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Perchè percepiamo il mondo dritto anzichè capovolto (o a 45 gradi a sinistra, o 33 a destra)? Il fatto è che pensiamo di percepire il mondo con il corpo e di poterlo riferire ad esso, ma poi ci rendiamo conto che il nostro stesso corpo fa parte del mondo percepito. Alla fine l'effetto assomiglia a un quadro di Escher.
Un modo per illustrare questo fatto potrebbe essere quello di considerare il significato di "giù" e "su". Si potrebbe affermare che questi termini hanno un significato meno "fondamentale" di quello che tendiamo ad attribuirgli. In pratica "su" non significa altro che "dalla-parte-della-testa", ove per testa si deve intendere una specie di palla pelosa con varie aperture ecc.
Potremmo cercare di definire il termine "fondamentale": un'aspetto della realtà è veramente fondamentale se non possiamo fare a meno di nominarlo (utilizzarlo) per ottenere una descrizione accurata di un sistema. Se devo descrivere questa stanza, il termine sedia sarà meno fondamentale del termine legno che a sua volta sarà meno fondamentale del termine carbonio, e si potrebbe continuare. Ci si può allora chiedere se esistono cose assolutamente fondamentali, ma tutto quello che sappiamo è che cose che prima consideravamo fondamentali sono state ulteriormente ridotte, e non sappiamo se questa tendenza è destinata a finire.
Ma possiamo certamente descrivere un sistema senza utilizzare per forza i termini giù o su, ovvero senza fare riferimento al nostro corpo, o al cielo-e-terra, anche se a volte ci capita per comodità di usarli.
Tuttavia, anche se possiamo capire razionalmente che non percepiamo il mondo nè dritto, nè capovolto nè inclinato, continuiamo (o almeno così è sicuramente per me) ad avere l'impressione che se lo percepissimo capovolto, tale percezione sarebbe diversa. Può capitare che non mi accontenti affatto di aver risolto il problema razionalmente: io voglio percepire chiaramente se per caso ogni elemento della totalità che percepisco può far riferimento ad altro da tutte le altre cose percepite. Anzi, sono capace di mettermi a testa in giù per vedere se percepisco il pavimento come "su" o come "giù"! Io penso che a volte i filosofi o gli scienziati non siano abbastanza umili da mettersi letteralmente a testa in giù, ma a volte invece si. Bah. -
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La filosofia si è insinuata nella fisica producendo quelle che vengono chiamate "scoperte filosofiche negative" (Maurice Merleau-Ponty, La natura: lezioni al College de France, 1956-1960, tr. it. Raffaello Cortina, Milano 1996, p. 147).
E' stupefacente constatare come l’espressione “scoperta filosofica negativa” si trovi anche proposta per iscritto da due dei padri fondatori della fisica quantistica, Fritz London e Edmond Bauer. Il loro articolo del 1939, “La théorie de l’observation en mécanique quantique” [“La teoria dell’osservazione nella meccanica quantistica”], si concludeva così: “La fisica, in quanto scienza empirica, non può affrontare i problemi filosofici in senso generale. [. . .] D’altro canto, se si può contestare la possibilità di formulare verità filosofiche con i metodi dei fisici, va anche detto che non è però fuori dalle loro competenze sottolineare come alcune affermazioni che aspirino a una validità filosofica, in verità, non ne abbiano. A volte, siffatte scoperte filosofiche ‘negative’ da parte dei fisici non sono né meno importanti, né meno rivoluzionarie per la filosofia di quanto lo siano quelle dei filosofi a pieno titolo” (F London, E. Bauer, “La théorie de l’observation en mécanique quantique”, in Exposés de physique genéralé, III, Hermann, Paris 193 9, pp. 1-51; vedi anche ]. Leite Lopes, B. Escoubès, Sources et évolution de la physique quantique, Masson, Paris 1995, pp. 133-153).
("Il tempo non suona mai due volte" di Etienne Klein, ed. Raffaello Cortina, pag. 13) -
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Imparare il non imparare 
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Ciao Patti! -
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Forse il mio nick non vi è nuovo, bazzico i forum... 
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