Ruota del Dharma, un forum di scambio e confronto sulle attività e la pratica del Buddhismo.

Posts written by JayMuur

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    CITAZIONE (Persapere @ 22/8/2013, 10:28) 
    Per quale motivo alcuni buddhisti venerano statue od altri oggetti di culto? non comprendo il bisogno di oggetti materiali per una pratica spirituale, ma ho capito che molti ne fanno uso insieme ad immagini, riti di iniziazione e cose simili.

    Perchè c'è bisogno, secondo chi ne fa uso, di oggetti e di rituali?

    Qualunque pratica spirituale tu possa seguire, sei in ogni caso parte di una realtà materiale. In alcune Tradizioni l'uso di oggetti e rituali vengono visti come utili o propedeutici per fare un tipo di lavoro che sia quanto più possibile completo e focalizzato. È un espediente, se così vogliamo dire, che serve ad aiutare il praticante almeno fino a quando non sia così abile da poter fare a meno di qualunque supporto.
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    CITAZIONE (Losang @ 25/8/2013, 20:46) 
    Il buddhismo è una via spirituale aperta a tutti e si occupa di tutti, non esistono divieti esistono consigli: se senti il bisogno di fare offerte o altro, comportati liberamente. Se non sai come fare chiedi consiglio. Il buddhismo è una casa accogliente e piena di amore e non una fredda sala operatoria dove il chirurgo è l'unica autorità abilitata ad agire con competenza.

    Veramente esistono anche dei precisi divieti, come quelli presenti nelle pratiche e nelle offerte per i Naga.
    Non vedo però come questo possa trasformare il buddhismo in una sala operatoria ed un eventuale Maestro in un chirurgo... :blink:
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    Ci sono anche Tradizioni Buddhiste che non si rifanno esclusivamente ai Sutra, per dirne una...
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    CITAZIONE (zenbaba @ 23/8/2013, 18:54) 
    ma dici che ancora non ho espiato ? azz !!!

    In certi casi è dura... :lol:
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    Da un punto di vista strettamente tecnico ed ortodosso recitare mantra ecc. senza aver ricevuto l'introduzione ad essi da parte di un Maestro qualificato ha un valore assolutamente relativo. Serve, al più, a stabilire un contatto con l'Yidam a cui ci si rivolge. Soltanto quando si sia ricevuta l'introduzione diretta dalla viva voce di un Maestro, allora si potranno recitare i mantra per il loro specifico scopo.
    Per quanto riguarda le offerte, finchè ci si mantiene nel generico vale lo stesso discorso. Accendere incenso o offrire acqua al Buddha storico, non può che essere una buona causa. Se però si entra nel dettaglio delle singole pratiche, allora ci sono offerte che sono consone ed altre che non lo sono.
    Come sempre: perchè non andare da un Maestro qualificato?
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    CITAZIONE (warmbeer @ 16/8/2013, 19:16) 
    Il nostro ego si può illudere di suonare Nikolai Kapustin mentre in realtà l'universo ci ascolta fischiettare stonati framartinocampanarodormitu (o peggio ancora ci guarda giocare a Guitar Hero, scimmiottando un playback, la musica di altri insomma). Si può anche girare in tondo pur pensando di andare invece proprio e soltanto ad ovest.

    Esclusivismo e inclusivismo e ecc ecc ecc ... non esauriranno mai le opzioni.

    Sempre opinioni opinabili :)

    :quoto: :quoto: :quoto:
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    CITAZIONE (zenbaba @ 6/8/2013, 14:00) 
    bravi e infatti Berlusconi e' uno statista !

    Eeeh???
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    :offtopic: :offtopic: :offtopic:
    CITAZIONE (andrea1963 @ 6/8/2013, 12:48) 
    p. s.: il 0,0 nn mi pare proprio che coincida col d&g. nn ha ancora estrinsecato vanterie erotiche, ricchezze faraoniche... nn credo che potesse resistere così a lungo...

    Si, anch'io la penso così. Non avrebbe resistito...
    Propongo un armistizio.
    Se poi Zerovirgolazero dovesse invece essere Voldemort :D possiamo sempre bannarlo!!!
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    Losang, ok, hai ragione tu e chiudiamola così.
    Solo un ultimo commento, giusto per rispondere alla tua frecciatina...
    CITAZIONE (Losang @ 2/8/2013, 10:35) 
    Infine vorrei chiarire che continuare a dire che in Tibet non potevano essere vegetariani per via della posizione geografica e quindi o si mangiava carne oppure si moriva di fame, è un errore; questa obiezione tiene conto solamente della minoranza dei ricchi o degli aristocratici, i Lama famosi o monasteri ricchi, e comunque dei benestanti in generale dove allegramente sulla loro tavola appariva la carne (e i monaci più seri criticavano aspramente questo uso smodato della carne nei ricchi monaci e gridavano allo scandalo), ma la maggioranza (sottolineo: la maggioranza) dei tibetani, per un fatto economico vedevano la carne con il cannocchiale, altri non la vedevano nemmeno con il cannocchiale in tutta la loro vita. La maggior parte dei tibetani viveva di Tsampa (farina di orzo grigliato) e tè (thè) al burro di yak. Questa era la loro dieta per tutta la loro vita, nessuno forse gli aveva spiegato che non era una dieta bilanciata. Ma si sa la povertà ha altre regole.

    Il mio era un esempio relativo ad un luogo dove comunque non c'è grande ricchezza e varietà derivante dall'agricoltura. I tibetani poveri integravano la loro dieta con i derivati dal latte di yak, il che evidentemente bilanciava la scarsa assunzione di carne. Ciò non toglie che in varie parti del nostro pianeta una dieta vegetariana sarebbe insostenibile e, se proprio vogliamo fare le pulci agli equilibri da un punto di vista alimentare, uno dei paesi dove il vegetarianesimo è maggiormente praticato e cioè l'India ha un'altissima incidenza di casi di diabete, dovuti appunto ad una dieta un po'... sbilanciata...
    Detto da vegetariana e senza rancore.

    Edited by °Jayanti° - 2/8/2013, 21:08
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    CITAZIONE (Beatrice Temporis @ 1/8/2013, 11:23) 
    Buongiorno a tutti,

    Salve :)
    Premetto che io seguo la Tradizione Vajrayana.
    CITAZIONE
    1) Una delle caratteristiche che ho sempre apprezzato delle scuole zen è il loro essere molto pragmatiche ed essenziali: devi fare quello che funziona per te, perché se non funziona, non serve... ma come faccio a saperlo se fa per me in anticipo?

    Non lo sai. Come qualunque altra cosa lo capisci facendo esperienza. Può darsi anche che "quella determinata cosa" faccia per te, ovvero sia funzionale alla tua crescita, in un determinato momento della tua vita e poi, nel tempo, tu possa trovare altre "cose". Così è la vita...
    CITAZIONE
    2) E' fondamentale praticare in una scuola con un maestro sempre presente? (Intendo nel senso fisico del termine...)

    No, però è fondamentale seguire una Scuola in cui ci siano uno o più Maestri qualificati di riferimento.
    CITAZIONE
    3) Come posso sapere se un maestro ha davvero qualcosa da trasmettermi o sta fingendo di essere qualcosa che non è se non dopo anni di errori che potrei pagare sulla pelle prendendo "il serpente dal lato sbagliato"?

    Come sopra: solo l'esperienza te lo potrà dire. Ci sono tuttavia dei parametri che possono essere d'aiuto nella scelta del Maestro da seguire. In primo luogo è importante che faccia parte di un lignaggio tradizionale che sia riconosciuto e qualificato. Questo significa che non è una buona idea rivolgersi ad esempio a coloro che si sono autoproclamati "maestro". In secondo luogo le azioni di una persona parlano da sole.
    CITAZIONE
    Voi cosa mi consigliate per fugare questi dubbi? E soprattutto, è fondamentale prendere rifugio in un sangha o è un qualcosa da fare quando se ne ha il bisogno?

    Io ti consiglierei di cominciare a frequentare il Sangha di Thich Nhat Hanh, visto che ti attira, e lasciare che le cose seguano il loro corso. Se son rose fioriranno... ;)
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    CITAZIONE (Losang @ 1/8/2013, 08:56) 
    Questo si legge nel Sutra, le obiezioni che alcuni praticanti avanzati del tantra yana consumano carne richiederebbe una lunghissima (ma veramente lunga) spiegazione, inoltre essendo insegnamenti segreti andrebbero indirizzati solamente agli iniziati o comunque andrebbero inseriti in un contesto molto ristretto e trattato con molta prudenza (è strano che spesso si invoca il segreto quando si deve parlare di iniziazioni e pratiche tantriche, mentre viene divulgato e messo come esempio da imitare il comportamento dei tantrika, troppo spesso stravolgendolo per renderlo adatto all'edonismo moderno) e soprattutto non sono obiezioni adatte al possibile modo di vivere degli esseri ordinari inseriti come noi in una società profana. Mi ricordo un famoso pseudo-maestro che ordinava ai suoi poveri discepoli la castità, una dieta ferrea e grandi digiuni, mentre lui con i suoi fidati si abbuffavano con lauti pranzi, carne e sesso a volontà, con la scusa che il maestro poteva, essendo un realizzato (chissà cosa aveva realizzato?) gli era permesso quello che a loro era negato. Bel modo di procedere e soprattutto molto comodo.

    Sicuramente quello che dici è corretto, tuttavia conosco praticanti Theravada, per di più thailandesi, che non sono affatto vegetariani e non per motivi "segreti" o "iniziatici", ma semplicemente perchè non ritengono il vegetarianesimo obbligatorio, soprattutto per i laici.
    Il fatto è che le regole, secondo me, sono un'ottima e necessaria cosa, ma sono anche "cose inanimate" e vanno in alcuni casi mediate, sempre secondo me, con un po' di buon senso. Come potrebbe un tibetano seguire una dieta rigidamente vegetariana abitando in un luogo della terra dove l'agricoltura produce poco o nulla? Come potrebbe farlo un africano? Devo pensare che intere categorie di persone che non sono in grado, a causa di situazioni oggettive relative al luogo geografico dove vivono, di adottare una dieta esclusivamente vegetariana vanno condannate?
    Senza poi andare così lontano, ma rimanendo in Occidente, ci sono persone che hanno problemi a seguire una dieta priva di proteine animali. Personalmente non ho mai risentito della dieta vegetariana ma ad altri è capitato di scompensarsi e di dover tornare ad una dieta onnivora... che facciamo li condanniamo?
    I Sutra, che sono assolutamente preziosi e determinanti, affermano tante cose che applicate renderebbero la nostra vita decisamente migliore, ma quante di esse vengono effettivamente messe in atto anche dagli stessi buddhisti nel mondo?
    E come la mettiamo con i vari "buddhismi", ovvero con le interpretazioni e le contaminazioni che ci sono state nei secoli e negli incontri tra il Buddhismo delle origini e le culture locali dei popoli con cui questo Buddhismo si è incontrato?
    Io non dico che dobbiamo considerare tutto elastico e variabile a seconda dei propri comodacci... questo assolutamente no. Però dico che condannare senza appello comportamenti che fanno parte della cultura, della storia o delle necessità di sopravvivenza del genere umano, potrebbe essere magari un po' troppo. O quantomeno io non me la sento di emettere un verdetto assoluto...
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    CITAZIONE (sunyatananda @ 30/7/2013, 23:41) 
    Il punto non è compiere un distinguo tra vegetali e animali: come ti dirà un qualsiasi bravo prof. di zoologia in natura non esistono distinzioni reali simili a quelle utilizzate nella Classificazione Scientifica (Vita, Dominio, Regno, Phylum, Classe, Ordine, Famiglia, Genere, Specie), ossia categorie di comodo utilizzate per convenzione (tenendo conto di alcuni aspetti a cui si dà maggior peso che ad altri) nello studio e nella classificazione nel campo scientifico.
    Stiamo parlando di Dharma, o comunque di un aspetto della pratica non così banale e trascurabile come a molti piace pensare, aspetto discusso già ai tempi del Buddha: cercare il riferimento per la propria pratica di Dharma nell scienza è un errore [forse di comodo].

    Sul fatto che non tutti gli uccelli volino e che non tutte le piante sono piantate direi che quanto detto sopra basti.

    Dato che si gioca la carta "scientifica" (nonché, visto l'argomento, pseudo-scientifica), per quanto riguarda gli organismi in grado di percepire il dolore e quelli incapaci si compie una netta distinzione: organismi viventi senzienti e non-senzienti.
    Gli organismi che, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, percepiscono dolore sono quelli senzienti, ossia dotati di sistema nervoso.

    Le scoperte circa la percezione del dolore e le emozioni dei vegetali è quantomeno discussa, ed è facile notare che le diffuse "scoperte" circa la percezione del dolore da parte delle piante è spesso opera di ricercatori alquanto discutibili e di adepti di Scientology et simila (ne conosco). Evitiamo errori grossolani compiuti da "studiosi" che mescolano le proprie credenze con la scienza: il fatto che le piante siano in grado di cogliere stimoli (in particolare di pericolo) ecc non significa che queste soffrano o che "soffrano" nella maniera in cui soffrono gli esseri senzienti.

    Io non sarei così definitivo/a nel fare questo tipo di affermazioni. È capitato (e ancora capiterà per fortuna) che la scienza progredendo nei suoi metodi d'indagine abbia dovuto contraddire le sue stesse precedenti affermazioni e la neurobiologia vegetale, come senz'altro saprai, è ancora giovane. Non ridurrei il tutto a pochi scienziati di parte che per motivi personali delirano sulla vita emotiva delle piante. Un tempo quando si parlava delle connessioni possibili tra stati emotivi e patologie fisiche in medicina si diceva che erano tutte baggianate, poi lo studio approfondito del sistema endocrino ci ha portato a risultati piuttosto concreti, direi...
    CITAZIONE
    Ad ogni modo mi sembra, ripeto, che tra gli occidentali praticanti di Dharma ci sia un atteggiamento di autogiustificazione e di poca onestà intellettuale poco sane circa l'argomento, ma queste sono opinioni personalissime... Esempi di grandi realizzati e maestri da cui prendere esempio ce ne sono, se poi si vuole cercare in altri campi si è liberi di farlo.

    Anche qui non sarei così giudicante e definitivo/a. Ci sono Maestri qualificati di Buddhismo che adottano posizioni diverse. Non tutti quelli che tentano di mantenere la mente aperta lo fanno per comodità personale (amanti della braciata selvaggia, siete stati scoperti!!! :lol: ); alcuni lo fanno semplicemente perchè hanno constatato la pluralità delle posizioni esistenti.
    Quando un mio carissimo amico andò a Pomaia la prima volta gli fu detto da un monaco quali fossero le regole alimentari che i monaci erano tenuti a seguire. Contestualmente gli fu detto anche: "è possibile che tu veda infrangere queste regole, non giudicare. Potrebbe esserci un valido motivo per cui ciò avviene".
    ;)
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    CITAZIONE (Losang @ 27/7/2013, 18:17) 
    Quando si ha la responsabilità della vita spirituale delle persone il rigore non è sempre un difetto, quante delusioni si potrebbero evitare se molti falsi maestri che si prendono molto sul serio e che per accontentare il pubblico pagante spesso la prima cosa che tolgono è il rigore della pratica.

    Concordo in parte. Il rigore di per se stesso non è garanzia di verità. Se poi si segue una Tradizione nella quale non c'è l'obbligo di non bere vino, per dirne una, che senso avrebbe invece proporla come regola ai praticanti?
    CITAZIONE
    Ognuno procede come meglio crede, pensando di essere nel giusto, e quindi tutti meritano la stessa attenzione..

    Più che altro ognuno merita uno spazio. Poi se si sia nel giusto o meno è un altro discorso.
    CITAZIONE
    Inoltre, vorrei aggiungere che poco importa cosa fa la comunità che vive intorno a Chogyal Namkhai Norbu Rinpoche, quello che contava in questa discussione era stabilire quale atteggiamento deve avere il buddhista in generale. Opinione personale.

    Per la verità direi che importa dato che la Comunità Dzogchen è comunque una comunità Buddhista. Peraltro, come ha scritto anche un'altra persona, simili discorsi vengono fatti in varie comunità praticanti il Buddhismo Tibetano e non solo a Merigar e dintorni.
    CITAZIONE
    Mi sembra di intuire dalle tue stringatissime parole che vi è una bella differenza tra il ganapuja e la presenza simbolica della carne e del vino in tale rituale, e la regola (non inventata da me) di cercare di non uccidere nessun essere senziente.

    Andavo un po' di fretta, non volevo risultare sgarbata. Chiedo venia...
    C'è una differenza ma la presenza di carne e pesce non è simbolica, ma oggettiva. E comunque la domanda non riguardava solo la presenza di carne e pesce durante la Ganapuja, ma l'uso quotidiano di questi alimenti.
    CITAZIONE
    Personalmente mi fermo qui.

    Vorrei fosse chiaro che non è mia intenzione favorire stermini di massa di vitelli, maiali, alici, gamberi, quaglie, polli ecc. Mi sembra però importante presentare a chi faccia una domanda una verità oggettiva che rispecchi il comportamento oggettivo dei praticanti nel mondo. I praticanti Buddhisti adottano varie diete e non sono tutti obbligati al vegetarianesimo, questo è un fatto. Se poi vogliamo discutere del rispetto dovuto alle singole forme di vita, ti rimando al mio post sulle piante ecc. dove ribadivo l'importanza di avere attenzione per tutto ciò che è vivente, non solo per gli animali. Non mi sembra la posizione di una terrorista cannibale!
    Su, non avercela con me... ;)

    CITAZIONE (zenbaba @ 27/7/2013, 18:59) 
    dianablu ,lo fai apposta ? non ci credo che parli di Merigar e metti i link di Pomaia ...

    Appunto... e insiste... :lol:
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    Quella che ho riportato è stata la risposta data pubblicamente da Chogyal Namkhai Norbu Rinpoche durante un Ritiro Ufficiale a Merigar sul perchè si mangiassero carne e pesce durante la Ganapuja e non vi fosse l'obbligo di vegetarianesimo all'interno della Comunità Dzogchen.
    Possiamo anche ritenerla un'opinione personale :rolleyes: , ma di certo non di un falso Maestro.
    Talvolta il rigore estremo è solo rigidità e la rigidità non è una caratteristica dello Dzogchen in cui al contrario si ripete costantemente che è necessario integrare tutti i fenomeni. E mi pare che non lo sia neppure in generale della Via di Mezzo. Opinione personale.
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    CITAZIONE (dianabluda10 @ 25/7/2013, 14:21) 
    Rispondo senza leggere gli interventi degli altri perche' ho poco tempo. I Theravada mangiano carne in determinate modalita' mentre al Merigar so che la dieta monastica e' totalmente vegetariana. Del resto credo di non sbagliare ( forse, ma non mi prendere sul serio ) affermando che alla base dell'illuminazione Mahayana ci sia la coltivazione della Mente Compassionevole e un essere compassionevole non sbrana altri esseri senzienti.
    Per i Buddisti che hai osservato penso la scelta di essere vegetariani come quella del buddismo venga da una sensibilita' connaturata, non credo che una sia la conseguenza dall'altra.

    A Merigar non c'è alcuna comunità monastica e la dieta dei praticanti laici della Comunità Dzogchen non è vegetariana, a meno che non sia per scelta personale.
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