Sulla meditazione....

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  1. Tomo Ko
     
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    www.ilreiki.it/05_Reiki_Meditazione.htm


    LA MENTE DEI BUDDISTI

    Cosa può insegnare il buddismo ai neuroscienziati? Può indicargli la via della felicità?
    Il filosofo Owen Flanagan analizza gli effetti della meditazione sul nostro cervello
    OWEW FLANACAW, NEW SCIENTIST, GRAN BRETAGNA

    I membri della mia tribù - ci definiamo naturalisti filosofici - trattano ogni discorso sull'anima e lo spirito in senso metaforico. Quando parliamo di sede dell'anima ci riferiamo al cervello e al resto del sistema nervoso. Il Dalai Lama parla di una "coscienza luminosa" che trascende la morte e che non avrebbe una correlazione cerebrale, ma noi crediamo che anche questa possa essere compresa a livello neurale.
    Una questione interessante per i neuroscienziati è come si attiva il cervello dei buddisti o di qualunque persona saggia, felice e virtuosa. In che modo si riflettono nel cervello la felicita, la serenità e I'affabile gentilezza che derivano dalla pratica buddista della meditazione? E come si manifesta questa esperienza soggettiva? La neuroscienza sta cominciando a fornire delle risposte.
    Usando tecniche come la tomografia a emissione di positroni (Pet) e la risonanza magnetica funzionale, possiamo studiare il cervello in azione. Sappiamo che ci sono due aree principali coinvolte nelle emozioni, l'umore e il temperamento. L'amigdala - una struttura simmetrica a forma di mandorla situata nel proencefalo - e le regioni adiacenti fanno parte del sistema di allerta rapida che gestisce paura, ansia e sorpresa. E' probabile che queste strutture siano implicate anche in altre emozioni fondamentali come la rabbia. La seconda area comprende i lobi prefrontali. Da tempo è noto che queste strutture hanno un ruolo importante nella prudenza, la pianificazione e l'autocontrollo, ma adesso si sa che sono implicate anche nelle emozioni, l'umore e il temperamento.
    Felici si diventa
    Sulla base di queste conoscenze, alcuni neuroscienziati hanno cominciato a studiare il cervello dei buddisti. Richard Davidson, del laboratorio per la neuroscienza affettiva dell'università del Wisconsin, a Madison, ha scoperto che i lobi prefrontali sinistri di "buddisti esperti" si attivano in modo constante, e non solo durante la meditazione.
    E' un dato significativo, perché un'attività persistente nei lobi prefrontali sinistri indica emozioni positive e buon umore, mentre un'attività persistente nei lobi prefrontali destri è segno di emozioni negative.
    Possiamo ipotizzare con una certa sicurezza che quelle anime buddiste apparentemente felici e quiete che si incontrano a Dharamsala, in India, dove vive il Dalai Lama, sono davvero felici. Dietro quella quieta apparenza si nascondono lobi prefrontali sinistri sempre attivi.
    I buddisti non nascono felici. Non è ragionevole pensare che i buddisti tibetani siano un gruppo biologico così omogeneo da essere nati, unici tra gli esseri umani, con un "gene" della felicità che attiva la corteccia prefrontale sinistra. L'ipotesi più plausibile è che ci sia qualcosa nella pratica buddista che provoca un certo tipo di felicità.
    Quali sono gli effetti della pratica buddista sull'amigdala e sulle altre reti neurali del preencefalo subcorticale?
    Grazie all'importante lavoro di Joseph LeDoux dell'università di NewYork, sappiamo che una persona può essere condizionata, attraverso l'amigdala e il talamo, al punto da spaventarsi per cose per le quali non ci sarebbe niente da aver paura. Sappiamo anche che è estremamente difficile contrastare quello che l'amigdala "pensa" e "sente" usando solo il pensiero razionale e consapevole.
    Alcuni affascinati lavori preliminari evidenziano che l'attenta pratica meditativa potrebbe "addomesticare" l'amigdala. Paul Ekman, del centro medico dell'Università della California a San Francisco, ha scoperto che i meditatori esperti non si innervosiscono, non si agitano né si sorprendono quanto la gente comune per i rumori improvvisi, anche se sono colpi di arma da fuoco.
    Penso che alla fine ricerche come questa ci consentiranno di capire se l'esercizio meditativo buddista possa cambiare il modo in cui il cervello risponde a certi stimoli ambientali. Oggi gli antidepressivi sono il metodo più usato per contrastare le emozioni negative, ma nessun antidepressivo rende una persona felice.
    D'altra parte la meditazione e la consapevolezza buddiste, nate 2.500 anni prima del Prozac, possono portare a un'intensa felicità e chi le pratica è in armonia con la sua ardente corteccia prefrontale e la sua placida amigdala.


    STUDIO CONFERMA: I BUDDISTI SONO PIÙ SERENI

    INTERNAZIONALE - GIUGNO 2002

    I buddisti mandano buone vibrazioni - letteralmente. Sono cioè nella media più sereni degli altri grazie alla meditazione che, come indicano rilevamenti fatti sul sistema nervoso centrale negli Stati Uniti, funziona come un massaggio cerebrale e permette di contenere le emozioni.
    I rilevamenti eseguiti con sonde elettromagnetiche sull'attività cerebrale di chi ha esperienza nella meditazione, stando a uno studio condotto all'University of Wisconsin di Madison, rivelano che ci sono aree della corteccia costantemente "accese". Anche quando i soggetti sotto esame non stanno meditando.
    Le aree in questione sono proprio quelle del lobo prefrontale sinistro che, sottolinea la rivista britannica New Scientist in un servizio sull'argomento, si accendono solitamente con le emozioni di tipo positivo e nell'esercizio del controllo di sé. Secondo Paul Ekman, neuroscienziato dell'University of California di San Francisco che ha condotto studi simili con dispositivi a risonanza magnetica e a emissione di positroni, i buddisti reagiscono alle situazioni con minore ansia, risentimento e aggressività.
    Grazie alle nuove tecniche, gli studi confermano nella sostanza quanto emerso da altre ricerche sull'influenza benefica della meditazione e della contemplazione sulle attività cerebrali e sullo stato psicofisico generale.
    Forse, afferma Ekman, la meditazione e la capacità di riflettere temperano l'attività dell'amigdala, un organo a forma di mandorla che costituisce una delle aree più antiche della parte anteriore del cervello dei mammiferi. Questo organo, assieme alle conformazioni circostanti, è legato ai ricordi negativi e alle sensazioni della paura e della rabbia. Ma anche alle reazioni istintive e di risposta automatica. La meditazione cioè contribuirebbe a un'integrazione dei circuiti legati alle emozioni primarie e negative con circuiti evolutivamente più recenti. Si realizzerebbe così una specie di filtro delle emozioni, che verrebbero esperite e vissute in maniera più razionale e positiva.


    LA SCIENZA DELLA MEDITAZIONE

    PSYCHOLOGY TODAY
    STATI UNITI - GIUGNO 2001

    Il quattordicesimo Dalai Lama si considera un semplice monaco buddista, ma ormai in Occidente è diventato un'icona. Non solo ha avuto il Nobel per la pace e ha risvegliato l'interesse per il Tibet, ma ha suscitato la curiosità di molti scienziati sulla religione buddista e in particolare sulla meditazione. Diverse ricerche hanno confermato il ruolo dì questa pratica nel ridurre l'ansia, lo stress e la depressione. Secondo alcuni, rinforza anche il sistema immunitario. Un gruppo di ricercatori dell'Università di Harvard ha esplorato gli effetti della meditazione sul cervello. Grazie alla risonanza magnetica si e visto che attiva un'area cerebrale responsabile delle funzioni del nostro corpo che non controlliamo, come la digestione o la pressione sanguigna - funzioni che possono essere compromesse dallo stress. La meditazione interessa anche gli psicoterapeuti, spiega Psychology Today, che sempre più numerosi la integrano alla psicoterapia. Oltre a placare l'ansia, contribuisce all'accettazione di sé e a migliorare le capacità introspettive.


     
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  2. dianabluda10
     
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    In merito ho dei link che mi ha passato Aquila in privato, colgo l'occasione perchè hai parlato di neurologia e meditazione

    http://lescienze.espresso.repubblica.it/ar...t%C3%A0/1342073

    http://lescienze.espresso.repubblica.it/ar..._dolore/1347384

    http://lescienze.espresso.repubblica.it/ar...cettiva/1284714

    www.news-medical.net/news/20110422/1647/Italian.aspx

    http://salute.asca.it/interna.php?articolo...52&sezione=news
     
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  3. Tomo Ko
     
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    Una quarantina di pagine....

    La meditazione non consiste nel sviluppare stati simili alla trance: ma è l'affinamento delle percezioni, vedere le cose come realmente sono. la meditazione a questo rivello equivale a rapportarsi ai conflitti delle nostre sitauzioni di vita, come usare una pietra per affilare un coltello. La situazione in questo caso è la pietra.
    Trungpa Rinpoche

    http://www.studio-duranti.it/documenti/med...ofisiologia.pdf
     
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  4. Tomo Ko
     
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    Vi posto solo il link perchè è espressamente vietato riprodurre il contenuto:

    La meditazione «spegne» i pensieri nocivi

    http://www.corriere.it/salute/12_marzo_31/...c853f7d5d.shtml
     
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  5. Tomo Ko
     
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    http://www.sfgate.com/health/article/Stanf...9748.php#page-1

    La meditazione dei monaci studi di Stanford, la compassione
    Meredith maggio



    Stanford neuroeconomist Brian Knutson è un esperto nel centro di piacere del cervello che lavora in tandem con le nostre decisioni finanziarie - la biologia dietro perché ignorare la caffettiera in cucina per acquistare il caffè Starbucks 4 dollari ogni giorno.

    Egli può collegare ad uno scanner del cervello, vi porterà a fare shopping simulato e dire guardando i vostri nucleo accumbens - una zona profonda all'interno del vostro cervello associata con la lotta, fuga, mangiare e fornicare - come si elabora il rischio e la ricompensa, se sei uno spendaccione o un avaro.

    Così, quando i suoi colleghi lo ha visto mettere monaci tibetani buddisti e suore nella macchina MRI nel seminterrato del palazzo psicologia Stanford, ha disegnato alcune doppia porta.

    Knutson è ancora interessato nel nucleo accumbens, che riceve un colpo dopamina quando una persona anticipa qualcosa di piacevole, come vincere al blackjack.

    Solo ora vuole sapere se la stessa area del cervello può illuminare per ragioni altruistiche. Può estendere la compassione a un'altra persona lo stesso aspetto nel cervello come anticipare qualcosa di buono per se stessi? E chi meglio provare di monaci tibetani, che hanno speso la loro vita perseguendo uno stato di non-attaccamento disinteressato?

    Meditazione della scienza
    Lo "studio monaco" a Stanford è parte di un campo emergente della scienza meditazione che è decollato negli ultimi dieci anni con i progressi nella tecnologia dell'immagine del cervello, e di interesse popolare.

    "Ci sono molti neuroscienziati là fuori guardando la consapevolezza, ma non molti che stanno studiando la compassione", ha detto Knutson. "La visione buddista del mondo, in grado di fornire alcune informazioni potenzialmente interessanti sui circuiti di ricompensa sottocorticali coinvolti nella motivazione".

    Osservando meditatori esperti, i neuroscienziati sperano di ottenere un quadro migliore di quello che appare come la compassione del cervello. Ha il cervello di un monaco si comportano in modo diverso il cervello di un'altra persona, quando i due sono entrambi la compassione che si estende? E 'altruismo innato, o può essere appresa?

    Guardando al futuro, i neuroscienziati chiedersi se la compassione può essere neurologicamente isolato, se un giorno potrebbe essere sfruttata per aiutare le persone a superare la depressione, per risolvere bambini con iperattività, o anche a ricollegare uno psicopatico.

    "In questo momento stiamo cercando di sviluppare prima la misurazione della compassione, così poi un giorno possiamo sviluppare la scienza intorno ad esso", ha detto Knutson.

    La riduzione dello stress
    Trent'anni fa, medico il professor Jon Kabat-Zinn utilizzato la meditazione come base per il suo rivoluzionario "Mindfulness-Based Programma di Riduzione dello stress". Ha messo le persone con dolore cronico e depressione attraverso un periodo di sei settimane la pratica della meditazione nel seminterrato della University of Massachusetts Medical Scuola e divenne uno dei primi professionisti per registrare la meditazione relativi miglioramenti per la salute in pazienti con dolore intrattabile. Le sue tecniche di riduzione dello stress sono ora utilizzati in ospedali, cliniche e HMO.

    "Negli ultimi 25 anni c'è stato uno spostamento di marea nel campo, e ora ci sono 300 articoli scientifici su mindfulness", ha detto Emiliana Simon-Thomas , direttore di scienza per il maggior centro la buona scienza all'Università di Berkeley.

    Le persone che meditano mostrano più di sinistra-dominanza dell'emisfero cerebrale, secondo gli studi fatti meditazione presso il Centro per le indagini Minds sani alla University of Wisconsin-Madison .

    "Essenzialmente quando si spendono un sacco di tempo a meditare, il cervello mostra un modello di sentirsi sicuri nel mondo e più a suo agio nell'affrontare persone e situazioni, e meno vigile e paura, che è più associato con l'emisfero destro," ha detto.

    Effetto sull'invecchiamento
    Lo studio più completo della meditazione scientifica, il Progetto Shamantha guidato da scienziati della UC Davis, indica la meditazione porta a migliorare la percezione e può anche avere qualche effetto sull'invecchiamento cellulare.

    I volontari che hanno speso una media di 500 ore di attenzione focalizzata in meditazione durante un periodo di tre mesi di ritiro, nel 2007 sono stati migliori rispetto al gruppo di controllo a rilevare piccole differenze nella lunghezza delle linee, riprodotte sullo schermo. Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni di sangue tra i due gruppi, hanno trovato rifugio la popolazione ha avuto il 30 per cento più della telomerasi - l'enzima nelle cellule che ripara l'accorciamento dei cromosomi che si verifica per tutta la vita. Ciò potrebbe avere implicazioni per i tappi di protezione piccole alle estremità del DNA note come telomeri, che sono stati collegati alla longevità.

    "Questo non significa che se si medita, si sta andando a vivere più a lungo", ha detto Clifford Saron , un neuroscienziato ricerca che ha portato lo studio presso la UC Davis Center for Mente e Cervello.

    "E 'una questione empirica a questo punto, ma è notevole che un senso di scopo nella vita, la convinzione che i vostri obiettivi e valori stanno venendo più in allineamento con il vostro futuro passato e proiettata è probabile che colpisce qualcosa a livello della biologia molecolare, "Saron ha detto.

    Studio monaco Knutson della Stanford è nelle sue fasi iniziali. Ha alcuni dati raccolti da undergrads Stanford da utilizzare come parte del gruppo di controllo, ma ha ancora bisogno di meditatori inesperti più e monaci di andare in macchina di risonanza magnetica. Si tratta di un costoso proposta . I soggetti sono in macchina per otto a 12 ore al giorno, per tre giorni, a 500 dollari l'ora.

    Dalai Lama donazione
    Knutson studio è finanziato dalla Stanford Center for Compassion ricerca e l'altruismo e l'istruzione , che è stato avviato con una donazione considerevole di denaro seme dal Dalai Lama dopo la sua visita campus 2005 per discutere di favorire lo studio scientifico delle emozioni umane.

    Knutson e il suo team ha chiesto ai monaci e le monache di sdraiarsi nello scanner MRI e guardare una serie di volti umani proiettati sopra i loro occhi. Ha chiesto loro di trattenere l'emozione e un'occhiata ad alcuni dei volti in modo neutrale, e per gli altri, a guardare e mostrare compassione sentendo le loro sofferenze.

    Poi ha tirato fuori una serie di dipinti astratti e chiese ai suoi sudditi di valutare quanto gli piaceva l'arte. Quello che i monaci e le monache non sapeva era che Knutson è stato lampeggia anche foto subliminali delle stesse facce prima che le immagini dell'arte.

    "Affidabile a loro piace l'arte più se i volti che hanno mostrato compassione è venuto prima", ha Knutson ha detto, "che porta ad una ipotesi che ci sia una sorta di happening compassione riporto."

    Estendere la compassione
    Avanti Knutson ha chiesto ai buddisti di praticare uno stile di meditazione chiamata "Tonglen", in cui la persona si estende la compassione verso l'esterno dal loro cerchio interno, in primo luogo al loro genitore, poi un buon amico, poi a uno sconosciuto e l'ultimo a tutti gli esseri senzienti. Vuole vedere se l'attività cerebrale cambia a seconda su diversi tipi di compassione.

    "C'è una preoccupazione che gli scienziati potrebbero essere 'cercando di provare la meditazione', ma ci sono scienziati che cercano di capire il cervello", ha detto Matthew Sacchet, uno studente di dottorato neuroscienze alla Stanford lavorare con Knutson.

    "La ricerca ha importanti possibilità per la medicina, ed inoltre potrebbe sbarazzarsi di alcuni dei fuzz e contribuire a rendere la meditazione più empiricamente fondata," ha detto. "Se c'è qualche tipo di struttura sottostante deve essere inteso scientificamente, potrebbe rendere le cose più chiare per tutti".
     
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  6. _Uno_
     
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    Sempre sulla meditazione http://www.informasalus.it/it/articoli/bos...ne-ospedale.php
     
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  7. Tomo Ko
     
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    CITAZIONE (_Uno_ @ 24/4/2013, 08:34) 

    Grazie, molto interessante...
     
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  8. Iwan Yong
     
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    Allego questo interessante PDF su "Meditazione e Salute" :)

    http://www.liber-rebil.it/wp-content/uploa...IONE-SALUTE.pdf
     
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  9. sabrigabri
     
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    Mi permetto di segnalarvi questo link:
    http://www.viewmagazine.org/index.php/arti...ha-project.html

    e questo :
    www.buddhachannel.tv/portail/spip.php?article20529

    Saluti
     
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8 replies since 3/9/2011, 16:00   410 views
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