sono andati a finire quei nastri. Ma avevo osservato che, quando mettevo in moto il registratore, qualcosa cambiava in moto sottile nelle nostre conversazioni. Non erano mai cosi profonde che quando la spia non c'era.

    Era una persona felice. Sembrava sempre estremamente cordiale ed ottimista persion nelle circostanze peggiori. Niente sembrava mai renderlo triste o depresso. Ma ancora lì, lo avrebbe espresso con me? Non so davvero.

    Era bravissimo nel stare in contatto tramite email, quando tornai negli Stati Uniti nel 2004. Perciò òi accorsi che ci doveva essere qualcosa che non andava affatto quando smesse di botto di rispondere a qualche punto del 2010. Il suo ultimo blog è datato del 15 settembre di quell'anno. Deve essere l'ultimo che seppi di lui.

    Cosa succedete dopo è avvolto di mistero. Apparentemente, spese qualche tempo in ospedale poi in una casa di ricovero prima di tornare a vivere da sua figlia. Questa non ammetteva nessun visitatore, dicendo che voleva che non lo ricordassimo così com'era stato. Ho sentito dire parecchie cose diverse sul come era in quel periodo, ma siccome nessuna proveniva da fonti dirette, tendo a spazzarle via.

    Il suo ultimo lavoro maggiore era una versione della "Saggezza fondamentale della Via di Mezzo" di Nagarjuna. Questo fu il progetto che divise il suo gruppo. Due dei suoi allievi più vicini tentarono di aiutarlo ma lasciarono perdere, dicendo che la sua traduzione dal sanscrito era scorretta. Lui insisteva di avere ragione. Non so se ha mai visto quel libro. Gli ho mandato una copia quando la ricevetti a un punto qualsiasi del autunno 2010. Non ho mai saputo se lui l'aveva ricevuta.

    Erano ben tre anni che non avevo avuto nessun contatto con lui, cosicchè avevo provato la perdita di lui molto più fortemente allora che adesso che è morto.

    In quegli anni, più gente mi chiese perché non prendevo l'aereo per andare in Giappone, per bussare alla porta di sua figlia e richiedere di poterlo vedere. Ma quello non sarebbe servito di nulla. Sapevo che se fosse stato in condizioni di comunicare con me, o ne avesse avuto voglia, lo avrebbe fatto. Decisi che oppure non poteva comunicare, oppure aveva deciso di non farlo. Sapevo che c'era chi lo curava. Cosicché non c'era caso di combinare un dramma. Sarebbe soltanto servito ad annoiare gente che già doveva essere abbastanza annoiata senza di me irrompendo lì.

    Ma la cosa con la perdita è, non so se lo abbiamo davvero perso. La notte in cui morì (quando non sapevo ancora ch'era morto) egli mi compare in un sogno e mi criticò gentilmente per fare troppe cose. Mi disse che dovre accontentarmi di insegnare lo Zen.

    Q più riprese avevo parlato con lui della morte. Parecchi che hanno letto i miei scritti sono già abituati al fatto che negava fortemente ch la teoria della reincarnazione avesse qualsiasi posto legittimo nel Buddhismo. Ma so anche che quella vista di lui su quel che succede dopo della morte di una persona era molto pià sfumata di quel che ci si potrebbe aspettare, sapendo che negava la reincarnazione (cosi come la rinascita, la trasmigrazione, ecc., poco importa come la si nomina).

    Una volta, stavamo parlando di una cosa che non mi ricordo. Stavamo nella stanza del tempio Tokei-in dove abitava quando facevamo le sesshin, solo noi due. Si mise a dire "Quando morrò", ma smise prima di dire "morrò". Invece, si riprese e disse, "Quando ... andrò in un altro piano.” Questo mi era parso affascinante. Non lo avevo mai sentito descrivere la morte così prima, e non l'ho mai sentito ridirlo cosi dopo.

    Ogni volta che parlavo con lui, egli era proprio lì in un modo in cui nessun'altro è mai stato. La gente a volte si lamentava che se faceva domande, lui non rispondeva oppure parlava di qualcos'altro. Anch'io pensavo così finché mi misi ad essere più attento. Osservai allora che rispondeva sempre alle domande della gente. Solo che i questuanti sovente, proprio come me, non avevano nessuna idea di quel che stavano chiedendo davvero.

    Quando provai ancora a chiedergli di parlarmi di quest' "altro piano", scoprì ch'era una conversazione che non si poteva replicare.

    Nel video al fine di questo post, egli parla anche della morte in un modo inconsueto per lui. Lo potreste trovare intrigante. E' il caso per me. Non è un caso unico. Il paragone è una descrizione buddhista standard assai. E' solo che non generalmente parlava in quel modo.

    Nishijima Roshi sarà sempre con me. Poco importa dove andrò oppure cosa farò, egli sarà sempre una parte di quello.

    Ci sarà una vigilia per lui il 4 febbraio alle 18:00. Il luogo è Yoyohata-saijou, 2-42-1, Nishihara, Shibuya-ku Tokyo, Japan.

    Non ci potrò stare neanche. Ma noi faremo un servicio commemorativo per lui il sabato entrante al Hill Street Center giusto dopo il nostro zazen abituale delle 10:00. Il servizio inizierà attorno alle 10:45. L'indirizzo è 237 Hill St., Santa Monica, CA 90405. Ognuno è il benvenuto. Vestite come vi pare.
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    Fonte.
    http://hardcorezen.info/gudo-wafu-nishijima-1919-2014/2506
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