Le anime più forti sorgono dalle ceneri della sofferenza?

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    Non saprei; le difficoltà possono aiutare a crescere, questo è scontato. Anche le difficoltà più dolorose? Se capisco bene cosa hanno detto i maestri spirituali, sì. Usare le avversità non significa che automaticamente un’avversità ti porta del bene, ma che dal quel male potresti anche far sorgere qualcosa di buono. Io spero che abbiano ragione.
     
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    Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.


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    Questo vale sempre per qualsiasi condizione/esperianza (karma?) sfavorevole, favorevole, neutra.
    Che poi alcuni (non tutti) i preti ce lo dicano dal chiostro, in cui (talvolta, non sempre, non è la regola) si affrancano dalla sofferenza dei laici (proprio grazie alla sofferenza dei laici) la dice lunga.

    Lo so sono un "brüsacrist", solo dieci anni fa non la pensavo esattamente così.
     
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    Stiamo attenti quando parliamo di sofferenza:
    perché non è vero che il dolore purifica, redime, rende più buoni, anzi rende irritabili, abbrutisce, e ci induce all’egoismo.
    Il dolore è sempre in-sensato e al dolore insopportabile abbiamo il diritto di dire basta!

    Enzo Bianchi, ex priore di Bose
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 3/5/2021, 21:39) 
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    Stiamo attenti quando parliamo di sofferenza:
    perché non è vero che il dolore purifica, redime, rende più buoni, anzi rende irritabili, abbrutisce, e ci induce all’egoismo.
    Il dolore è sempre in-sensato e al dolore insopportabile abbiamo il diritto di dire basta!

    Enzo Bianchi, ex priore di Bose

    :b:
     
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    Non sono d’accordo con Enzo Bianchi. Dipende da quale dolore... Il senso è attribuito anche dai pensieri associati al dolore.
    Se faccio una maratona e al 30esimo chilometro soffro, non è un dolore insensato perché l’ho scelto io e so che porterà del bene. Ma pensa se uno mi costringesse con la pistola a fare la maratona! Stessa esperienza, ma il dolore diviene insensato...
     
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 6/5/2021, 06:15) 
    Non sono d’accordo con Enzo Bianchi. Dipende da quale dolore... Il senso è attribuito anche dai pensieri associati al dolore.
    Se faccio una maratona e al 30esimo chilometro soffro, non è un dolore insensato perché l’ho scelto io e so che porterà del bene. Ma pensa se uno mi costringesse con la pistola a fare la maratona! Stessa esperienza, ma il dolore diviene insensato...

    Dubito che Bianchi parlasse di un dolore scelto(o che si possa scegliere) o di un mero dolore da maratona..
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 6/5/2021, 06:15) 
    Non sono d’accordo con Enzo Bianchi. Dipende da quale dolore... Il senso è attribuito anche dai pensieri associati al dolore.
    Se faccio una maratona e al 30esimo chilometro soffro, non è un dolore insensato perché l’ho scelto io e so che porterà del bene. Ma pensa se uno mi costringesse con la pistola a fare la maratona! Stessa esperienza, ma il dolore diviene insensato...

    Quello non è dolore, dai.

    Pensa alla malattia di Alzheimer, alla sclerosi multipla, a quelle malattie che ti rendono incapace fisicamente e/o mentalmente delle funzioni più elementari.

    Noi che anche la puntura di una zanzara ci "disturba" mentre sediamo.

    Anche se scegliessi il dolore poi, pur scelta è, non è differente da un'altra azione.
     
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    Io mi occupo di dolore per lavoro: ecco la mia definizione “fenomenologica” (non fisiopatologica) di dolore: https://pensieridiunmedico.blogspot.com/20...dolore.html?m=1
    Bisogna distinguere il dolore dalla sofferenza esistenziale, per la quale vi sono altre definizioni
     
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 6/5/2021, 08:43) 
    Io mi occupo di dolore per lavoro: ecco la mia definizione “fenomenologica” (non fisiopatologica) di dolore:
    Bisogna distinguere il dolore dalla sofferenza esistenziale, per la quale vi sono altre definizioni

    Quello che scrive Bianchi è chiarissimo e concerne l'esperienza esistenziale della sofferenza(certamente non voluta e non sperabile); appare ostico capire cosa c'entri in questo frangente la tua definizione di dolore fisico. :D
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    CITAZIONE (Davide S. C. @ 6/5/2021, 08:43) 
    Io mi occupo di dolore per lavoro: ecco la mia definizione “fenomenologica” (non fisiopatologica) di dolore: https://pensieridiunmedico.blogspot.com/20...dolore.html?m=1
    Bisogna distinguere il dolore dalla sofferenza esistenziale, per la quale vi sono altre definizioni

    Hai scelto un mestiere difficile! Davvero...

    Però son di coccio e un po' tardo.

    Quando stai male, stai male tu, quel che senti è quel che senti, non la definizione che scegli di adottare. Ti importa poco se è questa o quella freccia a ferirti.

    E il dolore esistenziale, se non è noia e insofferenza da bambino viziato, è comunque vissuto dentro ad un aggregato che convenzionalmente definisce il tuo esistere, al pari del dolore fisico.

    Ci sono cause fisiche anche a problemi "mentali", no? Ci sono persone che sperimentano vite più serene assumendo farmaci, senza i cui principi sperimenterebbero malesseri esistenziali tali da renderli inadeguati alla vita.

    Quello che voglio dire è che dipende. Secondo me le definizioni van bene in certi ambiti e per certi scopi, però ci dovremmo come regola generale permettere il lusso di fare il nostro meglio, di non fermarsi a quelle, di rifletterci su caso per caso.
     
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  11. Sukkiri
     
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    Solo una semplice curiosità: perchè proponi la tua definizione in un forum di 4 persone (quando è intasato) e non ai tuoi colleghi medici o alle associazioni accademiche per gli studi in tal materia? Io da medico (non è una critica), mi darei da fare altrove, farei sentire la mia voce in altri luoghi sia fisici che virtuali.

    Non so, ho come la sensazione che tu non accetti ne la definizione di dolore secondo l’IASP ne secondo la visione classica buddhista. E’ una mia impressione lo sottolineo e chiedo scusa, ma vorrei solo capire.

    Infine faccio un pò fatica a capire la tua definizione di dolore stesso (forse perchè sono un pò tonto :) )
     
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    CITAZIONE (warmbeer @ 6/5/2021, 10:24) 
    CITAZIONE (Davide S. C. @ 6/5/2021, 08:43) 
    Io mi occupo di dolore per lavoro: ecco la mia definizione “fenomenologica” (non fisiopatologica) di dolore: https://pensieridiunmedico.blogspot.com/20...dolore.html?m=1
    Bisogna distinguere il dolore dalla sofferenza esistenziale, per la quale vi sono altre definizioni

    Hai scelto un mestiere difficile! Davvero...

    Però son di coccio e un po' tardo.

    Quando stai male, stai male tu, quel che senti è quel che senti, non la definizione che scegli di adottare. Ti importa poco se è questa o quella freccia a ferirti.

    E il dolore esistenziale, se non è noia e insofferenza da bambino viziato, è comunque vissuto dentro ad un aggregato che convenzionalmente definisce il tuo esistere, al pari del dolore fisico.

    Ci sono cause fisiche anche a problemi "mentali", no? Ci sono persone che sperimentano vite più serene assumendo farmaci, senza i cui principi sperimenterebbero malesseri esistenziali tali da renderli inadeguati alla vita.

    Quello che voglio dire è che dipende. Secondo me le definizioni van bene in certi ambiti e per certi scopi, però ci dovremmo come regola generale permettere il lusso di fare il nostro meglio, di non fermarsi a quelle, di rifletterci su caso per caso.

    Guarda, la definizione è solo un punto di partenza per riflettere su una cosa, altrimenti le discussioni non possono partire. Io ho diviso il mondo mentale in “atomi” (nel mio blog è tutto spiegato in modo più chiaro). Due di questi atomi formano la “molecola” dolore: sensazione corporea + pensiero evitante.
    Con i farmaci o con interventi pratici sulla vita lavori sulla prima, con la psicologia (e la meditazione) più (ma non solo) sulla seconda. Secondo me a seconda dei pensieri che sono associati la stessa sensazione può essere vissuta come più o meno sopportabile. Ovviamente non sto parlando di casi estremi...
    Ho anche la definizione della parola “pensiero”:
    “Ciò che pur essendo percepito non è visivo, non è uditivo, non è ricordo visivo, non è ricordo uditivo e non è sensazione corporea”
    Per non tediarvi non riporto la definizione di sensazione corporea

    CITAZIONE (Sukkiri @ 6/5/2021, 10:59) 
    Solo una semplice curiosità: perchè proponi la tua definizione in un forum di 4 persone (quando è intasato) e non ai tuoi colleghi medici o alle associazioni accademiche per gli studi in tal materia? Io da medico (non è una critica), mi darei da fare altrove, farei sentire la mia voce in altri luoghi sia fisici che virtuali.

    Non so, ho come la sensazione che tu non accetti ne la definizione di dolore secondo l’IASP ne secondo la visione classica buddhista. E’ una mia impressione lo sottolineo e chiedo scusa, ma vorrei solo capire.

    Infine faccio un pò fatica a capire la tua definizione di dolore stesso (forse perchè sono un pò tonto :) )

    Sono contento di incontrare un collega!
    Non escludo di presentare le mie conclusioni a qualcuno ma attualmente si tratta di ricerche filosofiche che emergono dall’auto-osservazione: alle riviste mediche interessano poco, alle riviste filosofiche meno ancora (perché non mi riconosco in nessuna filosofia occidentale)...

    La definizione parte dalla mia suddivisione del mondo fenomenico in “atomi mentali” (chiamati atomi perché non possono essere scomposti in fenomeni più semplici: per esempio la visione non può essere scomposta in “cose” che non sono visive)

    http://davidecorvi.blogspot.com/2020/04/gl...ributo.html?m=1

    Il dolore non è un “atomo” ma una “molecola”
    Si tratta delle mie conclusioni osservando il fenomeno dolore “dal di dentro”.
     
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  13. Sukkiri
     
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    Grazie per la risposta, ma c’è stato un misunderstanding: non sono medico.

    Mi rivolgevo a te, nel senso che se io fossi medico... mi darei da fare altrove, non qui.

    Grazie ancora per la risposta.
     
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    Ciò che pur essendo percepito non è visivo, non è uditivo, non è ricordo visivo, non è ricordo uditivo e non è sensazione corporea

    Effettivamente rimane nulla, come fai ad articolare/percepire qualcosa senza passare da un senso o un ricordo? Non abbiamo evidenza di che nascerebbe senza mai alcuno stimolo esterno. O di moti interni.

    CITAZIONE
    la visione non può essere scomposta in “cose” che non sono visive

    Non capisco, senza occhio nervi cervello c'è o no? Cos'è che vede occhio nervi o cervello? L'immaginazione è composta da una visione o no?

    Credo di non riuscire a seguirti affatto, però sono curioso.
     
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    Davide, la definizione che dai del dolore è:

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    Il dolore è una sensazione corporea associata a un pensiero volitivo evitante.

    Bisognerebbe allora dire che pure il prurito rientra nel senso comunemente inteso di "dolore" dato che anche questo è caratterizzato da una sensazione corporea associata ad un pensiero evitante?

    Tu stai semplicemente scambiando una definizione generale riguardante ogni tipo di sensazione fisica spiacevole o fastidiosa con la definizione particolare dedicata al solo dolore.


    Oltretutto Bianchi parlava palesemente del dolore in senso largo. La sofferenza di cui parlava Bianchi non la scegli e non la speri. Trovo un po' fuori luogo proporre una definizione di dolore fisiologico in un contesto in cui si parla palesemente del dolore inteso come esperienza esistenziale della sofferenza. Sarebbe come se davanti ad un uomo che ha perso figlie e moglie in un terremoto e dice di provare un dolore immane, tu arrivassi linkando il tuo blog e cominciassi a parlargli del dolore provocato dall'acido lattico in una maratona :D
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67 replies since 12/4/2021, 19:57   891 views
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