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Apro una discussione per chi voglia condividere qualche notizia sullo stato attuale della propria pratica spirituale, sia in termini di tipologia di scuola e di tipologia di prassi quotidiana, sia in termini di qualità, sviluppo e risultati della stessa. 
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Got ignorance?Uncertainty is an uncomfortable position. But certainty is an absurd one.
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Zen Soto. Pratica quotidiana per quianto possibile. Mi dicono dalla regia che qualità sviluppo risultato non sono pratica... 
Pippone a parte, mi ha cambiato radicalmente il modo di pensare/vivere.. -
.Zen Soto. Pratica quotidiana per quianto possibile. Mi dicono dalla regia che qualità sviluppo risultato non sono pratica...
Pippone a parte, mi ha cambiato radicalmente il modo di pensare/vivere.
Volevo domandarvi semplicemente che livello ha raggiunto la vostra pratica, qual è la sua qualità e che risultati avete raggiunto.. -
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Dai non prendermi sul serio ... è che nello zen soto la pratica è senza scopo, senza qualità. E non penso interessi a qualcuno se mi siedo in loto completo o birmana. Parlare di qualità nello zazen è un ostacolo alla pratica stessa, che è "solo sedersi". Se poi mi chiedi quanto mi ha cambiato, sono un co...ne più di prima, solo che me ne accorgo. più spesso .. 
CIao Sim!. -
.Se poi mi chiedi quanto mi ha cambiato, sono un co...ne più di prima, solo che me ne accorgo. più spesso ..
Direi che è già un risultato eccezionale! Devo dire che lo zen mi attira molto, ma un po' per impostazione concettuale, un po' per la scarsità di luoghi vicini in cui poter fare pratica seria, finora non ho mai approfondito.. -
Talpo Dhir.
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Ciao Simmaco
la tua è una bella domanda e per niente insolita anzi direi molto frequente, soprattutto all’interno di Sangha laici (parlo in generale delle scuole di buddhismo tibetano) Tutti i maestri che ho incontrato però tendono a sconsigliare questo scambio di esperienze. Le argomentazioni sono veramente tante, dal fraintendimento che può essere derivato dall’incapacità tua di comprendere o sua di spiegarsi o magari di entrambi, alla “standarizzazione” di una pratica cioè credere che tutti debbano avere quella precisa e determinata esperienza o peggio ancora il fossilizzarsi su dei forti preconcetti tipo se succede questo è una buona meditazione se succede quest’altro è pessima, tralasciando le comuni gelosie che si possono creare, oppure i “partitini” del noi la pensiamo così loro cosà e veramente tante altre ancora. Sicuramente abbiamo la stessa meta ma non è detto che condividiamo lo stesso punto di partenza, se vogliamo andare entrambi a Milano se io sono di Trieste farò un determinato percorso se tu sei di Cagliari ne farai un altro pur non coincidendo i percorsi sono entrambi validi, è per questo che un maestro qualificato è veramente di grande aiuto.. -
.Ciao Simmaco
la tua è una bella domanda e per niente insolita anzi direi molto frequente, soprattutto all’interno di Sangha laici (parlo in generale delle scuole di buddhismo tibetano) Tutti i maestri che ho incontrato però tendono a sconsigliare questo scambio di esperienze. Le argomentazioni sono veramente tante, dal fraintendimento che può essere derivato dall’incapacità tua di comprendere o sua di spiegarsi o magari di entrambi, alla “standarizzazione” di una pratica cioè credere che tutti debbano avere quella precisa e determinata esperienza o peggio ancora il fossilizzarsi su dei forti preconcetti tipo se succede questo è una buona meditazione se succede quest’altro è pessima, tralasciando le comuni gelosie che si possono creare, oppure i “partitini” del noi la pensiamo così loro cosà e veramente tante altre ancora. Sicuramente abbiamo la stessa meta ma non è detto che condividiamo lo stesso punto di partenza, se vogliamo andare entrambi a Milano se io sono di Trieste farò un determinato percorso se tu sei di Cagliari ne farai un altro pur non coincidendo i percorsi sono entrambi validi, è per questo che un maestro qualificato è veramente di grande aiuto.
Comprendo il tuo punto di vista.. -
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In questo periodo non sto praticando un fico secco. A parte... no vabbe. . -
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fraintendimento che può essere derivato dall’incapacità tua di comprendere o sua di spiegarsi o magari di entrambi, alla “standarizzazione” di una pratica cioè credere che tutti debbano avere quella precisa e determinata esperienza o peggio ancora il fossilizzarsi su dei forti preconcetti tipo se succede questo è una buona meditazione se succede quest’altro è pessima, tralasciando le comuni gelosie che si possono creare, oppure i “partitini” del noi la pensiamo così loro cosà e veramente tante altre ancora.
Un punto di vista "pratico". Grazie TD!
I partitini sono purtroppo comuni, a prescindrere da tradizione e longevità nella pratica.
Chi non ha sentito criticare la pratica della "altre tradizioni" proprio da parte di quelli "anziani"? E' importante imho mantenere l'apertura e l'umità del principiante.In questo periodo non sto praticando un fico secco. A parte... no vabbe.
Dai che ormai siamo nel periodo della caldarroste, si cambia!
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Buongiorno, ho 57 anni e da circa un anno mi sono avvicinato prima allo yoga e subito dopo alla meditazione. Sicuramente ho iniziato con consigli di chi aveva già esperienza, ma così come tante altre cose della nostra vita credo che il miglior insegnamento possa venire dal confrontarci fra di noi. Seguire un maestro o una scuola vuol dire attenersi solo a quegli insegnamenti, bisogna invece crescere da soli e sbagliare da soli per poi riprendere e continuare a camminare con più consapevolezza. Solo così si potrà costruire un'ossatura solida. Quindi confrontatevi, consigliatevi, ma praticare da soli, siate voi stessi. Namasté . -
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Solo così si potrà costruire un'ossatura solida. Quindi confrontatevi, consigliatevi, ma praticare da soli, siate voi stessi. Namasté
Si e no. Dovrei tacere, perchè ora pratico da solo. Però il sangha è necessario.. -
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È naturale che tu risponda in questo modo e anche necessario. Ognuno di noi ha un'esperienza diversa, come la nostra spiritualità è diversa da altri.
L'importante è meditare, a testa in giù o seduti, all'aperto o in una stanza buia, come ognuno più di aggrada. Praticare più che potete, anche in mezzo agli altri, tutto ciò vi porterà solo gioia.. -
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Visto che Warm è pudico e non parla di ciò che non fa, parlo io che ho meno remore. La presenza di un maestro significa presenza di una tradizione spirituale, antica e soprattutto verificabile e vera. Tramite la sua guida, è possibile avanzare nella conoscenza del metodo e nello sviluppo della coscienza, che è sì attività individuale e che deve essere realizzata da sé, ma che il maestro indirizza "indicando la via". Altrimenti, si finisce per prolungare indefinitamente il proprio percorso, facendo banali errori che un maestro, in virtù della sua esperienza e della conoscenza della tradizione, potrebbe immediatamente correggere.
Mi rendo conto anche che per chi è magari interessato solo alla meditazione samatha, senza voler approfondire il buddhismo, il discorso può risultare in parte diverso. L'autodidassi comunque è l'ultima spiaggia. Faccio un esempio limite: se avessimo dovuto svilupparla da autodidatti, senza saperne nulla, avremmo sviluppato la meditazione nella nostra vita, io e voi? Io, credo proprio di no.. -
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Un altro rischio concreto del praticare da soli è quello dell'autoreferenzialità.
I "tre gioielli" poi sono Buddha, Dharma e Sangha.. -
.Un altro rischio concreto del praticare da soli è quello dell'autoreferenzialità.
I "tre gioielli" poi sono Buddha, Dharma e Sangha.
Concordo..
La vostra pratica |
