Ruota del Dharma, un forum di scambio e confronto sulle attività e la pratica del Buddhismo.

Posts written by warmbeer

  1. .



    In inglese
    CITAZIONE
    I find my attention drifting a lot during meditation recently
    I'm getting lost in thoughts and dreams and losing my question hwadu what is this during practice
    are there any specific techniques to work on this, other than just keep doing it so right now in this moment how is it?

    that's most important,
    because what you're talking about is a dream, and then we start to dream about the dream, and that's where we get lost
    because we disconnect from what's happening right now in this moment
    so in fact you've never meditated before
    in fact your attention has never drifted before
    why is that?
    because we're talking about a dream
    the dream doesn't exist
    so most important all of the techniques that we have
    whether you're doing a hwadu
    some kind of question maybe
    some kind of Mantra
    some phrase
    maybe just following breath
    counting breaths
    all of it is the same, those techniques help us See Clearly
    help us hear clearly
    even helps us see our thoughts very clearly
    but usually we're either pushing away thinking and feeling, or holding on to it
    or lost in a dream
    and we're usually lost in a dream that doesn't exist, and that's the past, and the future
    so the best thing you can do right now
    what do you hear ? birds are chirping
    what do you see ? wall are white
    what do you smell ? the smell of the incense
    that's the point
    okay

    In italiano

    CITAZIONE
    Ultimamente trovo che la mia attenzione vada spesso alla deriva durante la meditazione.
    Mi perdo nei pensieri e nei sogni e perdo la mia domanda: cos'è questo durante la pratica?
    Ci sono tecniche specifiche per lavorare su questo, oltre a continuare a farlo, quindi proprio ora in questo momento, così come è?

    è la cosa più importante
    perché quello di cui parli è un sogno, e poi cominciamo a sognare il sogno, ed è qui che ci perdiamo
    perché ci disconnettiamo da ciò che sta accadendo proprio ora in questo momento
    Quindi non avete mai meditato prima d'ora.
    in realtà la vostra attenzione non è mai andata alla deriva prima d'ora
    Perché?
    perché stiamo parlando di un sogno
    il sogno non esiste
    quindi la cosa più importante è che tutte le tecniche che abbiamo
    sia che stiate facendo un hwadu
    qualche tipo di domanda
    qualche tipo di Mantra
    qualche frase
    forse solo seguendo il respiro
    contando i respiri
    tutto è uguale, queste tecniche ci aiutano a vedere con chiarezza
    ci aiutano a sentire chiaramente
    ci aiutano anche a vedere i nostri pensieri molto chiaramente
    ma di solito stiamo respingendo i pensieri e i sentimenti, oppure li stiamo trattenendo
    o ci perdiamo in un sogno
    e di solito siamo persi in un sogno che non esiste, che è il passato e il futuro.
    Quindi la cosa migliore che potete fare in questo momento
    Cosa senti? Gli uccelli cinguettano
    Cosa vedi? Il muro è bianco
    Cosa odori? L'odore dell'incenso.
    questo è il punto
    ok
  2. .
    https://corsi.ubiliber.it/courses/dhammapadaubiliber/

    Letto da Gabriele Donolato
    Musiche e sound design Marco Ghianda
  3. .
    C'è anche il podcast a riguardo

    https://open.spotify.com/episode/5ERIU0v46UKLpZIB92Umpw
  4. .
    Il podcast di Ubiliber, la casa editrice dell'Unione Buddhista Italiana.

    www.ubiliber.it/category/podcast/
  5. .
    Metto qui perchè non inerente al topic del forum in senso stretto.
    Sono pochi euri ;) ma penso sia una lettura interessante.
    Non tratta di Dharma ripeto, la spiritualità viene affrontata con un taglio differente.

    CITAZIONE
    Fioccano i reparti bio e gli angoli di letteratura spirituale nei supermercati, i fast food vegani, i cartoni animati educativi, le tecniche di meditazione per il successo e molti altri ossimori che caratterizzano così bene la nostra dilaniante psicosi di massa. Tu non sei Dio è un’analisi lucida e spietata del consumismo spirituale: mostra i danni della più grande epidemia di egocentrismo della storia (la “spiritualità contemporanea”) e la distanza oramai incolmabile con i grandi insegnamenti esoterici e filosofici.

    CITAZIONE
    Andrea Colamedici e Maura Gancitano, filosofi, scrittori e divulgatori, sono gli ideatori di Tlon, scuola di filosofia, casa editrice, libreria-teatro e agenzia di eventi.

    Estratti:

    CITAZIONE

    Il secondo grande colpevole della confusione dei giusti concetti è la piramide senza punta, ossia il pullulare di teorie, riflessioni, pratiche e filosofie occulte sprovviste di qualsiasi riferimento consapevole a quelli che Platone definiva Principi Primi.
    È risaputo che il termine metafisica derivi da metá ta physiká, “oltre la fisica”. L’espressione venne coniata quando, dovendo catalogare i libri di Aristotele, quelli sull’essenza della realtà vennero posti dopo (metá) quelli della natura (ta physiká).
    La metafisica non consiste semplicemente nello studio di ciò che è al di fuori del mondo sensibile, ma piuttosto nell’analisi del fondamento e dell’autenticità della realtà. Nel corso dei secoli il valore della ricerca metafisica è andato affievolendosi e con esso il ruolo fondante dei
    principi metafisici; è diventato impossibile per l’uomo contemporaneo conoscere il mondo, poiché è andata perduta la capacità di usare l’unico strumento in grado di percorrere la strada tra psiche e cosmo: l’intelletto.
    [...]
    La semplificazione di concetti una volta esoterici ha reso tutto divulgabile, catalogabile, schematizzabile e studiabile allo stesso modo delle altre discipline. La presunzione e l’arroganza dell’uomo occidentale, che crede di sapere già tutto, ha invaso anche il territorio della spiritualità. Ciò che il monaco, così come lo yogi, così come il sadhu, così come il sufi, così come le sacerdotesse cercavano per tutta la vita, e che sapevano di non sapere, e che non osavano pronunciare trova oggi spazio nei discorsi da bar, nei seminari del fine settimana, nei post su Facebook. È tutto chiaro, ogni cosa è illuminata. Non c’è umiltà né estro nel pensiero di aver già trovato tutte le risposte, di aver già dimostrato tutto. E forse questa vanità non è molto diversa dallo scientismo, dal pregiudizio religioso, e in generale dall’atteggiamento di chi pensa di appartenere alla chiesa giusta. «Si accontentano delle domande che danno risposte inutili», chiosava Meyrink. Il cercatore spirituale, invece, non sente mai di essere arrivato, ma si trova sempre in movimento, in viaggio, in costante attenzione. Deve possedere un intento impeccabile, ed essere sempre disposto a imparare. Non interpreterebbe mai la realtà sulla base di una griglia, di una tassonomia. Non ha il successo come meta, né il mondo ordinario come orizzonte.
    [...]
    Per accedere al nous è necessario partire dalla vita ordinaria, ossia dall’eikasia e dalla pistis. Pensare di poter giungere immediatamente alla noesis è arrogante, presuntuoso, ignorante. Ma è esattamente ciò che fa la spiritualità contemporanea, che non si rende conto di chiamare noesis qualcosa che, in realtà, è ancora semplicemente eikasia. Si tratta di percorrere tutte le tappe e poi prepararsi al salto, quello dell’autentica intuizione intellettuale. Pensare di poter partire dall’intuizione intellettuale e di poter trovare in un libro o in un seminario di due giorni il modo per raggiungerla (in dieci mosse, in cinque passi, in due ore, in tre anni) è la suprema illusione del nostro tempo.

    https://shop.tlon.it/prodotto/tu-non-sei-d...aura-gancitano/

    Edited by warmbeer - 21/4/2023, 14:40
  6. .
    Il forum non è "mio", e non "mi diverto"
    Però non posso far finta che tutto sia Dharma.
    E' un mondo libero, credo.
  7. .
    Non si tratta di mettere in ridicolo, però se è una menzogna, è tale.
    Che facciamo, crediamo a quello che ci viene detto, tal quale? :blink:
    Come la metteresti, scusa? Dai non puoi essere serio
    https://it.wikipedia.org/wiki/Astrologia
    CITAZIONE
    L'astrologia (dal greco antico: ἀστρολογία, astrologhía, aster / astròs, «stella», logia, «discorso»[1][2][3]) è un complesso di credenze e tradizioni, secondo cui le posizioni e i movimenti dei corpi celesti rispetto alla Terra influiscono sugli eventi umani collettivi e individuali.[4][5][6]. Una definizione alternativa di astrologia proviene dall'Enciclopedia delle religioni Vallecchi dove è definita come tecnica e dottrina di tipo religioso che attraverso l'identificazione degli astri con intelligenze divine o superiori, stabilisce un rapporto diretto fra azione degli astri e avvenimenti nell'ambiente, nella natura e nella storia umana[7]. Chi pratica l'astrologia si chiama astrologo e la sua divinazione è chiamata oroscopo.

    Poi ripeto una cosa è l'astrologia, un'altra il Dharma. :b:
  8. .
    Senza offesa per nessuno, l'astrologia è sostanzialmente un miraggio, non ha alcuna base, interpreta a fantasia un mero effetto prospettico (davvero pensi che la luce delle stelle per come ci arriva abbia quel tipo di influenza sulla nostra esistenza?)

    Non possiamo fare riferimento al Kalama Sutta e poi berci la qualsiasi.

    Sul Dalai Lama: Non metto in dubbio / metto in discussione la tradizione/scuola a cui fa riferimento, nè i suoi insegnamenti di Dharma
    Sono materia diversa dall'astrologia, che non mi sembra il Buddha abbia mai insegnato.
  9. .
    Ciao Matteo, benvenuto

    Di per sé puoi postare quello che vuoi, quando e come vuoi, nel rispetto del regolamento. Parlaci pure del tuo lavoro, Non ti si chiede niente in cambio, neppure di partecipare.
    L'importante è non cercare solo una vetrina o pubblicità, e devono essere traduzioni inerenti al topic del forum (Buddhismo)
  10. .
    Se si vuole davvero fare del bene al Dharma bisogna affrancarsi da superstizioni e bugie, e smetterla di fare confusione, sostenendo che "siccome è nato in certi luoghi, in certi tempi... E siccome era tradizione che in certi luoghi, in certi tempi... E siccome in certe culture buddhiste viene usato questo e quello ..."
    Non tutto quel che nato in Oriente i luoghi vicini a quelli in cui si è diffuso il Dharma, è Dharma. Non va bene tutto, neanche se è confluito nei secoli in una tradizione, neanche se in quella tradizione vengono riconosciuti quel tot di illuminati.
    Bisogna aiutare a smettere di credere in discipline che se secoli fa potevano essere opinabili ora non hanno più senso di essere propinate (per carità anche in buona fede ... talvolta). La via del Buddha è la via Libera, ed è una via sincera.
    Quando una cosa è falsa va abbandonata, come qualsiasi errore va riconosciuto.
    Occhi aperti e mente attenta, mai fede nelle falsità spacciate per pratiche religiose.
    Lasciamo tutti gli oracoli e indovini alle loro superstizioni, diventiamo adulti, che è ora

    Di articoli in rete ce ne sono a bizzeffe.
    Ne scelgo uno quasi a caso, se non dovesse esaurire le obiezioni di chiunque, basta giocare con un motore di ricerca a caso e si trova altro

    www.cicap.org/n/articolo.php?id=100018
    lo lascio anche in spoiler
    L'inconsistenza scientifica dell'astrologia
    di Margherita Hack

    Anche prima del crollo della fisica aristotelica e dell'immagine tolemaica del mondo, l'astrologia ebbe notevoli oppositori, come documentato da una vasta letteratura. Però, la sostanza delle obiezioni era sempre di natura morale o religiosa. E anche quando si basava sull'esperienza, denunciando le false e contraddittorie previsioni degli astrologi, o si rispondeva che l'astrologo non sapeva il proprio mestiere o, più semplicemente, che se gli insuccessi erano molti, più memorabili erano i casi in cui gli oroscopi s'erano verificati. In realtà, non erano i successi o i fallimenti il criterio adatto a giudicare l'astrologia. Essa si riteneva giustificata al di là di ogni dubbio, dalla visione del mondo dominante e condivisa ovunque quasi da tutti; da una scienza di tipo qualitativo, nonché da un vivere quotidiano che aveva un'idea approssimativa delle distanze e del tempo, scandito più dalle stagioni che dalle ore. In particolare, il mondo veniva distinto in una sfera atemporale e divina, dove anche i pianeti erano dei; ovvero, dotati di particolari caratteristiche e poteri, capaci di influire su una sfera sublunare, luogo di cose pesanti e abitazione di creature mortali e corrotte. Le quali, inoltre, riflettevano nella loro costituzione, una precisa corrispondenza col mondo concepito come un grande animale. Insomma, la classica corrispondenza fra macrocosmo e microcosmo, tanto combattuta da Pico della Mirandola, nella sua celebrazione della dignità e libertà dell'uomo. Così si spiega come fosse possibile credere di leggere nelle stelle il destino degli uomini e delle cose. Stelle, pianeti, Sole e Luna, non erano soltanto indispensabili, per creare un calendario e per orientarsi, ma erano anche temuti: un'eclisse, una cometa facevano spavento dato che non si capiva con precisione né la loro natura, né la loro causa. Quando un pianeta sembrava fermarsi, sostare e tornare indietro nel suo cammino zodiacale, nonostante il carattere ciclico anche di questo fenomeno, esso destava preoccupazione e meraviglia; e, in connessione con altri aspetti del cielo, si interpretava come un segno di avvenimenti buoni o cattivi.

    La rivoluzione copernicana
    In antico, le parole astronomia e astrologia erano intercambiabili. La distinzione si fece via via sempre più netta, quando si prese a distinguere fra lo studio e le previsioni dei fenomeni naturali, compito dell'astronomia propriamente detta, e l'astrologia « giudiziaria »: quella, cioè, che formula giudizi sulle persone e ne predice le sorti e il destino. Questo avvenne verso la fine del 1300. Fu da allora, che, dopo una maturazione di secoli, e per un complesso di ragioni che andavano da quelle filosofiche e religiose alle scientifiche ed economiche, si diffuse una rivoluzione culturale che sconvolse proprio il cielo e la terra. E neppure è un caso, se ebbe per maggiori protagonisti Copernico e Galileo, un prete e un laico: entrambi, credenti sinceri, ma sovvertitori, loro malgrado, di un vecchio ordine e tenaci costruttori di un nuovo, non più dominato da cause occulte e da influenze soprannaturali. Il primo, col mettere il Sole al centro del sistema planetario, rispondeva ad una esigenza semplificatrice, soddisfacendo anche meglio ad un diffuso sentimento platonico che vedeva nel Sole l'immagine di Dio. Il secondo, mentre introduceva un metodo di misura e precisione per leggere la natura come un libro non meno sacro della Bibbia, scopriva col cannocchiale dei mondi insospettati, e quasi una nuova rivelazione divina. E vero che con questo nuovo metodo teorico-sperimentale, e con tali scoperte, si finiva per smantellare un plurisecolare edificio, fondato tanto sul sentimento religioso quanto sul senso comune. E si arrivava a sloggiare il Paradiso e l'Inferno, dove una folla di Angeli, Diavoli e tutti gli uomini avevano (o avrebbero avuto) una loro ben ordinata e definitiva dimora. Ma se questo poteva turbare la coscienza popolare e mettere in difficoltà i teologi e il potere della Chiesa e dei principi, d'altra parte la maniera galileiana e newtoniana di fare scienza si dimostrava non meno razionale di quella precedente, e soprattutto così feconda di risultati, che era impossibile che la vecchia struttura non rovinasse con tutto quel che conteneva, compresa l'astrologia. Come si potevano paragonare le sue discutibili previsioni, con quelle calcolate mediante la teoria della gravitazione? Quale astrologo poteva anticipare, come fece Halley, il ritorno della cometa che porta il suo nome ? Oppure, dalle perturbazioni osservate in alcuni pianeti, dedurre la presenza di altri corpi e scoprirli proprio dove gli astronomi indicavano? Sicché, avvenne che alla giovane classe colta e poi ad una cerchia sempre più numerosa, l'astrologia cominciasse ad apparire quasi come apparve a Casanova quella stagionata amante di occultisti, che era la Marchesa d'Urfé: « Il più seducente seno di Francia, quarant'anni prima ». E proprio come la illusa Marchesa si affidò per rinascere alle magiche birbanterie del veneziano, anche l'astrologia, da quel tempo, ha sempre cercato dei Casanova, subito pronti alle più rimunerative operazioni di restauro. A parte gli scherzi, interpretare la rivoluzione scientifica come una rivolta dei laici e della ragione, contro la religione cosmica, le cause occulte e anche molti aspetti della teologia cristiana, sarebbe dipingere un quadro errato e troppo semplicistico. Ciò non toglie che sia un utile schema per iscrivervi anche la storia dell'astrologia coi suoi trascorsi e ricorsi, nonché i suoi aspetti più contraddittori. Ci sembra che serva a spiegare il motivo per cui, quando predominava un qualche tipo di religione cosmica, l'astrologia veniva considerata (confusa con l'astronomia) la regina delle scienze; mentre si distingueva dall'astronomia e si dimostrava una superstizione, col prevalere di una cultura centrata sull'uomo e il suo modo di teorizzare e esperimentare.
    Ciò non significa, che, per esempio, Einstein, credente in una specie di religione cosmica, lo si possa trasformare in un adepto dell'astrologia, come hanno fatto alcuni astrologi sfacciati. Egli, che si riteneva « un miscredente profondamente religioso », sosteneva che « tutto è determinato, sia per l'insetto quanto per la stella... e che gli esseri umani, i vegetali e le polveri cosmiche, noi tutti danziamo al suono di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un invisibile flautista... ». Però, si affrettava ad aggiungere (se mai ce ne fosse stato bisogno, e come si può riscontrare fra l'altro in un commento a delle lettere di Keplero) che « nemmeno il teorizzare logicomatematico più rigoroso... garantisce per se stesso la-verità; e che la più bella teoria logica non serve a nulla nella scienza naturale, in mancanza di un confronto con l'esperienza ». E se Keplero, benché sapesse che l'astrologia era come una « piccola volpe », seguitava a crederci, significa (prosegue Einstein) che non era riuscito a ucciderla dentro di sé. Ossia, non era riuscito a dominare quel suo difetto di teorizzare a vuoto. Vi riuscirono, non senza tentennamenti e contraddizioni, Newton e Galileo: quest'ultimo, così contrario alle cause occulte, da incorrere nell'errore di disconoscere l'attrazione esercitata dalla Luna, come causa delle maree. Tuttavia, anche loro, furono a volte considerati propensi all'astrologia, perché Galileo fece alcuni oroscopi (con risultati del tutto errati); e Newton, perché si interessò per molto tempo di profetismo biblico e di alchimia, stretta parente dell'astrologia. A questo proposito, si cita, anzi, una presunta replica di Newton all'amico anti-astrologo Halley: « Io ho studiato l'astrologia, Signor Halley, voi no! », riportata dall'astrologo W. Gorn Old (Sepharial) nel suo libro: Astrologia Ebraica. Chiave per lo studio dei Profeti, pubblicato nel 1929. Il curioso è che una frase quasi identica si legge pure nell'ultima edizione (1911) del Testo di Astrologia di Alfred Pearce, ma usata contro Newton « per la sua asserita scoperta della vuotaggine dell'astrologia... Egli (cioè Newton) non l'esamina, perciò non può capirla ». Quel che è certo, è che Newton rifiutava le cause occulte, al contrario sia degli alchimisti che degli astrologi.



    Una risposta per ogni domanda
    Cerchiamo ora di illustrare meglio l'atteggiamento della scienza rispetto all'astrologia . Come si è accennato, gli astrologi non si preoccupavano delle contraddizioni più smaccate. Alla domanda: « Come mai di tre bambini nati nello stesso momento e luogo, con gli stessi segni nelle medesime case e insomma col medesimo oroscopo, uno diventa un poeta, l'altro un commerciante e il terzo un barbone? », rispondevano: « Perché hanno un diverso "seme" (oggi si direbbe "patrimonio genetico"), e un diverso ambiente sociale, climatico e culturale ». Se invece due gemelli nascevano a due o tre ore di intervallo ed erano identici, allora significava che erano stati concepiti in tempi diversi. Ma se due gemelli nascevano appena a mezz'ora l'uno dall'altro, e tuttavia erano diversi di sesso e destino? La risposta era che mezz'ora equivale ad uno spostamento di 7,5 gradi della sfera celeste, e ciò faceva una grande differenza. Analogamente, per quanto concerne la responsabilità personale. Se un assassino si giustificava del delitto commesso affermando d'essere nato sotto un segno fatale, il giudice sosteneva che le stelle « inclinano, ma non necessitano », e lo condannava. La situazione per gli astrologi divenne più seria non appena si rimosse la Terra dal centro e se ne fece un pianeta fra gli altri, in quanto indebolì la credenza che le influenze esterne fossero particolarmente concentrate sul nostro pianeta. Tuttavia, non era una ragione sufficiente, come dimostrava l'attaccamento di Keplero all'astrologia; e nemmeno bastarono le scoperte come le 4 lune di Giove, osservate da Galileo mediante il cannocchiale. Infatti, il fiorentino Francesco Sizzi, astronomo e astrologo, argomentava che siccome « abbiamo nella testa sette finestre narici, orecchi, occhi e bocca) corrispondenti a due pianeti favorevoli e a due sfavorevoli, ai due luminari, e soltanto Mercurio incerto e indifferente...; e che la settimana era costituita da 7 giorni aventi ognuno il nome di un pianeta, e esistendo 7 metalli ecc... tutto crollava se si aggiungevano le 4 lune di Giove. Le quali, d'altronde, essendo invisibili, non potevano avere alcuna influenza sulla Terra, e quindi non esistevano ». Sembrano argomenti da ridere, e in gran parte lo sono. D'altra parte la mistica dei numeri e delle corrispondenze ha le sue profonde radici nella credenza di un universo d'armoniosi rapporti. Mistica che, se fa prendere grosse cantonate anche a filosofi come Hegel allorché si incaponì che non potevano esistere più di 7 pianeti, e per diverse ma non troppo dissimili considerazioni, a scienziati come Eddington e tanti altri, diventa una fonte di corretta ispirazione quando (come abbiamo ricordato parlando di Einstein) viene controllata dall'esperienza. Comunque, la sconfitta dell'astrologia divenne inevitabile col moltiplicarsi dei successi dell'astronomia, il diffondersi del metodo scientifico in tutti i settori della ricerca, e il precisarsi delle relazioni fra filosofia, religione e scienza. Ieri l'astrologia era una notevole fonte di guadagni. Oggi, forse, lo è molto di più e con assai meno rischi, se ricordiamo che un tempo più vicino del nostro alla mitica età dell'oro, tanto amata dagli occultisti, ci si poteva tuttavia rimettere la testa. Come la leggenda dice sia avvenuto ai cinesi Hi e Ho, astrologi alla corte dell'imperatore Schiong-Kong, per aver mancato la previsione di un'eclisse, verificatasi nell'autunno del 2159 a.C. Ma quel che l'astrologia ha perso definitivamente, è il duplice prestigio che aveva: quello d'essere religione e scienza, una dottrina e una pratica. Gli astronomi e gli scienziati nati dalla rivoluzione scientifica, hanno così dovuto abbandonare l'astrologia, e se ci hanno perso in quattrini e sacralità, non c'è dubbio abbiano guadagnato in dignità e conoscenza: che è anche la ragione per cui il numero degli astronomi è assai minore di quello dei loro ex colleghi. Comunque, l'odierna critica dell'astrologia elenca tante obiezioni scientifiche e filosofiche, che pure limitandoci a citarne solo poche, è con la strana sensazione di maramaldeggiare che lo facciamo.



    Qualche obiezione
    Una prima ovvia constatazione è che gli astrologi non sono d'accordo nemmeno sulla definizione stessa d'astrologia, sebbene ci tengano moltissimo a chiamarla scientifica. Ne consegue che non sanno se i loro oroscopi servano a fare previsioni, oppure abbiano un intento più psicologico e meno divinatorio. Se guardiamo ai loro metodi, vediamo che non ne hanno uno solo. Ma anche quando si decidono a scegliere, mettiamo, l'astrologia tropicale invece di quella siderale, fra i loro risultati c'è ugualmente una completa discordanza, peraltro da essi considerata quasi inevitabile e attribuita all'interpretazione. Tanto che, a questo punto, l'astrologia non è più una scienza, ma diventa un'arte; e la discordanza, una discordanza artistica, magari in omaggio all'universale armonia. Passando ai particolari, alcuni riconoscono il fatto che le costellazioni zodiacali in realtà sono 13, e non 12 come nella tradizione classica, mentre altri discutono dell'impiego astrologico degli asteroidi, delle conseguenze della variabilità delle distanze planetarie, o del significato che si deve dare a pianeti quali Urano, Nettuno e Plutone: hanno più effetto su una generazione o sull'individuo? E per quale ragione non hanno dedotto dagli oroscopi l'esistenza di questi medesimi pianeti, o almeno di Urano, che è quasi visibile ad occhio nudo, invece di lasciare questo onore agli astronomi ? Inoltre, sempre a proposito di Urano, che è stato trovato circondato da almeno 7 o 9 anelli, quali nuove influenze attribuirgli? Giove, pure lui anelluto, acquisterà di forza e poteri benefici? E il cattivo Plutone, diventerà birichino, ora che ci si è accorti che è molto più piccolo di quanto si credesse, e intorno gli orbita una luna? Davanti a tutte queste novità, un Sizzi moderno, un astrologo scrupoloso, dovrebbe sentirsi girare la testa più turbinosamente di una stella di neutroni. La verità è che non se ne cura, dato che per lui la scienza è solo un'etichetta da conservare bene appiccicata alla parola astrologia. Del resto, un po' come succede per i segni astrologici, appiccicati a costellazioni che non gli appartengono più. E ciò a causa della famosa « precessione degli equinozi », che non finisce di confondere gli astrologi, i quali parlano della non meno famosa « Età dell'Acquario », ma senza sapere cosa sia, né quando cominci, ne quando avrà termine.



    Un testo farcito di balordaggini
    L'inadeguatezza culturale degli astrologi appare evidente consultando qualche loro testo, come quello firmato da Serena Foglia, presidente del Centro Italiano di Astrologia (CIDA). Di pagina in pagina e quasi di riga in riga, è un susseguirsi di balordaggini, che dimostrano una serena ignoranza o una disarmante presunzione. Certo, non rilevate da quei recensori di comodo, i quali l'hanno incensato senza nemmeno fiatare, davanti a vocaboli (come « disturbanze ») che denunziano la fonte inglese di alcuni paragrafi mal tradotti, mal digeriti e ancor peggio impiegati. Ma questo è nulla. Si confondono elementari nozioni quale la rotazione della Terra intorno al proprio asse, col moto di rivoluzione intorno al Sole; gli equinozi, col perielio e l'afelio; le ore, con i gradi; il tempo siderale, col tempo solare vero; i raggi gamma, con le onde radio; si definisce lo zenit come la perpendicolare al piano dell'eclittica, scambiando quindi l'eclittica con l'orizzonte. E tutto ciò in un libro intitolato L'alfabeto delle stelle! Che ne direste di un tale che da un pulpito o da una cattedra pretendesse di farvi da insegnante o da guida, e poi vi accorgete che confonde i punti cardinali coi membri del Sacro Collegio? Ecco, l'autore in questione, e gli astrologi in generale, fanno qualcosa di simile. Se volete un'immagine, sono come dei tragopogoni o dei tarassaci, quelle piante dette volgarmente anche bugie o soffioni, perché vagano seducenti nell'aria, ma basta un soffio a staccarne i peli e i frutti dal capolino. Insomma, sono artisti del confusionismo, ma se glielo spiattellate, vi sgattaiolano via nei meandri muschiosi della simbologia, o in quelli pisciosi della psicanalisi, tirando in ballo l'immancabile Jung, e fingendo di capire il significato delle sue misteriose sincronicità.
    Un ultimo commento su questo libro, dove, come al solito, ci si appropria indebitamente anche del nome di Eddington. Subito in apertura, se ne cita una frase dove si apprende che il nostro corpo sarebbe composto da circa 1027 atomi, e basterebbero 1028 corpi umani per formare una stella. Si osserverà che è un banale errore di stampa, e che le cifre suddette vanno lette come un 10 con, all'esponente, rispettivamente un 27 e un 28 (cioè un 1 seguito da 27 e 28 zeri). Però noi siamo convinti che sia 10 alla ventinovesima o trentesima volte più probabile, che si tratti di un ulteriore esempio di sapienza alla maniera astrologica. Da un punto di vista filosofico e di metodo, non si rifiuta l'astrologia negando le influenze cosmiche, le interazioni di tutti i corpi dell'Universo. La gravitazione, nonché le radiazioni corpuscolari e elettromagnetiche provenienti dalle stelle, sono un fatto, anche se non sono tutte e sempre rilevabili. Così, per esempio, gli oggetti che ci circondano, questo mobile, questa casa e la stessa partoriente rispetto al neonato, esercitano su quest'ultimo influenze molto più importanti delle posizioni del Sole, della Luna e dei pianeti. Invece, l'astrologia si rifiuta, perché, al contrario della scienza, è vaga nei suoi responsi, e non è « falsificabile », proprio come non è confutabile la classica sentenza dell'oracolo: Ibis redibis non morieris in bello. Anzi, aggiungiamo che l'essenza del metodo scientifico, la fortuna, o per meglio dire il successo della scienza, non consisterebbero neppure nel metodo galileiano-newtoniano, il quale in definitiva crede in una descrizione esauriente e completa del mondo; ma nella possibilità che una teoria venga combattuta e abbattuta, per venire sostituita da una teoria migliore, anch'essa falsificabile, e così via. Cosa impossibile, dice Popper, per teorie come l'astrologia e la psicanalisi; e anche la teoria marxista della storia, trasformata dai seguaci di Marx in una tecnica divinatoria non dissimile da quella astrologica.



    Una difesa contro ancestrali paure
    In questo quadro, appare evidente che la scienza moderna non si accontenta più di una semplice formulazione logica e coerente; non si preoccupa più di ricercare una mitica verità assoluta, né di creare sistemi e « visioni del mondo » come quella astrologica, ma procede caso per caso, benché non rinneghi l'utilità di sistemi e teorizzazioni. Operando così, la scienza diventa sempre meno antropomorfica e più astratta. Ma se l'accusiamo di astrazione, allora significa che preferiamo una qualsiasi pseudo-scienza come l'astrologia, che dietro i termini apparentemente tecnici e presi in prestito dall'astronomia, in realtà maschera dei sogni infantili di carattere animistico e mitologico, e una difesa contro ancestrali paure.
    Eccoci, dunque, arrivati al tema dell'odierna diffusione della astrologia, la quale, secondo le statistiche, conterebbe, soltanto negli Stati Uniti, oltre 30 milioni di credenti; e in tutto il mondo sarebbe la religione più diffusa, sebbene lasci quasi indenni le classi colte, specie quelle di formazione scientifica. Succederà come nel III e II secolo a.C. quando l'antirazionalismo si diffuse irresistibilmente dal basso verso l'alto, e l'astrologia conquistò le classi colte? Secondo noi è impossibile, anche se tutti sentono il bisogno di una religiosità più unificante e comprensiva, e nei cieli ad alcuni sembri di riudire il « brusio degli angeli ». La Marchesa d'Urfé non potrà rinascere; dovrà accontentarsi di belletti e di restauri al silicone, perché nonostante tutto non sono più le stelle a dominare l'uomo, ma è l'uomo che si accinge a entrare nei domini celesti e a fabbricare stelle e pianeti. E allora quale conclusione trarre sull'astrologia ? Risponderemo, anzi ripeteremo, che se fino a Copernico e Galileo era come un astro luminoso che non tramontava mai, dopo la rivoluzione scientifica è esplosa in mille pezzi, e ora ci appare come una di quelle comete che periodicamente visitano la Terra. Sono belle come l'astrologia, ma anche « fatte di niente » come l'astrologia. Sicché, almeno agli occhi della scienza, la gloriosa, millenaria avventura dell'astrologia è terminata in un « disastro »: attributo di derivazione astrologica, dal greco Dys-Astèr = cattiva stella.
  11. .
  12. .
  13. .


    CITAZIONE
    In this video, Dennis Duermeier JDPSN talks about believing in our true selves and having a clear direction in our Zen practice.

    Dennis Duermeier JDPSN began practice with the Kansas Zen Center in 1981. In 2000, he received inka from Zen Master Seung Sahn. In 2004, for personal reasons, he left the Kwan Um School of Zen, and eventually spent several years living in Australia. In 2018, he returned to the United States and to the School. In 2020, under the guidance of Zen Master Bon Hae, his authorization to teach was reaffirmed. He now lives at, and is serving as abbot of Providence Zen Center.

    Nello spoiler: cosa significa l'acronimo JDPSN
    Un Ji Do Poep Sa Nim (JDPSN o "maestro di dharma"; jido beopsa-nim; 지도법사님; 指導法師님) è un individuo autorizzato che ha completato la formazione kōan, ha ricevuto l'inka ed è in grado di guidare un ritiro. Il completamento dell'addestramento kōan è il primo passo per diventare un JDPSN, seguito dalla nomina a ricevere l'inka da parte di un Maestro Zen. Non esiste uno standard per misurare se qualcuno ha completato la formazione kōan e molti studenti che superano tutti i kōan delle "12 Porte" del Kwan Um non vengono nominati per l'inka. L'individuo viene quindi valutato da cinque insegnanti di Dharma, uno dei quali è l'insegnante del candidato e gli altri quattro sono insegnanti di Dharma indipendenti. Il candidato deve dimostrare un'attitudine al compito dell'insegnamento, mostrando l'ampiezza della sua comprensione nella sua condotta quotidiana. Se il candidato viene approvato a ricevere il titolo di JDPSN, si tiene una cerimonia e lo studente si impegna in un vivace combattimento pubblico di Dharma con un certo numero di studenti e insegnanti. Gli vengono poi consegnati un kasa e un keisaku e viene sottoposto a un periodo di formazione per insegnanti.

    https://en.wikipedia.org/wiki/Kwan_Um_School_of_Zen
    A Ji Do Poep Sa Nim (JDPSN or "dharma master"; jido beopsa-nim; 지도법사님; 指導法師님) is an authorized individual that has completed kōan training, having received inka, and is capable of leading a retreat. Completing kōan training is the first step toward becoming a JDPSN, followed by a nomination to receive inka by a Zen Master. There is no standard for measuring whether someone has completed their kōan training and many students who pass all kōans in the Kwan Um "12 Gates" are not nominated for inka. The individual is then assessed by five Dharma teachers, one being the nominating party, and the other four being independent Dharma teachers. The nominee must demonstrate an aptitude for the task of teaching, showing the breadth of their understanding in their daily conduct. Should the nominee be approved to be granted the title of JDPSN, a ceremony is held thereafter and the student engages in lively public Dharma combat with a number of students and teachers. They are then given a kasa and keisaku and undergo a period of teacher training.
  14. .


    CITAZIONE
    In questo video, il maestro zen Wu Kwang parla di come mantenere una mente che "non conosce" e dell'essenza della pratica zen.

    Il Maestro Zen Wu Kwang, (Richard Shrobe), è uno dei primi studenti americani a ricevere la trasmissione dal Maestro Zen Seung Sahn ed è l'insegnante guida del Chogye International Zen Center. Ha ricevuto la trasmissione del dharma il 1 agosto 1993.

    Sito web: https://kwanumzen.org

    se attivate la traduzione automatica in italiano nei sottotitoli il video è assolutamente comprensibile anche per chi non mastica troppo bene l'inglese

    Edited by warmbeer - 13/4/2023, 08:29
  15. .


    CITAZIONE
    Zen River Temple is a small community of resident monastics and long-stay practitioners who practice together in the North of the Netherlands.

    www.youtube.com/@ZenRiverTemple02
4072 replies since 13/7/2009
.