Sinceramente anche io penso che possano esistere parecchi tipi di realizzazioni, ma non possono che essere parziali perchè riguardano necessariamente una certa cosa, un certo campo. Secondo me la realizzazione assoluta è un concetto limite, un paradosso.
Ieri ho visto su rai 2 Michele Santoro per un pò. C'erano interviste di persone in quartieri degradati, spacciatori ecc. Ho sentito dire che i politici dovrebbero andare di più in questi posti, frequentare i mercati rionali ecc. ecc. Ma quanti mercati rionali dovrebbero frequentare per avere un'idea della "volontà del popolo?". Più questo numero è alto, meno l'espressione "volontà del popolo" ha senso: se per conoscere la volontà del popolo basta intervistare poche persone allora è qualcosa di significativo, viceversa se per caso questa emergesse solo se si intervistassero tutti, allora non significherebbe un fico secco. Imho.
Beh, già esiste qualcosa con finalità analoghe sulla candidabilità, la legge "Severino". Non voglio quì difendere il sorteggio, ma in questo caso ho l'impressione che darebbe luogo a meno controversie, in quanto nessuno si accorgerebbe neanche di essere stato escluso...
Ovviamente il presupposto fondamentale è l'omogeneità, come nell'esempio del vino. Se invece di un liquido nella botte ci fossero dei grossi sassi, l'omogeneità non ci sarebbe . Per ovviare a questo inconveniente si potrebbe aumentare la grandezza del campione, ma a questo punto sorgerebbero altri problemi: un parlamento così grosso dovrebbe organizzarsi al suo interno in maniera parallela rispetto alla società che in origine si voleva rappresentare, e diventerebbe una società nella società (oggi va di moda il termine casta).
La rappresentatività per campionamento casuale sarebbe eccessiva. Le costituzioni in genere prevedono una certa rappresentatività, ma non fino a questo punto. Sarebbe come assaggiare un bicchiere di vino da una botte. In passato ho pensato a cose strane, tipo ottenere una parte di parlamentari con campionamento casuale in proporzione al numero di persone che non votano.
Qualche tempo fa postai il link a "Un incubo epistemologico" di Raymond Smullyan:
CITAZIONE
Frank: Ma se si chiede a qualcuno che cosa crede, di solito lui lo dice e basta. Perchè lei invece, per scoprire le sue convinzioni, lo fa in modo così incredibilmente tortuoso puntando una macchina che legge il pensiero sul suo cervello, per scoprire ciò che crede in base alle letture della macchina? Epistemologo: Quale altra maniera scientifica e oggettiva esiste per scoprire ciò che credo? Frank: Ma via, perchè non se lo chiede, punto e basta? Epistemologo (tristemente): Non funziona. Quando mi chiedo che cosa credo non ottengo mai risposta! Frank: E allora perchè non enuncia ciò che crede? Epistemologo: Come posso enunciare ciò che credo prima di conoscere ciò che credo? Frank: Oh, all'inferno la sua conoscenza di ciò che crede; avrà per forza qualche idea o convinzione su ciò che crede, no? Epistemologo: Cero che ce l'ho. Ma come faccio a scoprire qual'è questa convinzione?
Warmbeer dice sempre "ihmo". Io, al contrario, dico sempre "secondo me". Ah un'altra grossa differenza è che io non ho assolutamente la minima idea del motivo per cui Tabasco mi mise nella rosa di quelli da interpellare se volevano fare i moderatori.
