Dodici principi fondamentali del buddhismo

di Christmas Humphreys

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    ***Karma Drolma***

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    *** Dodici principi fondamentali del buddhismo ***


    di Christmas Humphreys, uno dei padri del buddismo europeo.


    Tratto da "Il buddhismo" di Christmas Humphreys, Edizioni
    Ubaldini, Roma, 1964
    Un testo del 1945 in cui l'autore, della Società Buddhista di
    Londra, tentò di enumerare una serie di principi che
    accomunassero tutti i tipi di Buddhismo.




    1) Raggiungere la propria salvezza è per tutti un compito non rinviabile. Se un uomo è
    stato ferito da un dardo, non procrastinerà l'estrazione dello stesso chiedendo notizie
    sul feritore o sulla lunghezza e caratteristiche del dardo.
    Si cominci subito a guardare in viso la vita come essa è, imparando sempre per
    esperienza personale diretta.

    2) Il primo fatto incontrovertibile dell'esistenza è la legge del continuo mutamento, o della
    decadenza.
    Tutto quel che esiste - un topo, una montagna, un pensiero, un impero - passa attraverso
    il medesimo ciclo d'esistenza, cioè nasce, cresce, decade, scompare. Solo la vita ha
    continuità, sempre alla ricerca d'autoespressione in nuove forme. "La vita è un ponte: non
    costruiteci sopra nulla. La vita è un processo in perenne fluire, chi s'aggrappa a
    qualsivoglia forma, per splendida che sia, soffrirà, perché avrà cercato di opporsi alla
    corrente".

    3) La legge del continuo mutamento si applica parimenti all'uomo. Non v'è principio
    alcuno, in un individuo, che sia immortale e immutabile. Soltanto il "senza nome", la
    realtà ultima, è al di là d'ogni mutamento. Ogni forma di vita, incluso l'uomo, è una
    manifestazione della realtà ultima. Nessuno possiede la vita che scorre in lui, come
    nessuna lampadina possiede la corrente che le fornisce luce.

    4) L'universo è l'espressione di leggi. Ogni effetto ha una causa e l'anima o indole
    dell'uomo è il risultato finale dei suoi precedenti pensieri e azioni. Il karma, che significa
    azione-reazione, governa ogni esistenza e l'uomo è forse l'unico creatore delle proprie
    circostanze e della propria reazione ad esse, del proprio stato futuro e del proprio
    destino ultimo. Mediante il retto pensiero e la retta azione egli può gradualmente purificare
    la propria indole e cosi', grazie alla realizzazione delle facoltà latenti, potrà conseguire,
    con l'andar deltempo, la liberazione dalla rinascita. Questo processo abbraccia lunghissimi
    periodi di tempo e varie rinascite, ma ogni forma di vita raggiungerà certamente il risveglio.

    5) La vita è una e indivisibile, sebbene le sue forme sempre mutevoli siano innumerevoli e
    caduche. Dunque, in definitiva, non c'é morte alcuna, sebbene ogni forma di vita debba
    morire. Dalla comprensione dell'unità della vita scaturisce la compassione, un senso
    d'identità con le altre forme di vita. La compassione èdescritta come "la legge delle leggi -
    l'eterna armonia" e chi rompe quest'armonia dovrà soffrire, ritardando il proprio risveglio.

    6) Poiché la vita è una sola, gli interessi d'una parte dovrebbero coincidere con quelli del
    tutto. Nella sua ignoranza l'uomo pensa di adoprarsi con successo al raggiungimento dei
    propri interessi. Questa mal diretta, egoistica energia produce sofferenza. L'uomo impara,
    soffrendo, a ridurre e, infine, ad eliminare la causa della propria sofferenza -. Il Buddha
    insegnò quattro nobili verità: a) la realtà della sofferenza b) la sua origine e la sua
    cessazione d) il sentiero che conduce alla sua cessazione, ossia l'ottuplice sentiero.

    7) L'ottuplice sentiero consiste in
    1) retta convinzione
    2) retta aspirazione
    3) retta parola
    4) retta azione
    5) retti mezzi di sostentamento
    6) retto sforzo
    7) retta concentrazione
    8) retta meditazione.
    Poiché il buddismo è una prassi di vita, il percorso di tale sentiero è
    essenziale alla propria liberazione.
    "Desisti dal fare il male, impara a fare il bene, purifica il
    tuo cuore. Questo è l'insegnamento di tutti i Buddha".

    8) La realtà ultima non si può descrivere e un dio non è la realtà ultima. Ma il Buddha, un
    essere umano, divenne il risvegliato: il fine della vita è perciò il conseguimento del
    risveglio. Questo stato, il nirvana, l'estinzione delle limitazioni dell'io, si può raggiungere in
    questa stessa vita. Tutti gli uomini e tutte le altre forme di vita contengono "in nuce" la
    facoltà di raggiungere il risveglio. Si tratta, quindi di diventare quel che già si é. "Guarda
    dentro di te: tu sei il Buddha".

    9) Tra il risveglio potenziale e la sua attuazione si stende la via di mezzo, il sentiero degli
    otto elementi. Esso va dal desiderio alla pace; un processo di autosviluppo fra gli opposti
    che evita gli eccessi. Il Buddha percorse questa via fino alla fine. E l'unica fede richiesta
    dal buddismo è la credenza ragionevole che là dove una guida è già proceduta, vale la
    pena che procediamo anche noi. Tale via deve essere percorsa dall'uomo integralmente,
    sviluppando cuore e mente (saggezza e compassione). Il Buddha fu anche "il pienamente
    compassionevole" oltre ad essere "il pienamente illuminato".

    10) Il buddismo mette in risalto la necessità della concentrazione e della meditazione che
    conduce allo sviluppo delle facoltà spirituali. La vita interiore è altrettanto importante
    quanto l'attività esteriore quotidiana e periodi di calma per la mente sono essenziali
    per una vita equilibrata. Il buddista dovrebbe essere sempre "attento e padrone di sé",
    alieno da ogni attaccamento emotivo ed intellettuale per il fuggevole spettacolo della vita.
    Tale atteggiamento sempre cauto nei riguardi delle circostanze, che egli sa essere una
    propria creazione, lo aiuta a mantenere sempre sotto controllo le proprie reazioni alle
    circostanze.

    11) Il Buddha disse: "Datti da fare per la tua salvezza con diligenza". Il buddismo non
    riconosce alcuna autorità per accertare il vero, tranne l'intuizione del singolo. Ognuno
    deve subire le conseguenze dei propri atti e trarne ammaestramento, mentre aiuta i propri
    simili a raggiungere la stessa liberazione. E le preghiere rivolte al Buddha o a qualsivoglia
    divinità non potranno impedire a un effetto di far seguito alla sua causa. I monaci buddisti
    sono maestri ed esempi, ma in nessun modo sono intermediari fra la realtà ultima e
    l'individuo. E' praticata la massima tolleranza verso ogni altra religione e filosofia, perché
    nessuno ha il diritto di intromettersi nel viaggio del suo prossimo verso la meta.

    12) Il buddismo non è pessimista né evasivo: non nega l'esistenza di dio o dell'anima, ma
    dà la propria interpretazione di questi termini. E' un sistema di pensiero, una religione, una
    scienza spirituale e un'arte di vivere, ragionevole pratico, onnicomprensivo. Per più di
    duemila anni ha soddisfatto i bisogni spirituali di circa un terzo dell'umanità. Esercita un
    fascino per l'Occidente perché non ha dogmi, soddisfa al tempo stesso la ragione e
    il cuore, insiste sulla necessità di fare affidamento su se stessi e d'essere tolleranti verso
    le altrui opinioni, abbraccia scienza, religione, filosofia, psicologia, etica ed arte, ritiene che
    l'uomo sia il creatore della propria vita attuale e l'artefice del proprio destino.

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