Voi siete dzogpa chenpo

Insegnamento sulla bodhicitta relativa e assoluta

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  1. Ohrmus
     
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    Se stiamo incatenati dalle speranze e dalle paure, dalle aspettative e dall'ansia, abbiamo bisogno di riorientarci, di usare la visione dello dzog chen come stella polare per navigare meglio. E' infatti segno che non stiamo dimorando in rigpa, ma che siamo ancora coinvolti nella mente puramente concettuale, cosa che non è la pratica di questo meraviglioso veicolo.

    Ma esiste un modo per tagliar corto nella nostra ricerca, prima cioè che debba essere compiuta totalmente? Abbiamo bisogno di conoscere la natura del cercatore , perché la ricerca sia compiuta.

    La devozione e la fiducia nel nostro maestro è la pratica in grado di garantire che non ci discosteremo dall'esistenza del sentiero. C'è chi arriva alla prematura conclusione che un insegnamento cosi spoglio, diretto, essenzializzato qual è l'insegnamento della Grande Perfezione non-duale dello dzog chen non richieda, e sopratutto non debba richiedere, né fede, né devozione, né una pratica relativa, e di conseguenza neppure una qualsiasi coltivazione internazionale. Queste persone sono arrivate alla conclusione affrettata che la bodhicitta altruistica, le attività virtuose, la moralità e le pratiche spirituali ed esse correlate non abbiano nulla a che fare con la pratica naturale della profonda Grande Perfezione.

    Da un certo punto di vista possiamo dire che questo è vero, o forse che è vicino al vero. E' vero infatti che tutte queste cose si ritrovano all0interno del contesto della veitò relativa,all'interno della dimensione della mente ordinaria(sem): questo è innegabile e questi sforzi in materia spirituale non sono necessariamente identici allo dzog chen stesso, che è la realtà assoluta, che trascende la mente.
    Dunque non è per certi versi totalmente errato pensare che la vede, la devozione, uno sforzo indirizzato verso un proposito e la coltivazione di pratiche relative non siano lo dzog chen, la natura assoluta delle cose, il sorgere spontaneo o spontanea saggezza della consapevolezza innata; è vero che queste pratiche relative sono mente, (sono namtok) e che non sono lo dzogchen in sé per sé. Va comunque detto che esse sono ESTREMAMENTE IMPORTANTI per colo che, come noi, sono ancora coinvolti nel vivere nel mondo relativo. Non possiamo negare l'operato del karma, né che il nostro condizionamento continua a incatenarci. Per una persona che realizzase in modo istantaneo la perfetta buddhità(che altro non è se non rigpa), e che in quello stessi istante l'attuasse completamente, non vi sarebbe invece più nulla di relativo da fare: questa persona non sarebbe più in questo mondo. Fintantoché però fosse ancora incarnata e avesse da caminare su questa Terra, probabilmente sarebbe un essere equilibrato e degno... Perché mai far del male agli altro che sono soltanto come noi?
    Se volete entrare in una casa, avete bisogno di passare dalla porta, almeno all'inizio :D Dopo aver capito come sono fatte le cale, però, scoprirete che ci sono altre vie per entrare, per esempio dalla finestra, o magari scendendo per il camino. Ma probabilmente continuerete ad usare perlopiù la porta, anche se non sarete necessariamente limitati a quell'unica maniera di entrare o di avvicinarvi. Analogamente, una volta realizzato rigpa, la verità assoluta, di solito si continua a funzionare all'interno della realtà relativa, manifestandosi quali pesone comuni, equilibrate, che vivono in modo etico, agiscono compassionevolmente, e cosi via. E perché non dovremmo? SS Khyentse Rinpoche diceva: Quando davvero comprenderete il funzionamento del karma sul livello della verità relativa. Che altro mette tutto in movimento?
    Lo dzog chen è come la chiave del cielo, di uno spazio aperto che include lo spazio contenuto nella casa: la fede, la fiducia e la devozione sono invece come le chiavi della porta. Lo spazio dentro e fuori dalla casa è sempre simile alla vasta, confortevole espansione del rigpa stesso, ma quando vi si entra per la prima volta pare ci sia bisogno di una chiave. Inoltre pare che, perlopiù, abbiamo bisogno di vivere dentro una casa, per quanto questo non sia altro che un concetto venuto in mente a qualcuno dopo l'epoca degli uomini-scimmia:) .Vedete che non possiamo negare l'opportunità delle strutture concettuali, anche se sono in un certo senso limitate? In questa analogia, la chiave sembra essere qualcosa di diverso dalla casa: per entrare in una casa chiusa, ci vuole una chiave, e la fede e la devozione lo sono come la chiave per la spaziosa magione della Grande Perfezione innata. Una volta che siamo in casa sappiamo che cos'è la casa, riconoscerla, e ricordarcela, e possiamo goderne in modi diversi.

    La preziosa bodhicitta, l'inestimabile fiducia, devozione, compassione e tutte le pratiche relative, sono di straordinario aiuto, di straordinario sostegno per la realizzazione assoluta- tutti maestri di vajra concordano su questo punto essenziale.


    Edited by Ohrmus - 18/8/2012, 13:43
     
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9 replies since 16/8/2012, 23:40   240 views
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