Chi ha paura della scienza?

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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    Chi ha paura della scienza?
    Unità
    9 Dic 2013
    Nicla Vassallo
    Congresso Mondiale Libertà di Ricerca
    CITAZIONE
    Dato che si evidenziano spesso i pericoli della scienza, confondendo la ricerca scientifica con le applicazioni cui da adito, occorre ricordare che la prima in sé consiste, per lo più, in ricerca pura, motivata dall'esigenza di comprendere, mentre seno le applicazioni scientifiche a sollevare, per lo più, effettivi problemi di ordine etico. Certo, alcuni pericoli vengono ben rimarcati dai critici della scienza: c'è chi sostiene che la nostra società sarebbe migliore senza la bomba atomica, clii sottolinea che la scienza conduce in alcuni campi alla disumanizzazione del lavoro, chi incrimina la scienza per il fatto di minacciare la fede religiosa, chi vede nella scienza una manifestazione del solo pensiero occidentale e uno strumento deplorevole della dominio occidentale sulle culture "altre", chi è convinto che la scienza venga confutata da troppi pregiudizi maschilisti che contiene. Non intendo tentare qui di capire se questi siano demeriti effettivi della scienza, o letture viziate di essa. Anche perché ritengo che ogni individuo colto e ragionevole non abbia difficoltà a riconoscere che la scienza spicca tra le imprese umane. Non è forse la scienza ad aver trasformato in modo radicale la nostra esistenza quotidiana? E non è forse la scienza a modificare costantemente la nostra visione del mondo e di noi stessi, conducendoci a nutrire credenze e ad acquisire conoscenze cui non saremmo altrimenti approdati? In effetti, la scienza esercita uno straordinario influsso sul nostro quotidiano -basti, per esempio, immaginare a che ne sarebbe di noi Senza le tante scoperte e applicazioni scientifiche, su cui facciamo conto in quasi ogni comune attività. Meno banale è, invece, il fatto che nella cultura contemporanea non vi sia altra disciplina prestigiosa e poco controversa quanto la scienza viene allora spontaneo chiedersi »cos'è la scienza?». Oggi, specie nel nostro paese, è frequente la tendenza a rispondere crudamente: la scienza è «qualcosa di cui dobbiamo diffidare. Tuttavia, quel «qualcosa» che la risposta contiene, e si rifiuta di precisare; è proprio quanto ci proponiamo di chiarire con «cos'è la scienza?», cosicché la risposta evade la domanda e non possiamo ritenerci soddisfatti da quanto afferma; prima di giungere a diffidare di qualcosa, dobbiamo sapere che cos'è di cui occorre diffidare. Coloro che sollevano perplessità etiche contro la tecnologia si trovano in una posizione quasi contraddittoria: intendono proibire alcune ricerche scientifiche perché ne temono le future applicazioni tecnologiche e, al contempo, non rinunciano alla maggior parte delle applicazioni passate, che hanno alle loro spalle la scienza e che sono ormai intrinseche al nostro modo di modo di vivere contemporaneo: si pensi (solo per fare alcuni esempi )alle automobili, agli aerei, alle tecnologie audio-visive, al computer, all'elettricità, alla penicillina. Ancorché ordinaria, la confusione tra scienza e tecnologia, al pari di ogni altra confusione, risulta poco giustificata. Una cosa è, infatti, la conoscenza scientifica, che è conoscenza proposizionale (sapere che una proposizione è vera), un’altra è la conoscenza tecnologica (sapere come fare certe cose). Certo, sussistono connessioni tra questi due tipi di conoscenza. Ma non è legittimo far collassare l’una nell’altra, né sostenere che la scienza si propone il “saper fare”, quale principale obiettivo. Per di più, credere che l’obiettivo della ricerca scientifica consista nel saper fare serve solo a coloro che si propongono di arrestare (per ragioni a me incomprensibili, sempre che di ragioni si tratti) il progresso scientifico. Per quanto risulti arduo negare che la conoscenza scientifica venga utilizzata per scopi tecnologici antitetici occorre aver ben presente che da ciò non segue che la conoscenza scientifica in sé sia eticamente obiettabile. Lo è solo l'impiego che la società fa di tale conoscenza. La domanda allora è: nell'ipotesi che occorrano considerazioni di tipo etico nei confronti della tecnologia (o meglio della società che utilizza una certa tecnologia, o che non la utilizza), ha qualche senso applicare l'etica alla scienza? Molti filosofi sostengono che non ha senso, dato che scopo della scienza consiste nel fornirci conoscenza a proposito del mondo fisico. Altra questione è il come la società decida di servirsi di questa conoscenza. Possiamo appellarci all'etica per valutare le decisioni della società (a favore o contro una qualche applicazione tecnologica). Non, però, con lo scopo dl sbarrare la strada alla scienza, scienza che è, infatti e per lo più, neutrale rispetto alla sfera dei valori. Altri filosofi la pensano diversamente. Contro la neutralità oppongono ovvie 'constatazioni, la seguente per esempio: dato che i medesimi dati scientifici risultano spiegabili in diversi modi, le scelte teoriche degli scienziati non sono determinate solo dai dati, bensì anche da influenze politiche, interessi economici e morali, fedi, religiose, aspirazioni personali. Per questi filosofi la scienza è «carica di valori» e, come tale, deve chiamare in causa l'etica.

    Da parte mia, ritengo che occorra isolare la scienza dalle influenze politiche, economiche; morali, religiose e personali. E che questo possa avvenire tenendo saldati classica distinzione tra «contesto della scoperta» e «contesto della giustificazione»: cioè tra il modo in cui si giunge di fatto a una scoperta scientifica e il modo in cui si dovrebbe giungere ad essa. A livello di contesto della scoperta, quando lo scienziato seleziona problemi e genera ipotesi, accade che alcune influenze culturali giochino un ruolo più o meno rilevante. Esse però vengono a cadere al momento della giustificazione, ove a contare sono i metodi scientifici e le verifiche empiriche. Dato che è a livello della giustificazione, non della scoperta, che è lecito parlare di scienza, quest'ultima risulta allora impregnata di valori (non conoscitivi) solo in un senso assai debole, non rilevante. Rimangono i fatti del mondo fisico: Fatti che non sonò .né giusti, né sbagliati, né etici, né antietici, e che la scienza continua a consentirci di conoscere. Permettendoci così (non è poco) di realizzare pienamente la nostra natura umana: «Tutti gli esseri umani aspirano per natura al sapere», afferma Aristotele
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 9/12/2013, 23:41) 
    Dato che è a livello della giustificazione, non della scoperta, che è lecito parlare di scienza, quest'ultima risulta allora impregnata di valori (non conoscitivi) solo in un senso assai debole, non rilevante.

    Questo è importante, ho cercato anche precedentemente di sottolinearlo. Le ipotesi sono sempre umane, mai scientifiche in quanto tali, ove mai c'è qualcosa che caratterizza la scienza è il successivo controllo delle stesse. Altra cosa che non ho mai capito è l'idea secondo cui, mentre le altre forme di sapere non avrebbero come fine il cambiamento delle cose, la scienza si. Ricordo che un filosofo italiano abbastanza noto, Emanuele Severino, disse che la definizione di tecnica è praticamente identica alla definizione di uomo, se vi incuriosisce cerco la frase esatta.
     
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  3. Talpo Dhir
     
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    :) ci incuriosisce
     
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    CITAZIONE (Talpo Dhir @ 10/12/2013, 19:35) 
    :) ci incuriosisce

    Se, con tutta la mia comprensione, non volete sorbirvelo tutto, dal minuto 0:57 a 0:59


     
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  5. Talpo Dhir
     
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    Più che definire Uomo definisce un certo tipo di ego. Penso che si possa essere in accordo nell'associare l'ego ( ego = strategie comportamentali che in virtù del mi piace non mi piace mi è indifferente ci sospingono nelle scelte della vita quotidiana) alla tecnica poichè ci permette un organizzazione razionale che ci conduce al conseguimento di scopi prefissati.

    Ora se questo tipo di Ego e Uomo pur essendo due cose diverse sono indissolubili il suo discorso ancora regge, ma anche se solamente pensiamo che l'uomo non sia la sua strategia comportamentale ecco che pur non sapendo cosa in effetti siamo, il suo paragone con la tecnica sfugge...

    Questo è una mia riflessione senza sapere nulla del retroterra che sostiene l'argomentazione di Severino.... magari c'è quel qualcosa in più che concretizza maggiormente la sua affermazione.... magari ego e uomo sono due cose distinte ma indissolubili.. io penso di no, ma nel momento stesso che scrivo io penso di no confermo che ego, cioè la volontà di comunicarti questo perchè trovo soddisfazione nel sentirmi utile, è indissolubile con Uomo.... (almeno momentaneamente soob)
     
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  6. Vajrapani
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 9/12/2013, 23:41) 
    Dato che è a livello della giustificazione, non della scoperta, che è lecito parlare di scienza, quest'ultima risulta allora impregnata di valori (non conoscitivi) solo in un senso assai debole, non rilevante.

    La Nicla Vassallo si è cimentata soprattutto con i problemi di teoria di conoscenza e in particolare con il problema della giustificazione delle credenze che abbiamo ( vedi per chi ha voglia il teorema di Gettier e tutte le posizioni recenti sulla filosofia della conoscenza). In questa sua affermazione in apparenza quasi banale sta un programma ben definito di fare della scienza un mezzo di conoscenza della realtà praticamente indispensabile.
     
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  7. Theiwaz
     
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    Il problema cona la scienza, a mio avviso, è che sta diventando un pericolo per molte branche della filosofia.

    Già Feynman negli anni '60 faceva notare come la filosofia della scienza è un tentativo di impastoiare la scienza che però viene in genere ignorato e bypassato dalla stessa.
    Un esempio è uno degli assiomi a riguardo degli esperimenti, la ripetibilità del risultato. Questo è stato spazzato via dalla Meccanica Quantistica dove si hanno percentuali di possibilità di vari risultati.

    Arrivando invece ai tempi attuali, il problema è che la scienza si occupa di argomenti che i filosofi assumono come propria area esclusiva di competenza.
    Pensiamo alle neuroscienze ed alla metafisica, e cosa significhino questi studi per quei filosofi aristotelico-tomistici che basano le loro "prove" dell'esistenza dell'anima e di Dio su tentativi di osservazione del pensiero che anche solo a chi abbia fatto un minimo di meditazioni non possono che apparire ingenui ed alquanto limitati.
    Il fatto che sia il cervello che pensa e l'avere delle evidenze confermate di questo cancellerebbe queste posizioni in un attimo.
    Questo credo porterebbe quantomeno ad un nuovo Concilio Vaticano e renderebbe disoccupati non so quanti teologi.

    Negli ambienti religiosi difatti è lapalissiana una tendenza a percepire ed a voler far percepire la scienza come un qualcosa di "inferiore", di non in grado di spiegare realmente le cose.
    Il fatto è nella realtà è che invece è che questa lo fa, e lo fa con strumenti di analisi molto più accurati dei nostri sensi, e per chi ha basato la propria intera esistenza su altri principi che alla luce delle scoperte diventano obsoleti ed infondati, hanno un rifiuto di queste nuove conoscenze, accertarle porterebbe a dover riscrivere l'intera impalcatura della propria vita, sino alla mera quotidianità, alle scelte riguardanti i rapporti sociali ecc...

    E' ovvio che la scienza venga trattata come un nemico.
    Ma in realtà non lo è, e continua nel suo percorso conoscitivo, per fortuna.
    Già molto è cambiato grazie a questa nel comune percepire il mondo che ci circonda.
     
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    La mia personalissima opinione, magari l'ho già detta, è che scienza e pratica religiosa hanno ciascuna il proprio campo di autorevolezza: occorre salvare l'una dall'altra e viceversa. Non so se sono parole opportune e appropriate: La pratica religiosa riguarda la mia quotidianità, la scienza riguarda la comprensione di quel che osservo/misuro nel funzionamento delle cose. La scienza mi dice e descrive in che modo, grazie a quali processi, in virtù di quali leggi posso prendere in mano un sasso, la pratica religiosa mi aiuta a capire e scegliere se e perchè e quando lo devo fare... e soprattutto cosa devo fare e cosa faccio. La pratica religiosa mi rende libero in ciò che la scienza mi aiuta a comprendere.

    Quoto Theiwaz, finchè la scienza se ne doveva star buona (non avendo mezzi, o perchè zittita) per entrare in quel che chi usa le religioni per il proprio potere si era arrogato a spiegare, non c'era problema. Ora che comincia a dimostrare qualcosa ... quelli rosicano. C''è così tanto da spiegare, così tanti da aiutare che sinceramente ... a chi conviene contrapporre S con R? Stiamo contando le nostre monete o quelle dei nostri padroni?
     
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  9. Theiwaz
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 14/12/2013, 14:38) 
    La mia personalissima opinione, magari l'ho già detta, è che scienza e pratica religiosa hanno ciascuna il proprio campo di autorevolezza: occorre salvare l'una dall'altra e viceversa. Non so se sono parole opportune e appropriate: La pratica religiosa riguarda la mia quotidianità, la scienza riguarda la comprensione di quel che osservo/misuro nel funzionamento delle cose. La scienza mi dice e descrive in che modo, grazie a quali processi, in virtù di quali leggi posso prendere in mano un sasso, la pratica religiosa mi aiuta a capire e scegliere se e perchè e quando lo devo fare... e soprattutto cosa devo fare e cosa faccio. La pratica religiosa mi rende libero in ciò che la scienza mi aiuta a comprendere.

    Quoto Theiwaz, finchè la scienza se ne doveva star buona (non avendo mezzi, o perchè zittita) per entrare in quel che chi usa le religioni per il proprio potere si era arrogato a spiegare, non c'era problema. Ora che comincia a dimostrare qualcosa ... quelli rosicano. C''è così tanto da spiegare, così tanti da aiutare che sinceramente ... a chi conviene contrapporre S con R? Stiamo contando le nostre monete o quelle dei nostri padroni?

    Il tuo buon senso è qualcosa a cui rendo omaggio sempre con molto piacere :quoto:
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 14/12/2013, 14:38) 
    La mia personalissima opinione, magari l'ho già detta, è che scienza e pratica religiosa hanno ciascuna il proprio campo di autorevolezza: occorre salvare l'una dall'altra e viceversa.

    E' una affermazione scientifica o religiosa?
     
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    CITAZIONE (fajuzi @ 14/12/2013, 17:46) 
    E' una affermazione scientifica o religiosa?

    Importa davvero?
    Perchè deve essere o ... o .. ?
    Comunque ... non sono uno scienziato, non sono un religioso. Che affermazione è?
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 14/12/2013, 19:23) 
    Comunque ... non sono uno scienziato, non sono un religioso. Che affermazione è?

    E' un'affermazione che non riguarda nè la scienza nè la religione :)

    CITAZIONE (warmbeer @ 14/12/2013, 19:23) 
    Importa davvero?
    Perchè deve essere o ... o .. ?

    La mia domanda è: come si fa a fare una affermazione su qualcosa, senza che questa affermazione la riguardi? Può capitare che la religione dica alla scienza: tranquilla, tu sei libera... però non puoi andare contro di me. Sarebbe coerente? Lo stesso può fare la scienza. Ma chi può escludere, senza parlare di scienza, che la scienza cominci con l'occuparsi dei sassi, ma poi vada a parare in certi altarini a scassare gli zibbibbi alla religione? (E viceversa). Le affermazioni sulla scienza le fa la metascienza, e le affermazioni sulla religione le fa la metareligione, chi sta più in alto :wacko: ?
     
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  13. Theiwaz
     
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    Ma alla fine penso proprio che "la scienza", o meglio gli scienziati "seri" non se ne curino affatto e vadano a ricercare dove li porta la ricerca stessa.
    Che alcune scoperte, o alcune branche della scienza, poi risultano indigeste a qualcuno è invero un effetto del tutto secondario.

    E' la religione che ha più problemi al riguardo, secondo me. O meglio, alcune religioni. La maggior parte delle scuole Buddhiste mi sembra ci vadano abbastanza a braccetto.
     
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  14. Vajrapani
     
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    CITAZIONE (Theiwaz @ 14/12/2013, 10:45) 
    Il problema cona la scienza, a mio avviso, è che sta diventando un pericolo per molte branche della filosofia.

    Già Feynman negli anni '60 faceva notare come la filosofia della scienza è un tentativo di impastoiare la scienza che però viene in genere ignorato e bypassato dalla stessa.

    Non è assolutamente vero, basta vedere la filosofia della scienza contemporanea o l' ontologia , che è addirittura rinata proprio grazie all' informatica moderna e ha ritrovato in un certo senso un nuovo ruolo. L'apporto fecondo con le neuroscienze obbliga semmai molte voci filosofiche a ridefinire vecchi problemi o verità date per assodate dalla tradizione classica come il libero arbitrio o la capacità di intendere e volere dell'individuo, con riflessi etici, giuridici e sociali incredibilmente notevoli. Semmai si può dire che la scienza è un problema per la metafisica o per gran parte di essa, in cui rientrano i filosofi tomistici, poichè la maggior parte della filosofia analitica o di stampo anglosassone si confronta costantemente con la scienza.

    Questa della battaglia scienza/filosofia è un vecchio retaggio del primo dopoguerra forse ancora vivo in italia, dove tutto sommato domina ancora una filosofia ancorata esclusivamente all'interpretazione storica e letteraria senza veri confronti con le singole discipline scientifiche. Direi quindi che è un discorso parocchiale relativo all'italia e a certe correnti filosofiche.

    Si potrebbe poi aggiungere infine che in realtà sono le applicazioni e gli usi tecnologici sotto l'egida del capitalismo a costituire un reale problema sia per la scienza che per la filosofia. Vedi le denunce in tal senso di acuti pensatori della bioetica come Hans Jonas o Peter Singer.

    Edited by Vajrapani - 15/12/2013, 01:17
     
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  15. Dostioffski
     
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    CITAZIONE
    Come ha osservato Ian Barbour la relazione tra scienza e religione è oggi basata su differenze non di contenuto ma di metodo. Barbour rivela somiglianze e differenze molto istruttive tra i due metodi. Sia la scienza sia la religione comportano: a) l'interazione tra esperienza e interpretazione; b) Il ruolo della comunità e delle analogie (nessuna delle due prospettive ha senso per una persona esterna, che non abbia famigliarità con il linguaggio simbolico della comunità); c) la supremazia delle religioni piuttosto che degli oggetti (relazione tra le persone e le loro divinità nella religione, e tra gli elementi della materia - quali le onde di probabilità nelle strutture atomiche - nella scienza); d) l'uso della ragione per verificare le interpretazioni della realtà.
    Alcune differenze tra i due metodi restano comunque significative: a) la scienza concentra la sua riflessione sui mezzi piuttosto che sui fini; b) la scienza mira alla conoscenza di relazioni riproducibili espresse in leggi generali, mentre la religione enfatizza la comprensione configurazionale e il significato di una singola parte in relazione all'insieme; c) la scienza privilegia il distacco oggettivo opposto al coinvolgimento personale valorizzato dalla religione. Ma Barbour conclude, infine, che scienza e religione sono forme complementari di indagine della reatà. Egli afferma << Scienza e religione da sole forniscono una visione parziale. Abbiamo bisogno di usare varie categorie e quadri di riferimento. L'uomo che dice ''l'amore non è reale perchè non posso pesarlo'' sta confondendo due sistemi di riferimento>>
    [...]
    La maggior parte delle religioni, come il Buddismo, comprendono sia quelli che preferiscono adattarsi sia quelli che preferiscono opporsi, benchè la capacità di inclusione della tradizione favorisca un'incorporazione dei paradigmi scientifici nella visione del mondo buddista[...] Alcuni sostenitori della scienza evidenziano un passaggio in cui Buddha incoraggia la verifica dei suoi insegnamenti [...] Altri buddisti furono meno passionali. Come Malalasekera che affermò che Buddha si servì della scienza quando il caso lo richiedeva, ma che i misteri basilari del suo insegnamento andarono molto oltre la conoscenza che ogni approccio puramente scientifico poteva offrire.

    L'autore di questo saggio non lo conosco, ma se voleste saper di chi si tratta dovrei riuscire a reperirlo

    Ciao a tutti
     
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16 replies since 9/12/2013, 23:41   288 views
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