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Non lo so se ho beccato il topic giusto...ma chiedo aiuto qui,da pochi giorni mi sto interessando nel mondo del Buddismo e con la meditazione e musiche riesco a tranquillizzarmi e abbassare il mio stress psicofisico,io ho spesso ""paura"" di dialogare con persone sconosciute e affrontare il mondo esterno,faccio un esempio magari devo andare in un bar e mi faccio mille paranoie del tipo:chi trovo?,cosa succederà? e altre cose. So anche io che non possiamo prevedere il futuro ma queste ""paure"" mi fanno da blocco dove non riesco a superarle e spiegarmi il motivo preciso chissà se qualcuno riesce ad aiutarmi?
Gentili saluti
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Got ignorance?Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.
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Ciao e benvenuto! Se vuoi e se ti è più facile qui puoi parlare nella più tranquilla libertà. In quanto alla tua domanda credo che una risposta corretta ed efficace sia un po' distante dalle capacità e preparazione dei partecipanti... In ogni caso, accomodati! . -
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Grazie per il benvenuto! come posso avere una riposta a questo mio problema? . -
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Come si fa a risponderti, Tom? Parlane con famigliari ed amici, chi ti conosce sa sicuramente darti una mano . -
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Il problema è che non trovo riposta sempre sento dire rilassati e non pensarci ma la situazione rende difficile... riguardo allo stress c'è qualche topic da leggere? . -
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Non credo nello specifico... . -
gloominess.
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Ciao, io sto leggendo un libro che si chiama Quiet, di Susan Cain. Non c’entra niente con il buddhismo, ma forse puoi trovarlo interessante rispetto al problema di cui scrivi. Parla di introversione ed estroversione. Non è un manuale di self-help, aiuta più che altro a capire i motivi per i quali un individuo ha più “paura” di un altro quando si tratta di relazioni sociali. Inoltre spiega molte cose sulla relazione tra la nostra società e l’ideale dell’estroversione (il sottotitolo è: Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare) . -
GiulioNeri.
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Ciao Tom,
innanzi tutto mi presento (sono nuovo in questo forum): mi chiamo Giulio, ho 38 anni e pratico il buddhismo (scuola zen vietnamita) da circa 5 anni; mi sono iscritto qui per poter scambiare qualche idea con altri "amici del Dharma". Ti auguro serenità.
Sull'argomento che hai toccato posso offrirti solo la mia personale opinione secondo la mia (scarsa) conoscenza del Dharma.
Partiamo dal fatto che hai usato il termine "paura", che nel linguaggio buddhista si traduce con "avversione", cioè "non voler assolutamente avere a che fare" o, se preferisci, "voler restare separato, lontano" da qualcosa che si accompagna ad una sensazione spiacevole o dolorosa.
Questo qualcosa è, in termini buddhisti, una rappresentazione sensoriale, banalmente una idea e tu la descrivi come "chi incontrerai e cosa succederà ecc".
Ora, questa "paura", secondo la dottrina buddhista, non è una esperienza unica, ma risulta dall'aggregazione temporanea di 3 elementi diversi. Come abbiamo visto: 1) una idea (chi incontrerai, cosa succederà ecc.); 2. una sensazione (la sensazione spiacevole legata a questa idea); e 3) una volizione (non volere che quella idea accada, volerla allontanare da se).
Per esperienza personale, ti posso dire che, praticando la meditazione di consapevolezza (ad esempio Anapanasati) questa "paura" ti verrà in mente più volte, ma tu - dopo un pò di tempo - non la vedrai più tutta insieme, bensì sarai capace di osservarla distintamente nei suoi 3 elementi disaggregati e allora, proprio in quel momento, la "paura" non ci sarà più. Ti dico questo perché a me è successo con varie "formazioni mentali" (ansia, apprensione ecc.).
Fammi sapere. Un abbraccio.. -
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Ciao Giulio, Benvenuto! . -
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