| CITAZIONE (arkeo2001 @ 7/11/2013, 23:58) Mi pare di capire che molto spesso ci sono problemi di traduzione, le cose da fare sono tante e il maestro spesso procede con enorme rapidità. Probabilmente i maestri sanno il fatto loro e sono loro ad attivare la potenzialità per la pratica, chi sta lì deve essenzialmente "essere lì". Non sto ovviamente affermando che l'iniziazione agisca ex opere operato e la partecipazione attiva è sicuramente indispensabile. Anche se molto si perde quanto a ricordi, chiarezza e quant'altro poco importa: l'iniziazione dovrebbe conferire l'autorizzazione alla pratica che è un fatto di abitudine e quindi poco alla volta, chiedendo e verificando, questo genere di dettagli si mette a posto. Partiamo da un presupposto: la parola "iniziazione" può essere decisamente fuorviante e non rende appieno il significato corretto di ciò che dovrebbe avvenire durante un Ritiro di una specifica Pratica, che sia personale o di gruppo, che duri un'ora o dei giorni. Inoltre più che di "autorizzazione" - che suona malissimo a mio avviso - potremmo parlare di "attivazione". È come quando si recitano i Mantra pubblici: se reciti il mantra dell'Azione di Tara senza averne ricevuto l'introduzione diretta da un Maestro, stabilisci semplicemente una connessione karmica tra te e questo Yidam, in maniera generica. Se lo reciti dopo aver ricevuto l'introduzione e quindi l'attivazione dell'energia specifica del Mantra, allora ne utilizzi le intere potenzialità. In primo luogo il Maestro dà al discepolo una sorta d'introduzione alla Pratica. Questa introduzione avviene su più livelli: uno è senz'altro quello puramente conoscitivo, nozionistico, che può essere tranquillamente approfondito successivamente. Un altro livello, che è quello fondamentale per poter poi eseguire la Pratica beneficiandone in maniera completa, è di tipo energetico-vibrazionale (passatemi i termini) ed ha a che vedere con l'ascolto dei suoni e delle parole che compongono la Pratica stessa. Il discepolo, relativamente a questa fase, non deve "capire" ma "ricevere". In quel momento la sua mente beneficia del contatto con la mente del Maestro che ha già realizzato il senso, lo scopo, ed il beneficio ultimo della Pratica che sta trasmettendo. Non è importante che capisca razionalmente o che memorizzi all'istante i vari passaggi della sadhana: al contrario è importante che ascolti senza utilizzare le funzioni della mente convenzionale. È facile che ci si ritrovi un po' confusi dopo aver ricevuto questo tipo di introduzioni. Direi che è una conseguenza proprio del fatto che (soprattutto quando si è all'inizio) cerchiamo di ordinare quello che ci viene dato secondo i criteri della mente convenzionale mentre, ovviamente, non è con essa che dobbiamo assorbirlo. In seguito, generalmente si acquistano libri in cui, oltre al testo della Pratica, si trovano tutte le spiegazioni dettagliate sui vari passaggi, mudra, mantra, ecc. e comincia un'altra fase molto importante, che ha che vedere con la ripetizione e l'approfondimento e quindi il consolidamento dello stato che si raggiunge attraverso la Pratica. Il discorso è lungo e, come ha scritto Losang più su, ci possono essere anche delle differenze relative alla corrente che si segue all'interno del Vajrayana, al Maestro che dà l'iniziazione, il testo a cui si fa riferimento, ecc.
P.S. Ciò che ho scritto riflette quanto mi è stato insegnato e le mie opinioni a riguardo. Lo preciso a scanso di lapidazioni. Siate indulgenti. |
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