Come difendersi nelle discussioni più accanite

La Logica non è un'opinione

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    Got ignorance?
    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    https://patrimonilinguistici.it/fallacie-logiche/
    CITAZIONE
    20 fallacie logiche da conoscere per vincere un dibattito linguistico

    by Michele Ghilardelli

    Le fallacie logiche sono ragionamenti, frasi e modi di porsi che impediscono una discussione limpida e corretta.

    E’ importante conoscerle e saperle individuare per imparare a condurre discussioni vincenti. A maggior ragione perché chi odia la diversità linguistica conosce molto bene le fallacie logiche ed è in grado di impiegarle in modo magistrale per darti torto (anche se il torto marcio ce l’ha lui!).


    Ho cercato di rendere la trattazione semplice e concreta chiamando in causa il signor A e il signor B.

    A è l’interlocutore che per parla per primo portando il suo argomento. E’ la vittima della fallacia logica.

    B è l’interlocutore che parla per secondo. E’ chi usa la fallacia logica.

    Tutto chiaro? Perfetto! Ora sei pronto ad immergerti nel vivo del discorso. Qui di seguito troverai 20 comuni fallacie logiche usate dai glottofobi, la spiegazione con esempi annessi e come difenderti.
    1. Argumentum ad misericordiam

    B colpevolizza A dicendo che la sua affermazione vanifica uno sforzo.

    Questa fallacia logica fa leva sul senso di colpa dell’interlocutore che, con la sua affermazione, renderebbe nullo uno sforzo.

    L’obiettivo è quello di mettere a disagio l’interlocutore e farlo passare per insensibile alle persone che assistono al dibattito.

    Esempio

    Se affermi:

    Dobbiamo continuare a parlare le lingue regionali italiane.

    qualcuno potrebbe rispondere usando un argumentum ad misericordiam:

    Con tutti gli sforzi che ci sono stati per unire l’Italia voi difendete i dialetti.

    In questo modo lui vuole farti passare come un retrogrado antipatriottico che sputa sui morti dell’Unità d’Italia.

    Come controbattere

    Fai notare gentilmente che rispetti il suo punto di vista e non vuoi vanificare gli sforzi di nessuno, ma la verità è la verità anche se è scomoda e non ci piace.

    Un po’ come quando impieghi un’ora per un esercizio di matematica e ti accorgi che la risposta è errata. Non diventa giusta perché hai faticato un’ora a fare l’esercizio.

    In questo caso è la stessa cosa.

    Rifacendoci all’esempio che ti ho dato, puoi rispondere così all’interlocutore:

    Massimo rispetto per chi è morto durante il Risorgimento. Questo però non significa che tutte le idee dell’epoca fossero giuste e siano ancora valide dopo quasi due secoli.

    2. Argumentum ad baculum

    B afferma che A andrà incontro a un evento nefasto Y per via della sua affermazione X.

    Tra le fallacie logiche, questa ha un ruolo particolare perché fa leva su uno dei nostri istinti atavici: la paura. Infatti, consiste nello spaventare l’avversario di un dibattito ricordandogli che le sue affermazioni avranno conseguenze poco piacevoli.

    Spesso affermazioni di questo tipo riescono a fare indietreggiare anche le persone più spavalde. Ognuno di noi ha un “interruttore della paura“. Chi usa l’argumentum ad baculum lo sa scovare e lo schiaccia con forza.

    Esempio

    Molto spesso, nel campo delle lingue regionali, i glottofobi più antipatici fanno notare agli attivisti:

    Sì, sì, continua pure a parlare in dialetto, così le persone ti prenderanno per ignorante.

    Con questa frase fanno leva sul pregiudizio che vorrebbe i “dialettofoni” come gente che non ha studiato. Praticamente parlerebbero in “dialetto” proprio perché sono così ignoranti da non sapere padroneggiare l’italiano.

    Come controbattere

    In generale, devi dimostrare di non avere paura delle conseguenze perché hai già pensato a tutto.

    Puoi anche aggiungere che ti dispiace per chi sostiene l’argomento avverso al tuo, perché anch’egli dovrà confrontarsi con determinate conseguenze.

    In pratica rigiri l’argumentum ad baculum contro il tuo interlocutore, ma in modo indiretto.

    Parla in senso generale. Evitare l’attacco personale è fondamentale, mi raccomando! Altrimenti ne uscirebbe una zuffa e la discussione finirebbe per crollare.

    Sempre riallacciandoci all’esempio che ti ho fornito, potresti rispondere:

    Io sono istruito e parlo bene l’italiano, quindi non ho paura di parlare la mia lingua regionale e passare per ignorante. Mi dispiace per le persone che sono obbligate ad usare l’italiano per far vedere che sono più istruite di quanto sono realmente.

    3. Argumentum ad personam

    Il soggetto B rinfaccia a A di non essere credibile per via di una propria caratteristica personale.

    Il focus della discussione viene spostato dall’argomento principale alla persona. Non si tratta di insultare o prendere in giro l’interlocutore che fa una certa affermazione, ma di sminuire la sua affermazione perché detta da lui non è credibile.

    Chi usa questa fallacia si aspetta una di queste 2 reazioni:

    La vittima attacca a sua volta diventando scortese passando dalla parte del torto;
    La vittima si ritira per non essere messa alla berlina.

    Esempio

    Secondo un diffuso pregiudizio, un esperto del dialetto locale deve essere autoctono da innumerevoli generazioni. Dunque non è raro trovare dei geni del male che, invece di fare i complimenti a un figlio di siciliani nato a Milano che promuove il milanese con passione, gli rivolgono l’obiezione:

    Tu hai un cognome meridionale, quindi non puoi parlare il vero dialetto milanese.

    Come controbattere

    Il modo migliore per combattere la reductio ad personam è farsi aiutare da una persona autorevole, direttamente e indirettamente.

    Direttamente, chiedendogli di intervenire e dire ai detrattori:

    Ehi, (l’interlocutore) ha ragione perché queste cose le diciamo anche noi esperti di settore. Siete voi che avete torto, e dovreste vergognarvi di attaccarlo con argomenti ad personam per togliere la credibilità a (l’interlocutore).

    Indirettamente, citando la persona autorevole:

    Quello che dico io non me lo sono inventato, lo ha detto anche (persona autorevole) (dove lo ha detto, con riferimenti il più possibile precisi).

    4. Reductio ad ridiculum

    B mette in ridicolo l’affermazione di A.

    Questo è un sistema tipicamente usato dai troll, i disturbatori della Rete. Dato che non vogliono portare avanti una discussione seria ma farsi grasse risate, affrontano l’interlocutore con un tono da presa in giro.

    A volte la presa in giro è meno diretta, ma porta comunque a ritenere l’argomento di discussione una pagliacciata.

    Spesso la reductio ad ridiculum fa leva su un sentimento comune al pubblico di riferimento (per esempio l’argomento di un gruppo di discussione). In questo caso la fallacia logica trova terreno fertile nello spirito del gruppo, dando origine a un mix letale.

    Esempio

    I “dialetti”, come si sa, fanno ridere. Quindi non è difficile usare la reductio ad ridiculum a fini glottofobi.

    Insegnare il dialetto a scuola? Ma dai, è ridicolo!

    Quante volte hai sentito questa frase? Io ho perso il conto.

    Come controbattere

    Mantieni la calma. Lo so che ti si coprono gli occhi dalla rabbia. Ma è proprio quello che vuole l’interlocutore che usa la reductio ad ridiculum. Si diverte a prenderti in giro. Ti vuole vedere triggerato, cioè, nel gergo di Internet, arrabbiato per via delle provocazioni.

    Chiudi la discussione e vai a fare altro. Tanto, qualsiasi cosa tu dica, il tuo interlocutore troverà sempre un motivo per prenderti in giro.

    A volte però l’umorismo è un’arma di difesa isterica delle persone poco informate che cercano di difendere le loro convinzioni di fronte a un fatto che le mette in discussione. Insomma, pensano che tutti i cigni siano bianchi, e quando qualcuno mostra loro un cigno nero, ci ridono sopra.

    Non lo fanno perché trovino la cosa realmente divertente. Ridere di un’idea nuova è una reazione istintiva per evitare di ridiscutere le proprie convinzioni consolidate.

    Per questo motivo, in caso di “umorismo da novità assoluta” vale la pena di spiegare le tue argomentazioni con calma. Mi è capitato diverse volte di vedere il mio interlocutore iniziare un discorso ridacchiando e prendendomi per scemo e infine cospargersi il capo di cenere ammettendo di avere torto marcio.

    A volte però si trasformava in un troll, e quindi tornavo al punto iniziale: mantieni la calma, spegni il computer, vai a fare altro.
    5. Accusa indiretta

    B accusa A di una cosa che non ha fatto dando per scontato che l’abbia commessa.

    Questo metodo è particolarmente subdolo perché non è un’accusa diretta del tipo “tu hai fatto una cosa cattiva”, ma inserisce riferimenti nel suo discorso.

    Spesso si tratta di domande accusatorie.

    Esempio

    Spesso la lingua veneta viene accostata all’indipendentismo e alla restaurazione della Serenissima Repubblica di Venezia. Questa corrente politica ha portato anche a tentativi di “sommossa” (tra tante virgolette), come la famosa vicenda del tanko, una sorta di trattore che doveva fungere da blindato per un eventuale scontro contro le forze armate italiane.

    Così, quando si parla di tutela della lingua veneta, qualche simpaticone tira fuori la storia con frasi del tipo:

    Dopo il corso di lingua veneta andrete alla sfilata del tanko?

    Come controbattere

    Il problema di questa fallacia logica è che apparirai sempre colpevole, sia che tu risponda sì, no, oppure contesti la domanda.

    Devi evitare, come sempre, di andare in escandescenza, mantenendo sempre il controllo delle tue dita sulla tastiera. Meglio ignorare, se puoi. Al massimo puoi far notare all’interlocutore che nella sua affermazione fa riferimento a un fatto che non hai commesso. Cerca di farlo passare in secondo piano, continuando il tuo discorso.

    Non usare per nessun motivo l’accusa indiretta nei confronti del tuo interlocutore. Anche se lui lo fa, non è corretto da parte tua porgli domande accusatorie.
    6. Argomento fantoccio (straw man fallacy)

    B costruisce un’argomentazione dando per scontato che l’argomento X proferito da B sia in relazione a un argomento Y facilmente criticabile. In questo modo la discussione passa dall’argomento X all’argomento Y.

    Questa fallacia logica si basa sull’idea che un fatto proferito dall’interlocutore A si accompagni sempre ad un altro fatto. Quest’ultimo è un argomento facilmente criticabile che viene tirato in ballo con lo scopo di vincere il confronto.

    All’interno del discorso di B, la relazione tra l’argomento principale e l’argomento fantoccio è considerata un dato di fatto assodato e da non mettere in discussione.

    La fallacia logica è proprio qui: in realtà i fatti X e Y sono totalmente indipendenti, ma vengono presentati come facce della stessa medaglia.

    Questo permette a B di raddoppiare il fronte della critica. Se non può attaccare l’argomento principale X, potrà vincere il dibattito stroncando l’argomento fantoccio Y.

    Esempio

    Mi è capitato diverse volte di leggere commenti contro la tutela della lingua napoletana che fanno presupporre una correlazione diretta tra l’attivismo linguistico e il movimento revisionista neoborbonico:

    Qualcuno chiede che il napoletano sia riconosciuto come lingua ufficiale. Ma il Regno di Napoli di cui queste persone sono nostalgiche impiegava già l’italiano come lingua ufficiale ben prima dell’unità nazionale.

    Come vedi, si dà per scontato che tutti gli attivisti per la lingua napoletana siano neoborbonici. E’ plausibile che esistano attivisti linguistici che aderiscono al movimento neoborbonico, ma ciò non significa che il movimento neoborbonico e la tutela del napoletano siano la stessa cosa.

    In questo modo però la critica si sposta dalla tutela linguistica (meno attaccabile) al movimento neoborbonico (più attaccabile).

    Come controbattere

    In questo caso è molto semplice. E’ sufficiente chiedere all’interlocutore perché considera i due argomenti X e Y come un tutt’uno. In genere basta questo per vedere una bella arrampicata sugli specchi.

    Se insiste, bisogna fornire le prove che X e Y sono argomenti separati, e che quindi ogni argomento a sfavore di Y non intacca X e viceversa.
    7. Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc

    B nota che i fenomeni X e Y si presentano insieme, quindi sono correlati.

    La traduzione in italiano di Cum hoc vel post hoc, ergo propter hoc è ‘dopo questo, dunque a causa di questo’. Si basa sull’idea che, quando due cose si presentano insieme, sono correlate.

    Il nostro cervello è portato naturalmente a cercare rapporti di causa effetto. È un sistema naturale efficientissimo che ci permette di imparare dai nostri errori. Se sbattiamo la testa contro uno spigolo, il nostro cervello registra che c’è una correlazione tra il dolore che abbiamo provato e l’azione di battere la testa. Dunque, la prossima volta che si troverà in questa situazione di pericolo, agirà per non ripetere lo stesso errore.

    La fallacia si divide in due parti:

    Cum hoc: quando un fenomeno si presenta insieme ad un altro.

    Oggi ho messo i calzini bianchi e ho rovesciato il caffè. Dunque indossare i calzini bianchi fa rovesciare il caffè.

    Post hoc: quando un fenomeno si presenta dopo che ne è accaduto un altro.

    Ho preso 10 in storia dopo avere salutato mio fratello. Dunque salutare mio fratello fa prendere 10 in storia.

    Quelli che ti ho dato sono volutamente frasi illogiche che servono per capire il concetto. Purtroppo ci sono molti casi in cui la correlazione sembrerebbe plausibile ed ha una certa presa sull’intelocutore.

    La conclusione, sia nel caso del Cum hoc ergo propter hoc o del Post hoc, ergo propter hoc, è comunque la stessa: una correlazione inesistente tra due eventi che viene presa per vera.

    Esempio

    Le persone poco istruite parlano in dialetto. Quindi parlare dialetto è da persone poco istruite.

    Come controbattere

    Per rispondere efficacemente a questa fallacia logica bisogna smontare il presunto rapporto di causa-effetto con tante prove e tanta pazienza.

    Prendiamo il nostro esempio. Per controbattere cosa faresti?

    Io cercherei di portare prove di persone istruite che parlano correntemente la loro lingua regionale, in modo da falsificare in partenza la possibilità di un rapporto causa-effetto.
    8. Ripetuto fino alla verità

    B ripete in continuazione il suo argomento fino allo sfinimento di A.

    La ripetizione è uno straordinario strumento di persuasione. Come disse Goebbels, il famoso ministro della propaganda della Germania nazista,

    Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.

    Ovviamente, ripetere a pappagallo che la terra è piatta non renderà la terra piatta davvero. Ma nella percezione all’interno di un discorso purtroppo funziona davvero così!

    Capitano quindi discussioni dove l’interlocutore continua a ripetere sempre lo stesso argomento nella speranza che prima o poi l’avversario gli dia ragione.

    Esempio

    Mi è capitato di discutere con un tizio che, ad ogni mia affermazione, continuva a rispondere:

    Le lingue regionali italiane sono quelle riconosciute dalla legge italiana. Gli altri sono dialetti.

    Io gli portavo smentite della sua tesi ma lui, imperterrito, tornava a scrivere sempre la stessa cosa, seppur con parole diverse.

    Come controbattere

    È molto semplice. Basta smascherare questa sua fallacia logica.

    Una risposta del tipo:

    guarda che ripetere la stessa cosa a pappagallo non la renderà più credibile,

    è sicuramente uno dei modi migliori.
    9. Sono stato frainteso

    B viene smentito da A, ma si difende accusando A di non avere capito il discorso.

    Questa è la tipica situazione in cui B si trova in difficoltà perché è stato scoperto un suo ragionamento fallace e dunque cerca di difendersi alla disperata accusando A di non avere capito.

    Così scarica la colpa verso l’altro e vince il dibattito.

    Esempio

    B afferma:

    i dialetti italiani sono parte della lingua italiana.

    A controbatte:

    in realtà la maggioranza dei dialetti italiani sono lingue autonome.

    B risponde:

    guarda che non hai capito, io intendevo dire che i dialetti italiani hanno contribuito allo sviluppo della lingua italiana. Dunque la mia affermazione era giusta. Tu hai torto.

    Come controbattere

    In questo caso, bisogna fare notare che B ha sbagliato perché è stato poco chiaro, dunque la colpa è la sua perché non si è fatto capire. D’ora in poi dovrà argomentare in modo meno ambiguo!
    10. Reductio ad grammaticam

    B attacca A perché nel suo discorso ha commesso un errore grammaticale.

    Non ti è mai capitato di assistere a una discussione che finisce in urla e insulti di un grammar nazi per via di un banale errore di grammatica?

    Ad esempio, uno si dimentica di mettere la H davanti al verbo avere e qualcun’altro commenta: prima di sparare sentenze impara l’italiano, ignorante!

    La fallacia si basa sull’idea che chi non padroneggia l’italiano standard è un ignorante a prescindere e quindi la sua opinione vale di meno.

    Questa fallacia logica è particolarmente insidiosa nei discorsi linguistici. Infatti, se tu, scrivendo a difesa del tuo “dialetto”, fai un errore grammaticale, l’interlocutore potrebbe giustamente bacchettati.

    Esempio

    A dice:

    Sarebbe bello che il genovese venisse tutelato dallo stato italiano.

    B gli risponde:

    La parola Stato si scrive maiuscola. Impara l’italiano, altro che genovese!

    Come controbattere

    Scrivi bene. Perché è vero che puoi avere ragione a portare avanti il tuo argomento, ma sarebbe meglio scrivere in italiano corretto per evitare noie.

    Se proprio ti capita di commettere un errore, devi fare in modo di sviare la discussione dalla grammatica alla sostanza. Ribadisci con sicurezza che la verità non cambierà anche se ti dimentichi un apostrofo.

    In ogni caso, questo è uno degli argomenti più facili da smontare, anche perché generalmente i “grandi difensori della lingua italiana” sono quelli che fanno più errori grammaticali in assoluto.

    Quindi, contro di loro puoi giustamente utilizzare la reductio ad grammaticam a fin di bene:

    Se tu vuoi difendere la lingua italiana, inizia a scrivere senza errori grossolani come quelli che hai commesso.

    11. Permalosità estrema

    B accusa A di avere espresso un parere offensivo.

    Alcune volte, durante una discussione, l’interlocutore B si trova in un vicolo cieco. Dato che non può controbattere alle affermazioni di A, si difende dicendo che si sente offeso e pretende ripetutamente le scuse.

    In questo modo non solo evita la discussione e la critica, ma riesce anche a rigirare l’accusa, spostandola su un piano personale. Infatti, come si può portare avanti una discussione serena se un interlocutore offende l’altro?

    Peccato che l’interlocutore non abbia detto nulla di offensivo…

    Esempio

    B:

    Nella Carta Europea delle lingue regionali o minoritarie non c’è scritto che bisogna tutelare solo le lingue riconosciute dalla legge.

    A:

    Non si fa alcuna menzione al riconoscimento ufficiale. E’ evidente che non hai letto attentamente la Carta.

    B:

    Quindi stai dicendo che io non so leggere? Ma come ti permetti? Chiedimi scusa!

    Come controbattere?

    Non bisogna darla vinta a queste persone, ma piuttosto cercare di fare leva sulla loro permalosità.

    Se ti capita di trovare un interlocutore dall’offesa facile, chiedigli perché s’è offeso. A quel punto verrà mascherato e la discussione si chiuderà.

    Infatti, se hai discusso con educazione, non ci saranno abbastanza argomenti per giustificare il fatto che lui si sia offeso. Se invece continua imperterrito a richiedere scuse, non c’è più niente da fare. Chiudi la discussione perché è tempo perso.
    12. Accumulo di postille

    Il soggetto B viene smentito da A, ma B inizia ad accampare una serie di eccezioni per giustificare le sue tesi.

    In pratica, B afferma qualcosa e A lo smentisce. La dimostrazione di A è chiara ed evidentemente vera, quindi B si trova alle strette.

    B non può mettere in dubbio la dimostrazione di A, dunque cerca di inserire nel ragionamento tutta una serie di eccezioni che smentiscono la dimostrazione di A a favore della dimostrazione di B.

    Forse la descrizione ti apparirà un po’ complicata, ma in realtà è una delle fallacie logiche più diffuse. Vedrai che con l’esempio capirai subito di cosa stiamo parlando.

    Esempio

    Prendiamo come esempio la famosa diatriba sulla genealogia delle lingue galloitaliche (cioè grosso modo delle lingue parlate in Nord Italia). Su questo tema, i linguisti sono divisi in due fazioni contrapposte: da una parte chi afferma che queste lingue fanno parte del gruppo galloromanzo assieme al francese e all’occitano, dall’altra chi le ritiene facenti parte del gruppo italoromanzo, accanto all’italiano, al siciliano e al napoletano.

    Ora, un recente studio dialettometrico sul galloitalico indica con chiarezza matematica che questo gruppo linguistico è più vicino alle lingue francesi che a quelle dell’Italia peninsulare.

    Ammettiamo che B sia fan dell’italoromanzo. Per difendere la sua posizione potrebbe dire:

    Sì però il galloitalico è geograficamente parlato in Italia, e questo lo rende un gruppo di dialetti italoromanzi.

    Risposta di A:

    Ok, anche il greco di Calabria è parlato in Italia, ma questo non lo rende un dialetto italoromanzo.

    B controbatte:

    Sì però il galloitalico deriva dal latino mentre il greco di Calabria fa parte di un’altra famiglia linguistica.

    Risposta di A:

    Anche il francoprovenzale deriva dal latino, ma non per questo viene considerato un dialetto italoromanzo.

    E così l’accumulo di postille va avanti, almeno fino a quando finisce la pazienza dell’interlocutore…

    Come controbattere

    Non c’e molto da fare.

    Da una parte bisogna essere pazienti e rispondere smentendo ogni affermazione, anche se può risultare difficile. Ma ad un certo punto, quando è chiaro l’intento dell’interlocutore di accumulare postille all’infinito, si può tirare fuori il rasoio di Occam.

    Ma di che si tratta?

    E’ un principio metodologico formulato dal teologo inglese Guglielmo da Occam. Consiste nello spiegare un fenomeno nel modo più semplice possibile, escludendo tutte le ipotesi che non siano strettamente necessarie affinché un fenomeno si verifichi.

    Il rasoio di Occam è uno strumento che dobbiamo tenere sempre in tasca per ogni discussione. Va sfoderato al momento giusto dicendo all’accumulatore di postille:

    Perché devi farla così complicata? Forse, se la tua tesi richiede così tante specifiche ed eccezioni per difendersi dalla mia, non è poi una buona tesi.

    13. Insulto

    B rivolge frasi ingiuriose ad A con lo scopo di offendere.

    Uno dei più classici (e patetici) tentativi di vincere un discorso dialettico è quello di buttarla in rissa. Non è propriamente una fallacia logica, in quanto la logica conta veramente poco.

    Qui l’obiettivo dichiarato è fare arrabbiare l’interlocutore rivolgendogli frasi palesemente offensive. In questo modo si svia il discorso dalla ragione al campo emotivo, perdendo di vista l’argomento di discussione.

    E’ un sistema spesso utilizzato dalle persone che non hanno altre armi dialettiche a disposizione, cioè quelli che non sanno cosa dire perché non hanno competenze e conoscenze sufficienti per portare avanti un discorso ma vogliono comunque far capire a tutti che non sono d’accordo.

    Esempio

    Quando si parla di culture e identità regionali, chi usa l’insulto molto probabilmente tirerà fuori qualche pregiudizio sul popolo che abita una determinata regione. Di conseguenza la discussione prende questa piega.

    B:

    Il friulano non è un dialetto, è una lingua meritevole di tutela.

    A:

    Torna a ubriacarti all’osteria invece di insegnare la linguistica a noi!

    Come controbattere

    Dare peso a un insulto equivale dare peso a un pensiero vuoto.

    Se il messaggio offensivo è scritto su un gruppo Facebook, puoi segnalarlo agli amministratori o a Facebook stesso. Se non verrà rimosso, le persone che leggeranno solidarizzeranno con te.

    Se invece vedono un bisticcio (in gergo tecnico un flame) penseranno che siete due frustrati.

    Come dice il vecchio detto:

    quando due persone litigano hanno entrambe torto.

    Quindi, non rispondere mai per le rime, anche se la tentazione è forte. Inoltre, tieni conto che non sei del tutto lucido perché le tue emozioni negative si sovrappongono alla ragione. Quindi potresti portare la discussione su un binario pericoloso, specie se ti accorgi che il tuo interlocutore è un buzzurro totale privo delle basi sufficienti per discutere. Insomma, se controbatte in modo offensivo perché è ignorante.

    Ricorda cosa diceva Oscar Wilde:

    Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza.

    Quindi, molto meglio che ignori e passi oltre…
    14. La teoria della montagna di merda

    Il soggetto B aggiunge in continuazione nuovi argomenti alla discussione e chiede ad A di smentirli tutti.

    Questa fallacia si chiama veramente così. E’ stata magistralmente esposta dal blogger Uriel Fanelli intorno al 2008 con questo assunto:

    un idiota può produrre più merda di quanta tu non possa spalarne.

    Se A discute con B, e B continua ad aggiungere nuovo materiale di discussione, la conseguenza è l’accumulo di una mole immensa di argomenti da discutere.

    Alla fine A sarà costretto a gettare la spugna, lasciando B vincitore del dibattito.

    Infatti, anche se A si arma di pazienza, non può riuscire a smentire tutti gli argomenti uno ad uno. Intendiamoci, in teoria lo puoi fare, ma nella pratica diventa veramente difficile per 3 motivi:

    Puoi dimostrare che una cosa esiste, ma è molto più difficile dimostrare che non esiste;
    Fare affermazioni è un processo rapido, smentire affermazioni è un processo lento;
    L’interlocutore potrà utilizzare altre fallacie logiche per portare avanti il discorso e rendere la discussione veramente infinita.

    Ecco perché B punta ad aumentare la quantità di argomenti, e non la qualità. Sa che vincerà sempre, anche se porta le tesi più ridicole.

    Alla lunga si formerà una immensa mole di argomenti seri ma anche bufale, dati inventati di sana pianta, fallacie logiche… insomma una vera e propria montagna di merda. Il povero A, per spalarla tutta, può contare solo su un cucchiaino…

    Esempio

    Ecco come si forma la famosa montagna.

    A:

    Le lingue regionali italiane sono riconosciute dall’UNESCO

    B:

    Come fai ad esserne sicuro? Se hanno ragione, perché l’Italia non prende a riferimento i dati dell’UNESCO? L’UNESCO non conosce la differenza tra il dialetto di Novara e quello di Borgomanero, quindi non sa nulla di linguistica. I linguisti dell’UNESCO hanno copiato i dati da fonti non affidabili. Il sito dell’UNESCO potrebbe essere piratato da un gruppo di hacker catalani. Mio cugino mi ha detto che lui una volta è andato all’UNESCO e gli hanno detto che hanno inserito nell’atlante i dialetti per fare un piacere agli indipendentisti padani. L’atlante linguistico dell’UNESCO è manovrato da alieni con le fattezze di Mr Bean che vogliono conquistare il mondo…

    Come controbattere

    Devi fermare subito l’interlocutore prima che inizi ad accumulare argomenti. Della serie: Alt! Discutiamo una cosa alla volta, per favore.

    Purtroppo questo non ti garantisce di fermare davvero la formazione della famosa montagna, ma quanto meno mette alle strette l’interlocutore, che dopo un ordine del genere non sa più come controbattere e quindi si eclissa.
    15. Testimonial usato a sproposito

    B utilizza a sproposito un’autorità riconosciuta per mettere l’argomento di B in secondo piano.

    In questa fallacia logica si utilizza l’autorità di un soggetto utilizzandolo come giustificazione di una tesi. Della serie: Lui ne sa molto di più di me e te, non è d’accordo con la tua affermazione ma è d’accordo con la mia. Quindi io ho ragione e tu hai torto.

    Il problema che è il soggetto è sì un esperto autorevole, ma non nel campo della discussione in corso…

    Esempio

    In campo linguistico è una delle fallacie logiche più usate.

    Moltissime persone hanno commentato così la legge regionale a tutela della lingua lombarda:

    Il lombardo è un dialetto, l’ha detto la Accademia della Crusca.

    Come controbattere

    Bisogna evidenziare che l’autorità invocata non è sufficientemente autorevole per esprimersi sull’argomento di discussione, specificando il perché.

    Nel caso in esempio, risponderei:

    L’Accademia della Crusca ha una grandissima autorità per quanto riguarda la lingua italiana, mentre non è altrettanto autorevole sulla lingua lombarda. Il motivo? Semplice: la lingua lombarda non è la lingua italiana.

    16. La verità della maggioranza

    Dato che A ha la maggioranza dalla sua parte e B è in minoranza, A afferma di avere ragione.

    Questo schema logico può sembrare banale, ma ha un notevole effetto psicologico. Gli esseri umani hanno un fortissimo istinto di riprova sociale. Tendenzialmente, seguiamo le scelte della maggioranza delle persone. Quando non lo facciamo, dobbiamo avere una convinzione molto forte, altrimenti ci sentiamo a disagio.

    Ecco perché fare leva sulla “ragione della maggioranza” ha un effetto potente in un dibattito. Da una parte gli insicuri si schierano con chi rappresenta la maggioranza. Dall’altra, l’interlocutore si sentirà schiacciato dalla maggioranza ostile e, se non è convintissimo di quanto dice, finirà col cedere.

    Esempio

    Nei dibattiti sulla salvaguardia della tutela linguistica c’è un argomento ricorrente che si può riassumere in una frase:

    Siete in quattro gatti a pensare di salvare i dialetti.

    In effetti, la stragrande maggioranza delle persone pensa ad altro… ma non siamo in trappola, anzi!

    Come controbattere.

    Il modo migliore per controbattere a questa fallacia è rigirarne il senso logico. Usa esempi che dimostrano che la maggioranza molto spesso ha torto.

    Uno tra tanti:

    Nell’antichità la maggioranza delle persone pensava che la terra fosse piatta. Avevano dunque ragione?

    Puoi sbizzarrirti con centinaia di esempi di questo tipo.

    Puoi anche prendere ispirazione dalla follia collettiva della riprova sociale.

    Si tratta di un argomento affascinante a cui ho dedicato un articolo sul mio profilo LinkedIn. Leggilo: ne vale davvero la pena!
    17. Falsa equivalenza

    B confuta l’affermazione di A portando prove di scarso valore, ma mettendole sullo stesso piano delle prove di B.

    In sostanza, quando A fa una affermazione e B vuole smentirlo, porta a suo favore delle prove. Questo di per sé è corretto. Quindi la fallacia logica dove sta?

    Sta nel presentare delle prove di scarso valore come equivalenti alle prove di A. Quindi, la discussione sembra apparentemente equilibrata, ma in realtà B sta barando.

    Esempio

    Recentemente mi è capitata una polemica su una leggenda metropolitana: l’origine ligure del dialetto bustocco.

    Il mio interlocutore sosteneva questa tesi che è falsa oltre ogni ragionevole dubbio: non sappiamo nulla della lingua degli antichi Liguri, non ci sono prove di insediamenti liguri a Busto Arsizio né in epoca antica né moderna, e vari altri appunti di tipo linguistico che puoi trovare nell’articolo di Pietro Cociancich che ti ho linkato qui sopra.

    Ciò nonostante, l’interlocutore mi ha “dimostrato” di avere ragione citandomi un testo… del 1957. E’ chiaro come il sole che non puoi mettere sullo stesso piano un testo di 60 anni fa con decenni di ricerche successive che (seppure indirettamente) lo smentiscono.

    Come controbattere

    L’unico metodo per vincere il confronto è la forza delle fonti. Devi essere certo di avere dalla tua parte le fonti più autorevoli in circolazione.

    Non è sempre facile stabilire se una fonte è autorevole o meno. In ogni caso, ti lascio qualche linea direttiva.

    Una tesi contenuta in un libro scientifico o un paper è più autorevole di una tesi sostenuta da un libro o una rivista generica;
    Un professionista è più autorevole di un hobbista;
    A parità di rigore scientifico, una ricerca più recente è più autorevole di una ricerca vecchia.

    Per approfondire il concetto legato alle lingue e ai dialetti d’Italia ti consiglio di leggere questi articoli:

    Come riconoscere un esperto di “dialetto”

    Come diventare esperto di “dialetto”
    18. Volontà superiore

    B afferma di avere ragione perché ciò che afferma è sostenuto da una volontà superiore a cui non ci si può sottrarre.

    Lo so, detto così sembra pura follia. Eppure, anche se non crediamo agli spiriti o agli dei dell’Olimpo, nel nostro cervello è registrata la convinzione che “le cose vanno come devono andare“.

    Tendiamo a credere, dunque, che esista una forza irresistibile che guida gli eventi lungo una linea già segnata. In filosofia questo concetto si chiama determinismo. Nelle discussioni, è una fallacia logica particolarmente insidiosa perché si basa su un atteggiamento inconscio, per cui non sempre ne abbiamo la giusta consapevolezza.

    Ed è anche molto comoda per chi ne fa uso, perché la “volontà superiore” è data come fatto assodato e apparentemente ragionevole. Tutti noi sappiamo di non avere il pieno controllo sulla nostra vita, e implicitamente riconosciamo che, in certi casi, ci troviamo in balia delle onde del destino. Dunque, una tesi basata su questa fallacia è molto difficile da contestare.

    Esempio

    Una delle più comuni frasi dei glottofobi è riconducibile a questa fallacia logica:

    I dialetti si estingueranno. E’ una cosa inevitabile perché le lingue si sono sempre estinte e sempre si estingueranno.

    Come controbattere

    Questa fallacia logica si smonta mettendo in luce altre presunte “volontà superiori” che poi si sono rivelate false.

    Fino a cento anni fa la morte di migliaia di bambini ogni anno era considerata inevitabile. Oggi la mortalità infantile è diventata un fenomeno raro.

    Ovviamente questo di per sé non basta. Bisogna anche dimostrare perché la volontà superiore a cui si riferisce B può essere sconfitta o aggirata.

    Le lingue e i dialetti del passato si sono estinti perché non c’era consapevolezza del valore delle lingue e non esisteva la scienza della pianificazione linguistica. Oggi le abbiamo entrambe, quindi lingue e dialetti possono salvarsi.

    19. Piano inclinato

    B afferma che se succederà l’evento X annunciato da A, allora succederà anche un evento negativo Y.

    Il nome di questa fallacia logica rende molto bene l’idea. Se si lascia rotolare una pallina lungo un piano inclinato, sai che arriverà fino in fondo. Allo stesso modo, “si sa” l’evento X porterà l’effetto Y. Anche se non è vero.

    La correlazione tra causa ed effetto non si è ancora manifestata. Viene predetta perché B fa riferimento a una regola che porta X verso Y.

    Spesso non solo la regola è falsa, ma appare chiaramente campata in aria per chi abbia un minimo di raziocinio. Ciò non toglie che chi padroneggia questo tipo di fallacie logiche abbia un grande potere di persuasione.

    Il nostro cervello, immerso in un mondo caotico, è sempre alla ricerca dell’ordine. Capire perché gli eventi accadono è un modo che il cervello ha per creare un “libretto di istruzioni personale” con cui interpretare il mondo.

    Capire il perché delle cose è un modo per prevederle e ridurre l’incertezza. Questo ci rende più sicuri e meno ansiosi. Quindi siamo disposti ad ascoltare e immagazzinare tutte le informazioni che ci portano nella direzione del benessere. Anche se sono informazioni false.

    Ecco perché questa fallacia logica piuttosto grossolana è usata tantissimo nei dibattiti pubblici e nelle campagne elettorali. Crea un grandissimo senso di sicurezza.

    Esempio

    Se si insegnassero le lingue regionali a scuola i nostri ragazzi uscirebbero senza sapere l’inglese.

    La correlazione ovviamente non è comprovata. Anzi, chi si occupa di language planning sa che succede addirittura il contrario. Però, ad una persona inesperta parrebbe plausibile perché c’è dietro una logica ben chiara.

    Si pensa che che nella mente dei bambini non ci sia abbastanza spazio per imparare più di una lingua per volta (falsissimo). Ecco perché molti partono in automatico nel mettere in sequenza “insegnare la lingua regionale” e “i ragazzi non sanno l’inglese”.

    Come controbattere

    Niente da fare: ci vuole molta pazienza. Bisogna smentire la regola su cui è basato il piano inclinato.

    Molti però potrebbero non accettare la realtà perché non vogliono fare a meno delle certezze che dava loro la falsa regola.

    Dunque, se si riesce a sostituire la falsa regola con una correlazione reale e positiva è ancora meglio!

    In questo modo le persone che assistono al dibattito cancelleranno dalla loro mente la correlazione falsa e sovrascriveranno la correlazione vera. Un po’ come i vecchi nastri magnetici: cancelli la canzone vecchia e ci registri sopra la nuova. La nostra mente funziona allo stesso modo!

    In sostanza, ecco cosa devi dire: X non porta Y. (dimostra perché)

    E poi, se è possibile, aggiungi: X in realtà porterà a (evento reale positivo). Ecco perché è così (prove).

    Usando l’esempio qui sopra, ecco cosa direi (in sintesi):

    Insegnare le lingue regionali a scuola non è in contraddizione con lo studio dell’inglese. Infatti, non è vero che il nostro cervello è in grado di apprendere solo una lingua alla volta. Questo lo pensiamo noi adulti, che facciamo molta più fatica dei bambini a imparare una lingua nuova. I bambini sono in grado di apprendere più lingue contemporaneamente senza sforzo. Le ricerche indicano che i bambini che imparano la lingua regionale sin dall’infanzia sono molto più avvantaggiati nello studio dell’inglese rispetto ai loro coetanei che sanno solo l’italiano.

    20. Finestra di Overton

    B afferma che l’evento X annunciato da A porterà all’evento Y neutro, che poi porterà all’evento Z preoccupante, a cui seguirà l’evento Q nefasto… in un crescendo di eventi sempre più terribili.

    Come vedi, è una variante più complessa della fallacia del piano inclinato.

    Immagina che il piano inclinato sia segnato da diverse tacche. Se la pallina parte a rotolare dal punto X, arriverà prima a Y, poi a Z, poi a Q e così via.

    Questa serie di concatenazioni prende il nome da una tecnica di ingegneria sociale teorizzata dal sociologo Joseph P. Overton per rendere accettabili fatti inaccettabili tramite piccole concessioni alla volta.

    Francamente non so se la finestra di Overton sia mai stata applicata, o se funzioni davvero. L’unica cosa che posso dire è che moltissimi gruppi conservatori utilizzano lo schema di concatenazione di eventi tipico della finestra di Overton per dimostrare che “alla lunga finiremo tutti molto male”.

    Bisogna ammettere che sono convincenti. Maledettamente convincenti! E sai perché?

    Perché alcuni eventi all’interno della concatenazione sono già avvenuti. Quindi la regola su cui si basa alla fallacia ha già dimostrato di funzionare.

    Se prendiamo i fatti X e Y già avvenuti e li mettiamo in un percorso coerente insieme a Z e Q che non si sono ancora verificati, per istinto tenderemo a pensare che Z e Q si verificheranno, anche se non c’è alcuna certezza che la regola porterà a Z e Q.

    Esempio

    Ho provato a creare una finestra di Overton per glottofobi.

    Guerra spietata ai dialetti.

    I dialetti sono tollerati, ma considerati lingue ridicole e indegne.

    I dialetti sono rivalutati come fenomeno positivo.

    I dialetti vengono chiamati lingue regionali.

    Le lingue regionali vengono rese ufficiali.

    Le lingue regionali vengono considerate più importanti dell’italiano.

    Le lingue regionali sostituiscono l’italiano nelle rispettive regioni.

    Secessioni a go go e crollo dell’Italia unita.

    Distruzione completa dell’identità italiana.

    Gli eventi 1,2,3 sono già accaduti, mentre l’evento 4 si sta realizzando adesso. Si spera di arrivare al livello 5. E’ quello che vogliono tutti gli attivisti per i diritti linguistici.

    Ma da qui a passare tutte le fasi successive ci vuole parecchia fantasia…

    La regola che sottostà a questa finestra di Overton in questo caso è: le lingue regionali sono uno strumento per combattere l’identità italiana.

    Regola ovviamente falsa.

    Come controbattere

    Essendo una artificio logico molto complesso, non è facile dimostrare che non c’è alcuna correlazione tra ognuno degli eventi. A volte si può smentire la regola che muove il tutto. Spesso però non è abbastanza chiara e lineare, e quindi discutere di essa diventa quasi impossibile.

    Quindi vale la pena di spezzare la catena di supposizioni false e aspettare che le supposizioni successive si sciolgano come neve al sole.

    Il mio consiglio dunque è quello di concentrarsi sullo sbufalare la relazione tra l’ultimo evento accettabile (o positivo) e il primo evento nefasto.


    www.dif.unige.it/epi/did/fallacie.htm
    CITAZIONE
    FALLACIE
    (carlo penco: appunti 1994-1995; revisione 2002)

    questi brevi appunti sono una INTRODUZIONE ELEMENTARE al tema delle fallacie
    (altri link a fondo pagina)

    Fallacia è un tipo di ragionamento errato ma psicologicamente plausibile.

    "Errato" vuol dire che il ragionamento non è tale da garantire la verità delle conclusioni. "Psicologicamente plausibile" vuol dire che il ragionamento e' tale da convincere un ascoltatore (o lo stesso parlante) ad accettare la conclusione come vera, (sia facendogli accettare la supposta verità delle premesse o facendogli accettare una forma errata di inferenza).
    I modi sono i più diversi. Studi recenti sulle fallacie sono sviluppati dalla psicologia cognitiva (ad es. Johnson-Laird). In manuali e pagine web si troveranno le più diverse classificazioni. Ma gli umani modi di errare sono innumerevoli. Non si può quindi dare una vera e propria classificazione esaustiva delle fallacie.
    Tradizionalmente le fallacie si distinguono in formali (argomenti errati per la forma logica) o informali (argomenti che sfruttano abilità retoriche o altre funzioni del linguaggio per nascondere la ovvia falsità di una premessa del ragionamento). Tra le fallacie informali si hanno però anche argomenti fallaci per aspetti formali più sottili; la forma logica apparente è corretta; ma vi sono altri aspetti della forma logica che sono posti scorrettamente (vedi un esempio nelle fallacie per ambiguità in particolare la fallacia per divisione). La classificazione qui proposta segue I. Copi, Introduction to Logic, The Macmillan Company, New York, 1961 (tr.it. Introduzione alla logica, Il Mulino, Bologna, 1954).



    FALLACIE FORMALI - SILLOGISTICHE:

    (non saranno discusse in queste pagine)

    1. quaternio terminorum
    2. medio non distribuito
    3. maggiore o minore illecito
    4. premesse esclusive
    5. affermazione da negazione
    6. fallacia esistenziale

    FALLACIE FORMALI - PROPOSIZIONALI:


    1. affermazione del conseguente
    2. negazione dell'antecedente

    FALLACIE INFORMALI - per RILEVANZA

    1. ad baculum - ad misericordiam - autoritÃ
    2. ad hominem (diretto o circostanziale)
    3. ad ignorantiam
    4. accidente (diretto e converso)
    5. petitio principi - non sequitur
    6. per asserzione presupposta
    7. ignoratio elenchi

    FALLACIE INFORMALI per AMBIGUITA'


    1. equivocazione
    2. anfibolia
    3. accento
    4. composizione
    5. divisione


    FALLACIE INFORMALI PER RILEVANZA

    Iniziamo con le fallacie informali per rilevanza, cioè i tipi di argomenti che usano, per sostenere la propria conclusione, elementi che non sono rilevanti per la conclusione stessa, e quindi inadeguati a stabilirne la verità . Spesso parlerà di "avversario" per indicare l'interlocutore di cui si vuole sconfiggere una tesi, o che si vuole convincere di una propria tesi.
    Spesso le fallacie informali sono entimemi, cioè modi contratti di ragionamento, che si possono tradurre in una forma logicamente corretta, ma con premesse false o altamente implausibili. Un buon esercizio è dunque tradurre in forma aperta (ad esempio inun ragionamento sillogistico) gli argomenti sfuggenti delle fallacie. Un esempio viene dato nell'argomentum ad hominem qui sotto. Potete esercitarvi nel trovarne altri.

    1. ad baculum - ad misericordiam - autorità - ad populum

    Queste fallacie sono davvero grossolane; "ad baculum" è il ricorso alla forza (al bastone), "ad misericordiam" è il ricorso alla pietà, e "ad verecundiam" è il ricorso all'autorità. Dovrebbero essere facilmente individuabili; quindi non ne discuterà E non sbaglio perché sono un professore (fallacia autorità ); se qualcuno sostiene il contrario sarà bocciato; e il fatto che sarà bocciato vuol dire che sbaglia (fallacia della forza); e, per favore, ho lavorato tanto e sono stanco, quindi non discutere queste fallacie non comporta alcuna seria mancanza (fallacia del ricorso alla pietà , spesso usato nei processi). Ed è opinione universale, tutti sanno che non è bene studiare troppo, quindi non faccio altro che aiutarvi nel vostro bene (fallacia del ricorso al popolo beota, così tanto utilizzata ai nostri giorni)

    2. ad hominem - diretto o circostanziale.

    L'argomento ad hominem (detto "abusivo") è il ricorso diretto all'oltraggio più o meno nascosto della persona che sostiene la tesi come strumento per negare la tesi stessa senza entrare nel suo merito. Es. "quello che dice è sbagliato! E' sempre stato un cretino."

    L'argomento ad hominem circostanziale è il ricorso a problemi non rilevanti per appoggiare una conclusione, ma tali da influenzare le circostanze specifiche in cui si trova l'avversario. Ad es. l'argomento del cacciatore quando dice: "mi critichi perché uccido bestie per piacere, ma anche tu mangi per piacere carne di animali innocenti!" Ma una cosa è uccidere per piacere, e un'altra è mangiare piacevolmente. Il non essere vegetariano non comporta aderire alla necessità dello sport della caccia. O ai professori: "è ovvio che sostengano la necessità di aumento di stipendio ai professori, essendo essi stessi professori!". Ma le ragioni per cui lo sostengono sono diverse dall'interesse personale con cui perseguono questa richiesta.
    La forma dell'argomento, se esposto nei dettagli, può essere reso corretto; ma con premesse false o altamente discutibili, come la premessa (1) qui sotto:
    (1) tutti quelli che mangiano carne con piacere uccidono animali per piacere
    (2) tutti quelli che uccidono animali per piacere sono criticabili
    -----------------------------------------------------------------------------------
    (3) tutti quelli che mangiano carne con piacere sono criticabili
    L'argomento sotteso potrebbe anche essere, più semplicemente il seguente (nella forma del modus ponens), ove la premessa (1), esposta meno emotivamente, risulta quantomeno implausibile:
    (1) chiunque prova piacere nel mangiare carne è criticabile
    (2) tu provi piacere nel mangiare carne
    (3) tu sei criticabile
    Oppure ancora, ove la premessa (1b) è quantomeno dubbia (il motivo per cui si mangia carne non è sfogare la propria aggressività con degli innocenti, ma sopravvivere):
    (1a) chi uccide un animale a caccia aggredisce degli innocenti
    (1b) chi mangia carne con piacere aggredisce degli innocenti
    . (2) chi se la prende con chi non gli ha fatto niente è abominevole
    ----------------------------------------------------------------------
    (3) chi mangia carne con piacere è abominevole
    Come si può vedere un argomento fallace può essere ritradotto in diverse forme corrette di ragionameno. La fallacia qui consiste in assunzioni non del tutto espilcite, mascoste dalle assonanze emotive delle parole. Non sarà che anche nella critica all'argomento dei cacciatori vi sia qualche fallacia?

    3. ad ignorantiam

    Inferire la verità di una proposizione dal fatto che non è stata dimostrata falsa, o viceversa. Esempi classici: "gli UFO esistono! Nessuno è riuscito a dimostrare definitivamente che non ci sono"; oppure: "la telepatia non esiste! Nessuno ha mai dimostrato che due persone possono essere telepati"

    4. accidente (diretto e converso) e fallacia induttivista

    E' fallace applicare una norma generale, solitamente valida, in un caso particolare (accidentale) che rende la norma inapplicabile. "E' bene bere un bicchiere seduti a tavola, quindi lo bevo" dice dopo essersi ubriacato in piedi. E' fallace altresì generalizzare da un caso particolare a un legge: ad es. "la morfina è usata in ospedale; è una droga; quindi è utile liberalizzare le droghe perché tutti possano usufruirne". Oppure: "quel liquore mi ha fatto vomitare; bisognerebbe proibirli per legge, i liquori!"

    Derivare certezza da un serie di casi particolari è la tipica fallacia induttivista; il tacchino induttivista di Russell sostiene: "tutti i giorni mi hanno dato da mangiare; quindi anche domani mi daranno da mangiare"; ma il giorno di Natale...

    5. petitio principi - non sequitur

    Due delle più classiche fallacie, qui riunite perché le migliori e più ricordate anche nelle chiacchiere tra filosofi oggi.

    - "La petitio principi è una fallacia bellissima, la migliore. Infatti tra le varie fallacie considerate essa rappresenta il punto più alto dell'estetica delle fallacie" (questo è un esempio di petitio principi). Petitio principi è dare per dimostrata o assumere tra le premesse (esplicite o implicite) la conclusione che si vuole dimostrare. Dà spesso luogo ad argomenti circolari: "Le persone furbe studiano molto. Chi sono le persone furbe? Quelle che usano bene il loro tempo. Cosa vuol dire usar bene il proprio tempo? Ma è chiaro! Vuol dire studiare molto."

    - Il non sequitur, o causa falsa, è stata chiamata spesso anche post hoc ergo propter hoc. Questa ultima dicitura richiama semplicemente il caso in cui si inferisce che un evento A è causato da un evento B solo perché A accade dopo B. Ad es."Mi sono suicidato perché mi hai trattato male" (ma la causa del mio suicidio era la mia dabbenaggine e non il tuo trattarmi male). Non sequitur è ogni conclusione che assume come causa di un evento qualcosa che non ne è causa; anche se legato di solito al concetto di causalità (e quindi a problemi di logica induttiva) "non sequitur" indica anche, più in generale, la fallacia di assumere come motivo o ragione per una conclusione qualcosa che non è utilizzabile come motivo o ragione per la conclusione (per saperne di più: fallacie causali)

    6. per asserzione presupposta

    Fallacia chiamata solitamente "plurimum interrogationum" o "questione complessa", che io preferisco chiamare come nel titolo in grassetto. "Hai finito di sbadigliare leggendo queste note sulle fallacie?" Questa è una domanda che presuppone che tu abbia sbadigliato. La fallacia è usata abilmente da investigatori e poliziotti: "dove hai nascosto le prove?" presuppone che tu abbia nascosto le prove (e che io lo sappia). I politici hanno portato questa fallacia a un livello di raffinatezza teorico meraviglioso. Domande del tipo: "preferisci il comunismo o la libertà ?" "Preferisci il liberalismo o la giustizia sociale?" sono rozze approssimazioni dell'abilità retorica della nostra classe dirigente. La fallacia qui può consistere nel far presupporre la verita' di un asserto nel porre una domanda, e ottenere una risposta non voluta.

    7. ignoratio elenchi

    Si usa un buon argomento che conduce a una buona conclusione; solo che la conclusione non è quella di cui si discuteva, ma una più generale. Usato nei processi o per discutere proposte di legge: ad es., discutendo di una persona che accuso di assassinio, dimostro che l'assassino è un crimine orribile e che questo assassinio particolare è ancora più efferato dei normali casi di assassinio. Ma non ho dimostrato che questa persona e' l'assassino.

    Come possono convincere simili pacchianate? Abilità retorica, emozioni e stoltezza del pubblico. Ragioniamo poco, siamo sensibili alla passione e all'emozione e siamo spesso ingannati. Ma un filosofo dovrebbe sempre ricordare che "la ragione ha le sue passioni, che il cuore non può provare" (Roberto Magari); e deve perseguirle con costanza. Passiamo ora alle fallacie per ambiguità .



    FALLACIE INFORMALI PER AMBIGUITA'

    Dette anche "fallacie nella chiarezza" usano parole o frasi ambigue, il cui significato cambia nel corso dell'argomento, rendendolo fallace.

    1. Equivocazione Quando si usa una parola con più sensi nel corso di una argomento; ad es. "fine di una cosa è la sua perfezione; la morte è la fine della vita; quindi la morte è la perfezione della vita". Qui si usa "fine ora come "scopo" e ora come "termine". Facendo le giuste sostituzione si vede che l'argomento non esiste più. In generale utili per la equivocazione sono i termini relativi (es. "buono" è relativo al tipo di attività ; "piccolo" alla dimensione standard, ecc.): "è un buon amministratore, quindi è un buon presidente", "E' un buono studioso, quindi è un buon insegnante" (ma non segue, e spesso ottimi studiosi sono pessimi insegnanti). Oppure "gli elefanti sono animali, quindi gli elefanti piccoli sono animali piccoli" (l'argomento vale se al termine relativo se ne sostituisce uno non relativo come "grigio" o "con le zanne").

    2. Anfibolia Un'asserzione è anfibolica se può essere vera o falsa a seconda dell'interpretazione. E questo è permesso dal modo impreciso con cui è costruita. Ottima per i titoli di giornale ("contadino si uccide dopo un addio alla famiglia con un colpo di fucile") o negli oracoli (famoso l'oracolo di Delfi a Creso: "se Creso farà guerra a Ciro, distruggerà un potente impero" - e poi Creso perse, ma l'oracolo sostenne: già hai distrutto il tuo impero!).

    3. Accento Dipende da enunciati che cambiano interpretazione a seconda dell'accento. Provate ad es. a dare diverse interpretazioni alla frase seguente, a seconda dell'accento delle parole in corsivo: "noi non dovremmo parlare male dei nostri amici". Sottolineature, virgolettature, cose scritte troppo piccole (come ad es. il solito "+IVA") ecc. sono mezzi usati per fallacie dell'accento: una frase di per sè vera, con un certo accento può divenire una falsità o comunque qualcosa di palesemente fuorviante.

    4. Composizione Quando si prende la parte per i tutto o i membri per la classe. Ad esempio: ogni pezzo di un carro armato e' leggero; quindi un carro armato e' leggero. Ma anche argomenti del tipo:
    i cani sono comuni
    gli husky sono cani
    gli husky sono comuni
    Qui si fraintende la seconda premessa, che fa funzionare il ragionamento solo se tutti gli husky sono tutti i cani; ma gli husky sono solo una parte dei cani.

    5. Divisione. Il contrario del precedente; quando qualcosa che è vero del tutto si ritiene vero per ogni singola parte. Gli esempi sono più eclatanti, e dipendono spesso dalla distinzione del senso distributivo o collettivo in cui si predica qualcosa di una classe. Ad es.: predico in senso distributivo "mortale" della classe "uomo" se intendo che ciascun uomo è mortale. Ma predico solo in senso collettivo della classe degli uomini che è numerosa. Non lo predico di ciascun uomo. Lo schema di usare una predicazione collettiva come distributiva è una fallacia comune a esempi bizzarri come:

    gli uomini sono numerosi i pellerossa stanno scomparendo
    socrate è un uomo John è un pellerossa
    socrate è numeroso John sta scomparendo

    Da Kant e Frege in poi si possono vedere queste fallacie come connesse anche alla confuzione di predicati di primo livello (che si applicano a singoli individui) e predicati di secondo livello (che si applicano a predicati di primo livello). Ad es. è ovvio che "...èun uomo" si predica di individui, e "...è numeroso" si predica di classi (espresse da predicati di primo livello come "uomo"). La fallacia viene evitata e corretta se si esplicita (formalmente o anche a parole) la differenza, dicendo ad es. "l'insieme degli uomini è numeroso/ Socrate è un uomo/ Socrate appartiene a un insieme numeroso."

    FALLACIE FORMALI - LE REGOLE DI DEDUZIONE

    Tra le più classiche fallacie ricordate nella storia della logica ricordiamo le fallacie formali legate al modus ponens e al modus tollens (che sono regole di deduzione valide anche nella logica contemporanea).

    Le fallacie sono argomenti espressi nel linguaggio naturale che violano regole di inferenza valide della logica (ovviamente occorre avere un certo accordo su quali regole di inferenze si accettino nel discorso; si assume qui per semplicita' che valgano le regole classiche dell'inferenza, come il modus ponens o regola di separazione). Vediamo qui di seguito lo schema di inferenza corretto e un tipico errore che consiste nell'affermare il conseguente di un condizionale e derivare l'antecedente (e in seguito una situazione analoga con il Modus Tollens)

    Modus ponendo ponens
    MPP : "se piove allora fa freddo; piove; quindi fa freddo"
    "se carlo ha scritto un libro allora è un grande studioso; c. ha scritto un libro; quindi è un grande studioso."

    FALLACIA 1): "se piove allora fa freddo; fa freddo; quindi piove" / "se carlo ha scritto un libro, allora è un grande studioso; c. è un grande studioso; quindi ha scritto un libro"

    Modus Tollendo Tolles
    MTT: " se piove allora fa freddo; non fa freddo; quindi non piove"
    " se Carlo ha preso i soldi, allora è un ladro; carlo non è un ladro; quindi non ha preso i soldi".

    FALLACIA 2) : " se piove allora fa freddo; non piove; quindi non fa freddo" / " se Carlo ha preso i soldi allora è un ladro; carlo non ha preso i soldi; quindi non è un ladro."

    E' abbastanza ovvio da questi esempi che non vi è una grande evidenza intuitiva per queste fallacie (anche se si potrebbero facilmente trovare esempi più persuasivi). Ancor più ammirevoli gli antichi che riuscirono a determinarle con precisione. E' un piacevole esercizio verificare la validità e l'invalidità di queste regole di ragionamento con le tavola di verità del condizionale filoniano, ripresa sia da Boole che da Frege e dalla logica moderna; lasciamo l'esercizio al lettore alle prime armi; e gli ricordiamo la tavola di verità del condizionale (cosi', proprio come la aveva pensata Wittgenstein nel Tractatus, qualche secolo dopo Filone il Megarico)


    www.luogocomune.net/site/modules/se...&op=viewarticle
    CITAZIONE
    La Logica non è un'opinione. Come difendersi nelle discussioni più accanite


    I PARTE - Il metodo del ragionamento


    Su questo sito si discute, in Internet si discute, nel mondo, in generale, si discute. E per farlo usiamo tutti, indistintamente, gli stessi due strumenti: il linguaggio, e la Logica. Ma mentre il linguaggio è chiaramente acquisito, la Logica pare in qualche modo "esistere" a priori, risultando immutabile nel tempo ed invariata in ogni luogo. Che tu vada in Russia o nel Congo, che tu parli cinese o afrikaans, ciò che è logico rimane logico sempre e comunque, dappertutto e per tutti. (Di fronte a questo non può non venire in mente, anche a chi non sia cristiano, la frase inziale del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Logos").

    Nonostante questa apparente universalità, però, gran parte delle discussioni fra gli esseri umani non porta a nulla di costruttivo, e anzi si finisce spesso per allontanarsi ancora di più uno dall'altro. Perchè? Se i dati sono riscontrati oggettivamente, e la Logica è uguale per tutti, ...
    ...non si dovrebbe arrivare automaticamente alle stesse conclusioni?

    Uno dei motivi perchè ciò non accade, ovviamente, è quello che possiano definire una "differenza di opinione", dove il divario non stia nel modo di analizzare i dati disponibili, ma nel "valore" intrinseco che ciascuno di noi assegna a questi dati. E questa diversa scala di valori ha radici culturali, emotive e personali che sfuggono completamente al mondo ordinato e preciso della Logica. (Come dissero Eisntein ed Heisemberger, dopo aver passato tre giorni rinchiusi in uno chalet a confrontare le proprie idee sull'Universo, "we agree to disagree", siamo d'accordo sul non esserlo. I due infatti partivano da presupposti scientifici diversi, e le loro teorie rimangono a tutt'oggi inconciliabili fra loro).

    Il secondo motivo, altrettanto diffuso, è quello di una errata applicazione dello strumento logico. Ovvero, i due contendenti non discordano in realtà sulla tesi di fondo, ma non riescono a giungere ad un accordo per un' errata applicazione delle "regole del gioco", e questo genera fra i due una sensazione di discordia di fondo.


    IL RAGIONAMENTO LOGICO

    Un ragionamento logico è definito tale quando si componga di tre elementi essenziali, che sono: premessa, inferenza, e conclusione. Possiamo descrivere la premessa come una specie di "affermazione" generica, nota a tutti e fuori discussione, l'inferenza come un'affermazione particolare, che si applica solo nel caso specifico, e la conclusione come una nuova affermazione, che nasca dalla somma delle prime due. Oppure possiamo definire un ragionamento logico, in maniera molto più semplice, "due siccome e un quindi". Facciamo un esempio:

    PREMESSA (generica): (Siccome) I cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano.
    INFERENZA (specifica): (E siccome) L'animale che ho davanti ha quattro zampe, una coda e abbaia.
    CONCLUSIONE (nuova affermazione): (Quindi) L'animale che ho davanti è un cane.

    Ogni nuova affermazione che si ottenga con un tale procedimento, cioè ogni conclusione, può a sua volta diventare la premessa per un nuovo pezzo di ragionamento, ovvero di una nuova "tripletta" fatta di due siccome e un quindi. (Da cui l'espressione "segui il filo del mio ragionamento").


    METODO DEDUTTIVO E METODO INDUTTIVO

    Vi sono due tipi di ragionamento, quello deduttivo e quello induttivo, che sono anche detti "aristotelico" e "platonico". Ambedue seguono lo schema premessa-inferenza-conclusione, ma si distinguono sia per il tipo di premessa che per la garanzia che danno sulla conclusione ottenuta.

    Nel ragionamento deduttivo la premessa è sempre qualcosa di categorico, di astratto, di prestabilito - una specie di verità assodata da cui si parte (tutti i cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano). In quello induttivo invece la premessa è data dall'osservazione di dati singoli, che non erano mai stati raccolti prima, e che sono quindi in grado di portare a una nuova "verità assodata" di tipo generale. L'esempio più classico è quello del procedimento scientifico, dove un esperimento ripetuto a sufficienza permette di stabilire una nuova legge della Natura. Ad esempio, i ripetuti lanci di sfere di vario peso, effettuati da Galileo dalla Torre di Pisa, permisero di stabilire (anche se con approssimazione) le proprietà di accelerazione dei corpi nello spazio.

    Oppure, per usare di nuovo l'esempio iniziale, l'equivalente induttivo sarebbe:

    PREMESSA: Ho davanti un animale che ha quattro zampe e una coda, e abbaia.
    INFERENZA: Avevo già incontrato numerosi animali che presentano tutti le stesse caratteristiche.
    CONCLUSIONE: A questo punto posso stabilire con relativa certezza che esista una categoria di animali con quelle precise caratteristiche, che io chiamerò "cani".

    In altre parole, il ragionamento deduttivo parte da un'affermazione generale, di tipo teorico, che si dà per scontata (tutti i cani hanno ecc. ecc.), e giunge ad una conclusione specifica, di tipo pratico, (questo animale è un cane). L'induttivo invece parte da un'affermazione specifica, di tipo pratico (ho davanti un animale con quattro zampe ecc…), e giunge ad una conclusione generale, di tipo teorico (esiste quindi una categoria che chiamerò "cani"). Dal generale al particolare, dal particolare al generale. Dall'astratto al concreto, dal concreto all'astratto.

    Ciascuno dei due metodi offre precisi


    VANTAGGI E SVANTAGGI

    Il metodo deduttivo offre il vantaggio di garantire la validità della conclusione, purchè la premessa sia valida: se è vero che "tutti i cani hanno quattro zampe ecc…", questo che ho davanti è SICURAMENTE un cane. Ha però lo svantaggio di produrre una conclusione "più piccola" della premessa stessa: si parte dalla categoria "cani", si arriva a "questo" cane specifico. (In altre parole, la conclusione è garantita perchè è già contenuta dalla premessa).

    Il ragionamento induttivo invece non può garantire la validità della conclusione (se un domani saltasse fuori un animale che ha quattro zampe e una coda e abbaia, ma si arrampica anche sugli alberi come una scimmia, la mia nuova categoria "cani" va a farsi benedire), ma mi permette di arrivare a conclusioni "più ampie" della premessa iniziale (sono partito osservando un singolo animale, ho concluso con una nuova categoria che prima non avevo).


    DUE VOLTI DELLA STESSA MEDAGLIA?

    In realtà, appare ovvio che qualunque affermazione categorica che noi usiamo come premessa per un ragionamento deduttivo, debba inizialmente essersi formulata come conclusione di un percorso induttivo. Ovvero, prima che l'uomo potesse stabilire che "i cani hanno quattro zampe, una coda, e abbaiano", ha dovuto osservarne abbastanza da poterlo dire con relativa certezza.

    Ma allora, cosa è nato prima? L'osservazione, o l'affermazione?

    Ovvero, tutte le "Verità" che l'uomo oggi considera tali, sono nate da un'osservazione iniziale del mondo esteriore, tramite i cinque sensi, o vi è per caso anche una innata forma di conoscenza interiore - il famoso "sesto" senso - che non necessita di verifiche di nessun tipo per affermarsi come tale?

    Sappiamo di scoprire, o scopriamo di sapere?



    II PARTE - LE FALLACIE PIU COMUNI

    Una fallacia logica equivale in tutto e per tutto a quello che è un fallo in una partita di calcio. Mente però in inglese fallacy è un termine usato comunemente, a noi la parola fallacia suona un pò strana. Il Garzanti comunque la riporta, con queste definizioni: Apparenza ingannevole, falsità, slealtà, malafede, sbaglio, errore, sofisma, vizio di ragionamento.

    A noi interessa soprattutto l'ultima definizione. Vizio di ragionamento, aggiungiamo, strettamente tecnico, secondo quelle che sono le regole della cosiddetta Logica Formale. Un pò come dire "mani in area è rigore". Sta all'arbitro, di volta in volta, giudicare se il giocatore abbia toccato il pallone con le mani, ma la regola è quella e non cambia per nessuno.

    Il vantaggio di saper riconoscere le varie fallacie permette spesso di non farsi fuorviare dai ragionamenti altrui - anche se spesso in perfetta buona fede - e di evitare in genere inutili perdite di tempo ad ambedue i contendenti.

    Le fallacie più comuni, molte delle quali portano ancora il nome latino, sono le seguenti:


    Argomento ad hominem. Quando si attacca la persona e non l'idea di cui è portatore.

    "L'ha detto Giulio? Ma quello è un cretino!" Sarà anche cretino, ma è la sua idea che va confutata, indipendentemente dalla persona.

    Questo può valere anche per la "fonte" in senso lato: "Ho letto su un sito internet che l'11 Settembre non fu affatto portato a termine da 19 arabi..." "Ma và là, lascia perdere. In Internet girano tante di quelle stronzate!"

    Ne girano a quintali, se è solo per quello, ma sono le idee specifiche che vanno confutate, non il luogo (comune) da cui provengono.


    Argomento ad ignorantiam. Un cosa è vera (o falsa) sono perchè non è mai stato dimostrato il contrario.

    Atlantide è esistita: dimostrami che non è vero.
    Dio non esiste: dimostrami che c'è.


    Falso dilemma. Un esempio classico è quello dell'interminabile dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo, dove la fallacia viene curiosamente adottata da ambo le parti senza ormai più nessun ritegno.

    Da una parte si dice: "L'evoluzionismo non dà conto del passaggio dalla scimmia all'uomo (anello mancante), quindi ha ragione il creazionismo". Dall'altra si risponde: "Siccome il mondo non può avere seimila anni, come vorrebbe la Bibbia, è l'evoluzionismo la teoria giusta".

    Questa fallacia presuppone che non vi siano alternative alle due tesi concorrenti, quando in realtà non è possibile affermarlo. Ben diverso sarebbe sostenere che un uomo "è morto, poichè non è più vivo", o viceversa, quando le alternative siano effettivamente solo due.

    La fallacia del falso dilemma è molto più diffusa di quello che si creda, perchè si nasconde spesso in proposizioni che a prima vista suonano perfettamente coerenti. Consideriamo le risposte a queste due affermazioni:

    A - Credo che il capitalismo abbia assunto nella nostra società una forma disumana”
    R - “E allora cosa dovremmo dire dei morti fatti dal comunismo?”

    A - “La democrazia moderna ha fallito il suo compito”
    R - “Ma sì, torniamo pure alle dittature che torturano la povera gente”

    Ambedue le risposte presuppongono che vi siano solo due alternative al problema, il che in ciascun caso non è assolutamente vero.


    La domanda "pesante". Si pone quando viene implicata una premessa che non è necessariamente vera.

    Hèi, come stai? Hai smesso finalmente di picchiare tua moglie? (Dove sta scritto che io abbia mai iniziato, scusa?)


    Petitio principi: quando si inserisce la conclusione nella premessa, in modo da poterla dimostrare con maggiore facilità. (Equivale al cosiddetto "giro vizioso").

    "La Bibbia è parola divina." "Come fai a dirlo?" "Lo dice la Bibbia stessa!" (Episodio vero, capitatomi con un Testimone di Geova).

    Ma vi sono anche forme molto più subdole, e meno facili da individuare: "Non è possibile che Kennedy sia stato ucciso da una cospirazione, poichè ci sono quintali di prove che dimostrano che Oswald agì da solo".

    Si dimentica in questo caso che tali prove sono state raccolte, gestite e fornite al pubblico dalle stesse autorità che, nel caso del complotto, avrebbero avuto tutto l'interesse a falsificarle.


    Uomo di paglia. Avviene quando si attacca un'argomentazione che l'avversario ha fatto in separata sede, e che risulta particolarmente facile da confutare, nell'intento si sminuire la validita della sua argomentazione corrente.

    Io e te siamo discutendo di coltivazione delle banane. Ad un certo punto tu mi dici: "Tu hai scritto l'anno scorso che i mandarini non crescono bene in Sicilia, mentre questo non è vero", sottintendendo che la mia argomentazione sulle banane sia meno valida. (Si chiama "uomo di paglia" perchè è più facile da sconfiggere di un uomo in carne ed ossa).

    Impone inoltre l'idea che se si sta davvero cercando di conoscere la verità conviene prendere in considerazione la tesi contraria più forte, e non la più debole.


    Argomento ad autoritatem (diffusissimo di questi tempi): Chi sostiene una certa tesi è un luminare nel campo, quindi ha ragione.

    Questo non è necessariamente vero, anche se per questo non dobbiamo rigettare per principio qualunque cosa esca dalla bocca di un esperto di settore. Un utile criterio discriminante può essere l'eventuale "interesse aggiuntivo" legato alla sua affermazione: se Einstein sostiene una certa caratteristica dell'Universo, non avendo apparentemente nulla di aggiuntivo da guadagnare (oltre al piacere di avere ragione), forse ci si può anche fidare. Ma se un noto architetto sostiene che le Torri Gemelle sono cadute per conto loro - essendo la cosa particolarmente controversa - non solo è igienico dubitarne, ma si può in certi casi addirittura sospettare che il luminare sia stato interpellato proprio per supportare una bugia (in cambio di una lauta ricompensa, ovviamente). Il caso dell'Universtità Purdue - per chi conosce bene la questione 11 Settembre - è particolarmente indicativo. E comunque in generale, il mondo è pieno di "esperti a gettone", il cui numero sembra aumentare proprio con il calo di attenzione critica con cui assorbiamo quotidianamente le informazioni dai media ufficiali.


    Fallacia del piano inclinato (o piano scivoloso), dove si prospettano conseguenze catastrofiche ad un certa tesi, nell'intento di invalidarla.

    All'ipotetica proposta: "Se gli immigrati illegali avessero la patente potrebbero lavorare molto di più", qualcuno potrebbe replicare: "Già bravo, cominciamo col dargli la patente e va a finire che fra qualche anno ce li ritroviamo al governo".

    A parte che non è affatto garantito che ciò accadrebbe, la tesi non può comunque restare invalidata da qualcosa che le è esterno. Ovvero, qualunque cosa possa succedere per aver dato la patente agli immigrati, non cambia il fatto che questi sarebbero più produttivi se l'avessero.


    Fallacia di composizione: avviene quando si attribuisce al tutto la qualità di una parte.

    Gli appartamenti di quell'edificio sono molto piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.

    Il suo opposto è la

    Fallacia di sottrazione
    , che avviene quando invece si attribuisce alla parte una qualità del tutto.

    Gli aborigeni si stanno estinguendo. Arrawang è un aborigeno. Arrawang si sta estinguendo.


    Negazione dell'antecedente, quando si fa risalire un evento ad una causa non necessariamente correlata.

    Mio cugino ha urlato. Subito dopo è crollato il Muro di Berlino. Mio cugino ha fatto crollare il Muro di Berlino.

    Il suo contrario è la

    Affermazione del conseguente
    . Fallacia che avviene quando si presume un effetto da una causa non necessariamente correlata.

    Quando l'Inter vinse il campionato pioveva. Oggi piove. Oggi l'Inter vince il campionato. (Magari)


    Queste sono le fallacie più diffuse, che è utile conoscere per districarsi in eventuali situazioni di stallo durante una discussione. Ve n'è poi almeno un'altra dozzina, che sono però molto meno insidiose, e molto più facili da individuare. Per il nostro scopo quelle presentate dovrebbero essere più che sufficienti.

    Massimo Mazzucco


    Edited by warmbeer - 28/6/2021, 18:57
     
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    CITAZIONE (Ruhan @ 28/6/2021, 19:23) 
    [...] in realtà l'uomo di paglia che viene descritto nel terzo link da te postato potrebbe essere in realtà un ad hominem(circostanziale), mentre l'ad hominem(sempre descritto nel terzo link) è più propriamente un ad personam(equivalente allo ad hominem diretto).

    L'uomo di paglia(o strawman), invece, è:
    CITAZIONE
    L'argomento fantoccio[1] (dall'inglese straw man argument o straw man fallacy) è una fallacia logica che consiste nel confutare un argomento proponendone una rappresentazione errata o distorta

    https://it.m.wikipedia.org/wiki/Argomento_fantoccio

    CITAZIONE
    Uno “straw man argument” è una tesi che una parte in una discussione attribuisce all’altra parte, malgrado quest’ultima non l’abbia sostenuta: la tesi è una forzatura volutamente e palesemente assurda, sciocca o falsa, in modo da essere facilmente contraddetta. Esempio: io dico che bisogna abolire la caccia e tu mi rispondi che sono un pazzo perché se i bambini non mangiano mai carne non crescono sani. Io non ho mai sostenuto che i bambini non debbano mangiare la carne, ma tu mi hai attribuito questa opinione e io ora dovrò affannarmi a dire che non è vero, ripartendo da un passo indietro.

    www.wittgenstein.it/2012/10/19/straw/
     
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